Porsche, tonfo roboante in Borsa: pesano le stime sui tagli

Porsche frena sull'elettrico: revisione dei margini 2025 e perdita per Volkswagen. Azioni in calo, analisti divisi; la Cina e i dazi USA al centro delle preoccupazioni

Porsche, tonfo roboante in Borsa: pesano le stime sui tagli
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Giorgio Colari
Pubblicato il 23 set 2025

Il settore automobilistico europeo è scosso da un’ondata di incertezza, innescata dalla recente decisione di Porsche di rallentare la propria strategia sulla mobilità elettrico. Questo cambio di rotta, accompagnato da una drastica revisione delle previsioni 2025, ha avuto un impatto immediato sia sulle performance finanziarie del gruppo sia sulle quotazioni in Borsa, con effetti a catena che coinvolgono anche altri grandi player dell’industria automobilistica.

Il colosso tedesco ha comunicato una significativa revisione al ribasso delle proprie aspettative finanziarie per il prossimo anno. Il margine operativo, che rappresenta un indicatore chiave della redditività aziendale, è ora stimato a un massimo del 2%, ben al di sotto della precedente forchetta compresa tra il 5% e il 7%. A questa contrazione si accompagna anche un ridimensionamento dell’EBITDA Automotive, ora previsto tra il 10,5% e il 12,5%, contro il 14,5%-16,5% stimato in precedenza. Resta invece sostanzialmente stabile la previsione sui ricavi, che dovrebbero attestarsi tra i 37 e i 38 miliardi di euro, a testimonianza di una domanda che, pur restando significativa, non basta a compensare la riduzione dei margini.

La scelta di posticipare il lancio di nuovi modelli elettrico ha avuto ripercussioni dirette anche su Volkswagen, che detiene il 74,5% del capitale di Porsche. Il gruppo di Wolfsburg ha annunciato una svalutazione da 5,1 miliardi di euro, collegata proprio alla revisione della strategia produttiva del marchio sportivo, e ha abbassato il proprio obiettivo di margine operativo al 2-3%, rispetto al precedente 4-5%. Questa perdita ha messo sotto pressione i piani finanziari di Volkswagen, già impegnata su più fronti nello sviluppo della propria gamma elettrico.

Reazione dei mercati

La reazione dei mercati non si è fatta attendere: le azioni Porsche hanno subito un brusco calo, seguito a ruota dai titoli di altri produttori europei come BMW, Mercedes-Benz, Stellantis e Volvo Car, anche se con intensità diverse. In questo scenario di volatilità, Renault si è distinta per una maggiore resilienza, dimostrando come la percezione degli investitori possa variare sensibilmente tra i diversi marchi.

Gli analisti del settore individuano molteplici fattori alla base della decisione di Porsche. Tra questi spiccano la crescente pressione competitiva, la saturazione di alcuni segmenti di mercato e le tensioni commerciali a livello globale. Un elemento determinante è la debolezza del mercato della Cina, da sempre considerato fondamentale per i produttori di auto premium, che oggi mostra segnali di rallentamento proprio nei segmenti a più alto valore aggiunto. Non va poi sottovalutato l’impatto dei dazi USA, che hanno complicato le strategie di espansione dei costruttori europei nel mercato nordamericano, rendendo ancora più incerta la pianificazione industriale e commerciale.

Opinioni variegate

Sul fronte delle valutazioni, le opinioni degli analisti sono variegate. Jefferies, ad esempio, suggerisce che questa possa essere l’ultima revisione al ribasso, pur esprimendo preoccupazione per il ciclo produttivo e la percezione del brand. UBS mantiene una posizione neutrale, fissando un target price a 45 euro e sottolineando come Porsche resti ancora sopravvalutata rispetto a Mercedes e BMW. Deutsche Bank, invece, pur abbassando il prezzo obiettivo da 55 a 50 euro, conferma la raccomandazione d’acquisto, segno che la fiducia nelle potenzialità di lungo termine del marchio non è venuta meno.

Dal punto di vista strategico, la scelta di Porsche appare orientata a bilanciare gli investimenti massicci nelle piattaforme elettrico con una domanda inferiore alle aspettative. Rallentando i lanci, l’azienda mira a ottimizzare i margine operativo nel breve periodo, ma corre il rischio di perdere terreno rispetto ai concorrenti più dinamici nella transizione verso l’auto a batteria. Allo stesso tempo, la contrazione dell’offerta potrebbe favorire altri produttori nel segmento delle auto di lusso elettrico, contribuendo a ridisegnare gli equilibri competitivi.

Il ruolo cinese

Il ruolo della Cina resta centrale: essendo il mercato più avanzato nella transizione elettrico, la risposta dei consumatori cinesi sarà determinante per il successo globale dei brand europei. In un contesto segnato da investimenti ingenti, volatilità della domanda e incertezze geopolitiche legate ai dazi USA, le strategie delle case automobilistiche sono destinate a restare sotto la lente di ingrandimento di analisti e investitori.

In definitiva, la vicenda Porsche mette in luce tutte le complessità della transizione verso la mobilità elettrico. Tra necessità di adattare la produzione, proteggere i margine operativo e rispondere alle sfide di mercati chiave come la Cina, le previsioni 2025 per il settore automobilistico europeo restano più incerte che mai. Il prossimo anno sarà decisivo per capire se il rallentamento imposto da Porsche rappresenterà un’occasione di rilancio o l’inizio di una fase di maggiore difficoltà per l’intero comparto.

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