Vende la sua Ferrari troppo presto e al doppio del prezzo: ora sono guai
Negli USA il caso Ferrari Purosangue rilancia il tema del flipping: regole, limiti e il contenzioso che divide appassionati e investitori
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Il recente caso che vede protagonista un acquirente texano e la sua Ferrari Purosangue ha acceso i riflettori su un tema tanto delicato quanto attuale nel settore delle supercar di lusso: il confine tra speculazione e diritto di vendita. L’episodio, avvenuto negli Stati Uniti, non è solo una questione commerciale, ma mette in discussione l’etica del flipping e il ruolo delle case automobilistiche nel proteggere l’esclusività dei propri modelli. L’intera vicenda ruota attorno alla violazione di un accordo contrattuale e ai suoi effetti sul mercato, scatenando un acceso dibattito tra appassionati, investitori e addetti ai lavori.
Non ha prestato attenzione al contratto
Tutto ha inizio con la firma dell’Opportunity Agreement, un documento vincolante sottoscritto dal cliente al momento dell’ordine presso una concessionaria di Houston. Tale accordo imponeva un divieto esplicito: la Ferrari Purosangue non poteva essere rivenduta nei primi 18 mesi dall’acquisto, ossia fino a gennaio 2026, a meno che la stessa concessionaria non avesse rifiutato la prelazione per il riacquisto del veicolo al prezzo originale. In caso di violazione, le conseguenze sono chiare e pesanti: il cliente è obbligato a restituire l’intero profitto ottenuto dalla vendita e a farsi carico delle spese legali.
Questa strategia, adottata dalla casa di Maranello, si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge numerosi marchi del segmento lusso. L’obiettivo? Salvaguardare l’immagine del brand e premiare la clientela più fedele, impedendo che le vetture più esclusive diventino semplici strumenti di speculazione. Il fenomeno del flipping, infatti, è sempre più diffuso non solo nel mondo dell’automotive, ma anche in altri settori del lusso. Nel caso specifico della Ferrari Purosangue, il potenziale guadagno è impressionante: a fronte di un prezzo di listino di 429.000 dollari, il valore dell’auto sul mercato dell’usato può superare agilmente i 700.000 dollari, generando margini di profitto che si avvicinano ai 300.000 dollari per singola transazione.
Unica in tutto
Ma perché la Ferrari Purosangue è diventata così ambita? La risposta sta nella sua unicità. Si tratta del primo SUV a cinque porte prodotto dal Cavallino Rampante, con una produzione limitata tra 2.200 e 3.000 esemplari, tutti già prenotati fino al 2026. A rafforzare l’aura di esclusività, il modello ha recentemente ricevuto il prestigioso Compasso d’Oro 2024, riconoscimento che ne certifica il valore non solo tecnico ma anche estetico e innovativo. In questo scenario, la domanda supera di gran lunga l’offerta, rendendo ogni singolo esemplare un vero e proprio oggetto del desiderio, inaccessibile ai più e, proprio per questo, particolarmente appetibile per chi mira a realizzare profitti tramite la rivendita rapida.
Sul piano tecnico, la Ferrari Purosangue non delude le aspettative. Sotto il cofano pulsa un motore V12 aspirato da 725 CV, derivato direttamente dalla 812 Superfast. Le prestazioni sono da capogiro: accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 3,3 secondi e una velocità massima che raggiunge i 310 km/h. Caratteristiche che, oltre a soddisfare gli appassionati di guida sportiva, giustificano l’interesse di chi vede in questo modello una sicura fonte di guadagno nel breve termine.
Un caso che crea allarme
Il caso sollevato negli Stati Uniti mette in luce una frattura profonda tra due visioni contrapposte: da un lato chi sostiene la linea dura delle case automobilistiche, impegnate a tutelare la propria esclusività e il valore del marchio; dall’altro, chi difende la libertà individuale di disporre liberamente dei propri beni, senza vincoli imposti da accordi considerati troppo restrittivi. La questione, ora oggetto di contenzioso legale, pone interrogativi fondamentali sull’equilibrio tra la tutela dei marchi di lusso e i diritti degli acquirenti, un tema destinato a rimanere centrale nel dibattito sull’evoluzione del mercato delle auto di alta gamma.
Nel frattempo, il caso della Ferrari Purosangue continua a far discutere, offrendo uno spaccato sulle dinamiche di un settore in cui il valore di un’auto non si misura solo in cavalli e prestazioni, ma anche nella capacità di mantenere intatta l’aura di esclusività e desiderabilità. Un equilibrio sottile, messo alla prova da pratiche speculative e strategie di protezione sempre più sofisticate, che ridefiniscono i confini tra passione, investimento e diritto di proprietà.
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