Boccia all'esame della patente per 128 volte: il record gli costa caro
Nel Regno Unito un candidato ha fallito l'esame teorico 128 volte. Dati 2024-25: test teorici 2,8M, pratici 1,8M, tassi di passaggio e costi delle prove.
Ottenere la patente nel Regno Unito è diventato un percorso sempre più impervio e oneroso, segnato da statistiche che fotografano un sistema tra i più selettivi e costosi d’Europa. I dati più recenti, relativi al periodo marzo 2024-marzo 2025, raccontano di una vera e propria corsa a ostacoli per gli aspiranti automobilisti britannici: circa 2,8 milioni di candidati hanno affrontato l’esame teorico, ma solo il tasso di superamento del 44,9% è riuscito a strappare un pass per la fase successiva. Non va meglio con l’esame pratico, dove su 1,8 milioni di prove la percentuale di successo si ferma al 48,7%. Questi numeri svelano una realtà in cui il fallimento al primo tentativo è la norma per quasi la metà dei candidati, mentre chi è costretto a ripetere più volte l’esame vede i costi patente lievitare a dismisura.
Casi estremi
Il fenomeno trova riscontro in storie personali che hanno dell’incredibile e che diventano veri e propri casi di record bocciature. Un candidato, ad esempio, ha dovuto sostenere l’esame teorico ben 128 volte prima di riuscire a superarlo, investendo complessivamente circa 3.400 euro solo in tasse d’iscrizione. Non mancano i casi estremi anche per la prova pratica: c’è chi ha superato le 40 ripetizioni, arrivando a spendere oltre 3.600 euro per conquistare finalmente la tanto ambita patente. A ogni tentativo, il portafoglio si alleggerisce: 23 sterline (pari a 26 euro) per ogni sessione di teoria, mentre la prova pratica costa 62 sterline nei giorni feriali e 75 sterline nei weekend, rendendo l’intero processo particolarmente gravoso per chi non riesce a superare gli esami al primo colpo.
La struttura dell’esame teorico britannico è rimasta pressoché invariata negli ultimi trent’anni. I candidati devono rispondere a 50 domande sul celebre Highway Code entro sessanta minuti, seguite da una sezione di hazard perception basata su clip video che valutano la capacità di riconoscere situazioni di pericolo sulla strada. Questa impostazione, considerata molto rigida, viene spesso criticata dagli esperti e dagli istruttori di guida: secondo molti, infatti, non sempre favorisce una reale transizione dalle nozioni teoriche all’esperienza pratica dietro al volante.
Grandi difficoltà
Oltre ai numeri, emergono importanti questioni sociali che vanno ben oltre il mero aspetto tecnico. Per le famiglie con risorse economiche limitate o per i candidati che vivono in aree rurali, la necessità di ripetere più volte l’esame pratico si traduce in una barriera concreta all’accesso al lavoro e alla mobilità personale. La pressione psicologica esercitata durante gli esami rappresenta un ulteriore ostacolo, accentuato dalla difficoltà di trasferire efficacemente le competenze acquisite durante le lezioni di scuola guida alle situazioni reali del traffico quotidiano.
Le autorità britanniche difendono la severità del sistema, sostenendo che solo così è possibile mantenere elevati standard di sicurezza sulle strade. Tuttavia, le richieste di riforma si fanno sempre più pressanti: cresce la domanda di metodi didattici più integrati, che sappiano unire efficacemente teoria e pratica, così come l’esigenza di fornire supporti specifici ai candidati che incontrano maggiori difficoltà e materiali preparatori aggiornati che riflettano le sfide della mobilità moderna.
Un approccio metodico
Gli istruttori consigliano un approccio metodico e costante allo studio, sottolineando l’importanza di simulazioni realistiche e di esercitazioni che avvicinino il più possibile le condizioni d’esame a quelle della guida reale. Eppure, il nodo centrale resta ancora irrisolto: trovare un equilibrio tra le imprescindibili esigenze di sicurezza e una maggiore accessibilità al percorso formativo, per ridurre sia l’impatto economico che quello psicologico sui candidati. Un tema che tocca non solo il portafoglio, ma anche il futuro di intere generazioni di automobilisti, sempre più alle prese con un sistema che rischia di escludere chi non può permettersi tentativi infiniti o non dispone degli strumenti adeguati per prepararsi al meglio.
In definitiva, la patente britannica si conferma tra le più difficili e costose da ottenere in Europa, ponendo il Paese davanti a una scelta cruciale: mantenere la sua storica severità o evolvere verso un modello più inclusivo, capace di garantire sicurezza senza sacrificare il diritto alla mobilità e alle opportunità che solo la guida può offrire.