Che fine hanno fatto le auto a metano? L'inesorabile declino

Dall'aumento dei prezzi al taglio della produzione da Fiat e Volkswagen: come la crisi energetica e le politiche europee hanno marginalizzato le auto a metano

Che fine hanno fatto le auto a metano? L'inesorabile declino
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Giorgio Colari
Pubblicato il 31 ott 2025

C’era un tempo in cui il metano veniva salutato come la soluzione ideale per una mobilità più pulita ed economica. Oggi, invece, il panorama è radicalmente cambiato: la parabola discendente delle auto a metano in Italia rappresenta uno dei casi più emblematici di come l’evoluzione tecnologica, le scelte strategiche delle case automobilistiche e le politiche europee possano determinare il destino di un intero segmento di mercato. Da promessa di sostenibilità a comparto in via d’estinzione, la storia del metano auto ci offre spunti di riflessione sul futuro della mobilità e sulle sue molteplici sfaccettature.

Il crollo delle auto a metano non è frutto di un singolo evento, ma il risultato di una serie di concause che hanno eroso progressivamente l’appeal di questa tecnologia. In primo luogo, il fattore economico ha avuto un impatto devastante: basti pensare che i prezzi metano sono passati da circa 0,98 €/kg nell’ottobre 2020 a oltre 2,07 €/kg a gennaio 2023, per poi stabilizzarsi intorno a 1,40 €/kg nel biennio 2024-2025. Questo rincaro ha compromesso il principale vantaggio competitivo del metano, ovvero la convenienza economica rispetto ai carburanti tradizionali e alle alternative più recenti.

Una crisi senza fine

Ma la crisi del metano auto non si esaurisce nei soli numeri: la trasformazione del settore è stata guidata anche da scelte strategiche dei grandi gruppi automobilistici. Marchi storici come Fiat, Volkswagen e Skoda, che avevano investito in modo significativo nello sviluppo di modelli alimentati a metano, hanno progressivamente abbandonato questo segmento. Le linee produttive sono state riconvertite per dare spazio a veicoli elettrici e ibridi plug-in, in linea con le sempre più stringenti normative europee sulla riduzione delle emissioni di CO2 e con gli incentivi governativi orientati verso la mobilità a zero emissioni.

La riorganizzazione industriale ha avuto effetti diretti anche sulla rete distributiva: molte stazioni di rifornimento hanno chiuso i battenti, dando vita a un circolo vizioso che ha ulteriormente penalizzato i possessori di auto a metano. Meno punti vendita significano meno comodità e maggiore incertezza per gli automobilisti, che si sono visti costretti a rivalutare le proprie scelte di mobilità. Il risultato è stato un crollo della domanda, che ha portato a sua volta a una ulteriore contrazione dell’offerta di carburante.

In questo contesto di crisi, il GPL ha dimostrato una sorprendente resilienza. La sua rete di distribuzione rimane più capillare e i costi di conversione per i veicoli sono ancora accessibili, fattori che hanno permesso a questa tecnologia di mantenere una certa quota di mercato anche di fronte alla crescente popolarità delle auto elettriche. Tuttavia, sia GPL che metano risultano oggi penalizzati dalle politiche di decarbonizzazione, che premiano in modo deciso l’elettrificazione del parco auto circolante.

Una nota di speranza c’è

Nonostante il declino delle auto a metano nel trasporto privato, una nota di speranza arriva dal settore del biometano. Questo gas, prodotto da fonti rinnovabili come scarti agricoli e rifiuti organici, potrebbe rappresentare una soluzione interessante soprattutto per il trasporto pesante e per le applicazioni industriali, dove l’elettrificazione presenta ancora limiti tecnici ed economici significativi. Tuttavia, per quanto riguarda le autovetture private, il ruolo del biometano resta marginale, a causa delle attuali limitazioni produttive e logistiche che ne impediscono una diffusione su larga scala.

Gli analisti del settore sono concordi: il futuro del metano nel trasporto passeggeri appare segnato. Un insieme di fattori sfavorevoli – dall’aumento dei prezzi metano all’abbandono da parte di marchi storici come Fiat e Volkswagen, passando per la contrazione della rete di distribuzione e la pressione delle normative ambientali – ha trasformato quello che sembrava un binomio destinato a durare in un capitolo quasi concluso della storia dell’automobile in Italia. La mobilità sostenibile, oggi, guarda altrove: l’elettrico e le nuove tecnologie sono i protagonisti di una rivoluzione che, nel giro di pochi anni, ha riscritto le regole del mercato e le prospettive di milioni di automobilisti.

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