Auto cinesi entrano in Ue con omologazione individuale: il problema

Inchiesta: la procedura di omologazione individuale consente l'ingresso di auto cinesi non controllate in UE, creando rischi per sicurezza, emissioni e concorrenza

Auto cinesi entrano in Ue con omologazione individuale: il problema
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Giorgio Colari
Pubblicato il 29 dic 2025

Un nuovo allarme scuote il settore automobilistico europeo: una falla normativa sta permettendo a numerose auto cinesi di accedere al mercato dell’Unione senza sottoporsi ai rigorosi controlli previsti per i veicoli di serie. L’inchiesta giornalistica che ha portato alla luce questa pratica ha evidenziato come piccoli costruttori, spesso sconosciuti, riescano a far immatricolare le proprie vetture come “pezzi unici” grazie alla procedura di omologazione individuale (nota anche come IVA), aggirando di fatto i test europei su sicurezza, emissioni e CO₂. A rendere ancora più preoccupante la situazione, il fatto che i dazi antidumping applicati ai veicoli elettrici non si estendano ai modelli endotermici e ibridi, favorendo così un vero e proprio vuoto normativo e incentivando una concorrenza sleale che rischia di destabilizzare l’intero comparto.

Come agiscono gli importatori

Il meccanismo sfruttato dagli importatori si basa su una strategia relativamente semplice ma efficace: società di intermediazione, con sede in paesi come Germania, Polonia o Repubblica Ceca, avviano la procedura di omologazione individuale per singoli esemplari di auto, approfittando di una normativa pensata originariamente per prototipi o veicoli speciali. Questa procedura, meno stringente rispetto all’omologazione comunitaria standard, consente ai modelli mai sottoposti ai test europei di accedere al mercato continentale come eccezioni alla regola.

A beneficiare di questa falla sono soprattutto le compatte con motorizzazioni endotermiche o ibride, dotate di propulsori a benzina da 1.500 cc, prodotte da marchi cinesi minori e privi di una rete di assistenza ufficiale. Questi veicoli arrivano senza garanzie e senza la disponibilità di ricambi certificati, rappresentando a tutti gli effetti dei veicoli clandestini che circolano sulle strade europee senza le necessarie tutele per gli utenti.

Le reazioni dei costruttori

La reazione dei grandi costruttori non si è fatta attendere: sia le case automobilistiche europee sia i principali gruppi cinesi ormai ben radicati nel Vecchio Continente — come BYD, Geely, Chery e MG — hanno denunciato una situazione di concorrenza sleale. Questi marchi, infatti, sostengono investimenti ingenti per adeguarsi a normative sempre più severe in tema di sicurezza attiva e passiva, di emissioni e per garantire un’infrastruttura post-vendita solida, mentre i nuovi arrivati riescono a bypassare ogni vincolo grazie alla IVA.

Per i consumatori, i rischi sono tutt’altro che teorici. Chi acquista un’auto importata attraverso la procedura di omologazione individuale si espone alla possibilità di restare senza supporto tecnico, di non trovare i pezzi di ricambio necessari e, soprattutto, di non avere la certezza che il veicolo rispetti pienamente gli standard europei di sicurezza e emissioni. In pratica, si rischia di acquistare un’auto che, pur essendo formalmente in regola dal punto di vista burocratico, potrebbe non offrire le stesse garanzie di affidabilità e tutela di un modello regolarmente omologato.

Le istituzioni europee colpevoli

Le istituzioni europee sono consapevoli della criticità e hanno annunciato un rafforzamento dei controlli e l’introduzione di possibili sanzioni. Tuttavia, la natura transfrontaliera degli operatori coinvolti e la complessità delle normative rallentano notevolmente la risposta delle autorità. Gli esperti del settore sollecitano una maggiore armonizzazione tra gli Stati membri, limiti più stringenti all’utilizzo della IVA per le automobili di serie, la tracciabilità obbligatoria degli importatori e controlli periodici sui veicoli già circolanti, al fine di prevenire ulteriori distorsioni del mercato.

Nel frattempo, le associazioni dei consumatori invitano chiunque stia valutando l’acquisto di un’auto d’importazione a prestare la massima attenzione: è fondamentale verificare la provenienza del veicolo, controllare accuratamente lo storico delle immatricolazioni e preferire sempre marchi con una presenza ufficiale e consolidata in Europa. Solo così si può ridurre il rischio di incappare in spiacevoli sorprese e tutelare il proprio investimento.

La questione su come chiudere questa pericolosa falla resta ora nelle mani di Bruxelles e dei singoli Stati membri, chiamati a trovare una soluzione efficace che tuteli sia il mercato sia la sicurezza degli automobilisti europei.

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