La Cina risponde all'Ue, strangolando i marchi premium: nuovi dazi

La Cina abbassa la soglia della tassa sulle auto elettriche di lusso europee: crollano le vendite di BMW, Mercedes e Porsche. Le strategie dei costruttori

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 3 set 2025
La Cina risponde all'Ue, strangolando i marchi premium: nuovi dazi

La tensione tra Europa e Cina nel settore automobilistico si è trasformata in una vera e propria guerra commerciale, con ripercussioni immediate e profonde sul mercato delle auto importate di lusso. La risposta di Pechino alle restrizioni europee sulle auto elettriche è arrivata in tempi rapidissimi, con una mossa che ha colpito il cuore dei marchi premium europei. A partire dallo scorso mese, la tassa Cina sulle vetture di alta gamma ha subito una modifica significativa: la soglia per l’applicazione delle imposte doganali è stata abbassata da 1,3 milioni di yuan (circa 155.000 euro) a 900.000 yuan (105.000 euro), coinvolgendo così un numero molto più ampio di modelli.

Questa decisione strategica da parte del governo cinese appare come una risposta mirata e ben calibrata: la maggior parte dei costruttori locali, ad eccezione di pochi come Hongqi, non opera in questa fascia di prezzo, mentre i grandi nomi europei come Porsche, BMW e Mercedes dominano il segmento delle auto di lusso. Il messaggio di Pechino è chiaro: la guerra commerciale si fa sentire direttamente sui brand che più rappresentano l’eccellenza europea.

Gli effetti non si fanno attendere

Gli effetti di questa nuova politica non si sono fatti attendere. Secondo i dati più recenti, a luglio le auto importate in Cina hanno registrato un calo complessivo del 18%. A soffrire maggiormente sono stati proprio i marchi tedeschi: Mercedes ha visto le sue vendite ridursi del 22%, mentre BMW ha subito una contrazione ancora più drastica, con un crollo del 34%. Anche Porsche non è rimasta indenne, trovandosi costretta a rivedere le proprie strategie commerciali per far fronte all’aumento dei prezzi e al calo della domanda.

Questa situazione ha messo i produttori europei davanti a un bivio. Per restare competitivi e continuare a presidiare un mercato fondamentale come quello cinese, stanno adottando nuove contromisure. In particolare, BMW ha annunciato lo spostamento della produzione della nuova iX3, la sua auto elettrica di punta, direttamente in Cina. Una scelta dettata più dalla necessità che da una reale volontà strategica, ma che testimonia quanto sia cambiato il contesto globale. Sulla stessa linea si sta muovendo anche il gruppo Volkswagen, che può contare su una partnership consolidata con Audi China per produrre localmente e aggirare così le nuove barriere doganali.

Il paradossa evocativo

Questa tendenza, tuttavia, genera un paradosso significativo: i marchi europei, da sempre sinonimo di esclusività e qualità grazie al prestigio del Made in Germany, rischiano di perdere proprio quell’aura di unicità che li ha resi famosi in tutto il mondo. Trasferire la produzione in Cina significa, infatti, rinunciare in parte a quel valore aggiunto legato alla manifattura europea, che per molti clienti rappresenta un elemento imprescindibile nella scelta di un’auto di lusso.

Nel frattempo, l’escalation di misure protezionistiche rischia di aggravare ulteriormente la guerra commerciale tra i due blocchi economici. Da un lato, i consumatori cinesi si trovano di fronte a prezzi sempre più elevati per le auto importate europee, con una conseguente diminuzione dell’accessibilità ai modelli più esclusivi. Dall’altro, i produttori del Vecchio Continente sono costretti a ripensare radicalmente le proprie strategie di produzione e distribuzione, con l’obiettivo di mantenere la propria presenza in un mercato asiatico che rappresenta una fetta fondamentale del loro fatturato globale.

Situazione in evoluzione

La situazione resta in continua evoluzione e non si intravedono soluzioni semplici all’orizzonte. La scelta della Cina di abbassare la soglia della tassa Cina sulle auto di lusso si inserisce in un contesto di crescente rivalità tecnologica e industriale, dove le auto elettriche rappresentano uno dei terreni di scontro più accesi. I marchi premium europei sono chiamati a rispondere con flessibilità e innovazione, ma dovranno anche fare i conti con una perdita potenziale di identità e con la necessità di ridefinire il proprio posizionamento nel mondo.

In definitiva, la guerra commerciale tra Europa e Cina sulle auto di lusso rischia di trasformarsi in una battaglia senza vincitori, dove a pagare il prezzo più alto potrebbero essere proprio i consumatori e i marchi che, fino a ieri, erano sinonimo di eccellenza globale.

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