La previsione di Jeremy Clarkson sulle auto cinesi si è avverata

La trasformazione delle auto cinesi: da imitazioni a leader globali nell'elettrico. BYD, Geely e Chery guidano l'espansione, ma il settore affronta sovracapacità e concorrenza

La previsione di Jeremy Clarkson sulle auto cinesi si è avverata
G C
Giorgio Colari
Pubblicato il 31 ott 2025

Negli ultimi anni, il panorama dell’industria automobilistica globale ha assistito a una trasformazione radicale: la Cina, una volta considerata la “copia economica” del settore, si è affermata come vero protagonista. La profezia lanciata da Jeremy Clarkson e James May nel 2011, allora giudicata quasi visionaria, è oggi una realtà tangibile. La Cina ha saputo abbandonare il ruolo di semplice imitatore per imporsi come leader, rivoluzionando dinamiche, strategie e gerarchie nel mondo delle quattro ruote.

Da imitatori a trend setter: l’ascesa delle auto cinesi

Il percorso delle auto cinesi è stato tanto rapido quanto sorprendente. Brand come BYD, Geely e Chery hanno conquistato il mercato internazionale grazie a una crescita esponenziale, sostenuta da una base domestica in continua espansione. Basti pensare che il parco circolante cinese è passato da appena un milione di veicoli nel 1977 a 51 milioni nel 2008, fino a raggiungere 85 milioni nel 2011. Le stime attuali prevedono che entro il 2025 la Cina toccherà i 350 milioni di veicoli, offrendo così alle aziende nazionali una piattaforma solida su cui costruire il proprio successo.

La rivoluzione dei veicoli elettrici: un primato cinese

Il vero salto di qualità è arrivato grazie ai veicoli elettrici. Mentre le case automobilistiche occidentali si muovevano con cautela, le aziende cinesi hanno puntato tutto su batterie, catene di fornitura e sviluppo tecnologico. Oggi la Cina domina la produzione mondiale di EV e ibridi plug-in, diventando un punto di riferimento per l’innovazione sostenibile e la mobilità del futuro.

Dalla replica all’innovazione: la svolta di BYD, Geely e Chery

Il passaggio da semplici repliche a prodotti originali e competitivi è stato possibile anche grazie all’ingresso di talenti europei. Marchi come BYD, Geely e Chery hanno assunto designer e ingegneri provenienti da realtà come Lamborghini e Audi, aprendo centri di ricerca e sviluppo nel Vecchio Continente. Questo processo ha innalzato gli standard qualitativi delle auto cinesi sotto ogni aspetto: estetica, ergonomia e sicurezza sono ora pienamente all’altezza dei più noti brand occidentali.

Le infrastrutture come leva strategica

Oltre alla produzione di veicoli, la Cina ha investito in modo massiccio nello sviluppo delle proprie infrastrutture. La rete stradale nazionale, già descritta da Jeremy Clarkson come sufficiente a coprire più volte le isole britanniche, è oggi un elemento chiave per la diffusione capillare di punti di ricarica per i veicoli elettrici. Questa sinergia tra industria e logistica ha reso possibile una crescita armonica e sostenibile del settore.

Luci e ombre di una crescita travolgente: il rischio overcapacity

Tuttavia, la rapida espansione ha portato anche a sfide complesse. Sul mercato interno cinese emergono segnali di overcapacity: la produzione supera la domanda, generando una concorrenza feroce che comprime i margini di profitto. Persino giganti come BYD hanno dovuto fare i conti con cali nelle vendite, portando a consolidamenti e strategie di riposizionamento. All’estero, invece, la presenza aggressiva dei marchi cinesi genera reazioni contrastanti: da un lato permane lo scetticismo sulla qualità e l’assistenza post-vendita, dall’altro cresce la preoccupazione per la velocità con cui la tecnologia cinese si diffonde e si perfeziona.

Il futuro dell’automotive parla cinese?

Le prospettive sono chiare: i marchi cinesi, tra cui Geely e Chery, stanno accelerando l’internazionalizzazione, espandendosi in Europa, Africa e Sudamerica. La verticalizzazione della filiera produttiva, che va dalla produzione delle celle fino all’assemblaggio delle vetture, promette di ridefinire gli equilibri mondiali. Di fronte a questa nuova realtà, l’industria occidentale si sta riorganizzando, puntando su partnership, acquisizioni e investimenti in ricerca e sviluppo per rispondere alla sfida.

Quella che nel 2011 sembrava una provocazione di Jeremy Clarkson e May è oggi una certezza: la Cina non solo produce più auto, ma detta le regole del gioco, stabilendo tendenze e competenze nell’industria automobilistica globale. Per i consumatori, questo si traduce in una maggiore scelta, prezzi più competitivi e tecnologie sempre più avanzate, mentre per i costruttori occidentali rappresenta una sfida senza precedenti che richiede innovazione, adattamento e visione strategica.

Se vuoi aggiornamenti su Curiosità inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.

Ti potrebbe interessare: