Fim Cisl pressa Stellantis: "Serve subito un nuovo piano industriale per l'Italia"

La Fim Cisl sollecita Stellantis a rivedere il piano industriale: allarme su Melfi, Cassino, Pomigliano e Termoli. Sindacato chiede garanzie e confronto

Fim Cisl pressa Stellantis: "Serve subito un nuovo piano industriale per l'Italia"
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Giorgio Colari
Pubblicato il 22 set 2025

La tensione tra il sindacato e i vertici aziendali di Stellantis ha raggiunto livelli senza precedenti, alimentando un acceso dibattito sul futuro del comparto automotive in Italia. Le richieste avanzate dalla Fim Cisl, guidata dal segretario generale Ferdinando Uliano, puntano il dito contro le attuali strategie industriali del gruppo, considerate ormai inadeguate rispetto alla complessa situazione degli stabilimenti italiani. In questo scenario di forte incertezza, la richiesta di un aggiornamento urgente del piano industriale diventa un imperativo categorico, a tutela dell’occupazione e della competitività del sistema produttivo nazionale.

Melfi sta sprofondando

Durante il recente Consiglio generale regionale svoltosi a Potenza, Uliano ha tracciato un quadro a tinte fosche, evidenziando criticità che investono l’intera filiera. Il caso più emblematico resta quello di Melfi, dove la produzione nei primi sei mesi del 2025 si è attestata a sole 19.000 vetture, un dato che appare impietoso se confrontato con le 150.000 unità annue raggiunte nei periodi di massima efficienza. Questa contrazione produttiva si riflette direttamente sulla forza lavoro, che è passata da 7.000 a circa 4.600 addetti, generando un effetto domino negativo anche sull’indotto e sull’economia locale.

Le istanze della Fim Cisl non si esauriscono a Melfi. L’attenzione del sindacato si estende anche agli altri poli produttivi del gruppo, in particolare Cassino e Pomigliano d’Arco, per i quali si chiedono garanzie chiare sui volumi produttivi futuri. Per quanto riguarda Termoli, invece, la richiesta si concentra sulla necessità di definire una strategia solida e credibile per la produzione di batterie, elemento considerato imprescindibile per la sostenibilità a lungo termine dell’intero comparto industriale italiano.

Compass come ancora di salvezza

In questo contesto, il lancio della nuova Jeep Compass — sia nella versione ibrida che in quella elettrica — assume un ruolo strategico per il rilancio dello stabilimento lucano. La speranza è che questo nuovo modello possa rappresentare una leva per riportare Melfi a essere un centro produttivo capace di garantire non solo occupazione diretta, ma anche un impatto positivo sull’indotto e sull’intero tessuto economico della zona. Uliano ha sottolineato con forza come sia fondamentale restituire a Melfi il ruolo di stabilimento trainante, capace di sostenere la filiera automotive nazionale.

Il sindacato, però, non si limita a rivolgere le proprie richieste ai vertici di Stellantis. Un appello diretto è stato lanciato anche alla Regione Basilicata e al Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), chiamati a intervenire con azioni concrete a sostegno delle realtà produttive strategiche per il Paese. L’obiettivo dichiarato è quello di attivare un tavolo di confronto istituzionale in grado di mettere in campo soluzioni efficaci per la salvaguardia degli stabilimenti italiani e per la tutela dell’occupazione.

Le relazioni industriali

Sul fronte delle relazioni industriali, la situazione si presenta altrettanto complessa. Mentre con Stellantis la trattativa per il rinnovo del contratto aziendale può considerarsi chiusa, resta ancora aperto il confronto con Federmeccanica per il rinnovo del contratto metalmeccanici. La Fim Cisl punta a chiudere le trattative entro il 2025, con l’obiettivo di garantire migliori condizioni lavorative e una maggiore stabilità per tutti i lavoratori del settore.

Le prossime settimane si preannunciano decisive per il futuro degli stabilimenti italiani di Stellantis. La risposta del gruppo automobilistico e delle istituzioni sarà determinante per capire se le richieste della Fim Cisl troveranno ascolto e se sarà possibile invertire la rotta rispetto a una crisi che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’intero comparto industriale nazionale. In gioco non c’è solo il destino di Melfi, ma la tenuta e la competitività dell’intero sistema produttivo italiano, sempre più al centro di sfide globali e trasformazioni epocali.

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