Renault avverte: "Sulle BEV la Cina ha un vantaggio di anni"
Recasens lancia l'allarme: la Cina è avanti di 10 anni nelle auto elettriche. Europa deve ridurre i costi, investire in filiere e favorire modelli accessibili entro il 2028
Il settore automobilistico europeo si trova oggi a un bivio cruciale, stretto tra il peso di un ritardo decennale e la necessità di recuperare terreno nella corsa verso la mobilità elettrica. La fotografia attuale, delineata con chiarezza da Recasens, direttore del Gruppo Renault in Spagna, mette in luce come il gap tra Europa e Cina nel campo delle auto elettriche sia frutto di profonde differenze strutturali e strategiche. Nonostante segnali incoraggianti provenienti da alcune realtà industriali del Vecchio Continente, il confronto con l’ecosistema cinese resta impietoso e impone una riflessione sul futuro competitivo del comparto europeo.
Cina, infatti, ha saputo costruire negli ultimi dieci anni un sistema industriale integrato e altamente specializzato, capace di dominare la filiera delle batterie e di ottimizzare ogni anello della catena del valore, dalla produzione fino alla logistica su scala globale. Questa supremazia non è il risultato di una semplice evoluzione tecnologica, ma l’esito di una precisa strategia di politica industriale, che ha visto il Paese asiatico puntare con decisione sulla produzione di veicoli elettrici, in particolare city car, caratterizzate da prezzi estremamente competitivi e accessibili a una vasta platea di consumatori.
La situazione è frammentata
In Europa, al contrario, la situazione appare ancora frammentata e disomogenea. Le barriere sono molteplici: mercati nazionali poco coordinati, politiche industriali spesso divergenti tra gli Stati membri e un ecosistema produttivo che fatica a raggiungere le economie di scala necessarie per competere sui prezzi. Questo quadro penalizza la crescita di un’industria delle auto elettriche europea realmente competitiva, capace di fronteggiare la pressione dei costruttori cinesi non solo sul piano tecnologico, ma anche su quello dei costi e della penetrazione commerciale.
Eppure, non mancano elementi di ottimismo. La recente performance della Renault 5 E-Tech rappresenta un segnale forte e chiaro delle potenzialità ancora inespresse del settore europeo. Con 70.455 unità vendute fino a novembre 2025, questo modello si è conquistato il quinto posto tra le auto elettriche più vendute nel continente, dimostrando che, con le giuste strategie, i produttori europei possono ancora ritagliarsi spazi significativi in un mercato sempre più affollato e competitivo. Il successo della Renault 5 E-Tech testimonia come la qualità progettuale, l’innovazione e la capacità di rispondere alle esigenze dei consumatori possano ancora fare la differenza.
I costi di produzione incidono
Sul fronte dei costi di produzione, le prospettive sembrano altrettanto incoraggianti. Secondo le ultime analisi, si prevede una riduzione fino al 40% dei costi di produzione entro il 2028. Un traguardo che, se raggiunto, permetterebbe ai produttori europei di avvicinare sensibilmente i prezzi dei propri veicoli a quelli delle proposte cinesi, soprattutto nel segmento delle utilitarie, da sempre il terreno di confronto più acceso tra le due sponde dell’Eurasia. Questo potenziale abbattimento dei costi di produzione potrebbe essere la chiave per democratizzare l’accesso alla mobilità elettrica e rendere più equa la transizione energetica.
La reazione del settore europeo non si è fatta attendere. In tutta Europa sono già in fase di costruzione numerose gigafactory, veri e propri hub industriali dedicati alla produzione di batterie, che promettono di incrementare la capacità produttiva e di ridurre la dipendenza dai fornitori extraeuropei. Parallelamente, si moltiplicano le partnership tra costruttori e gli accordi con fornitori strategici, con l’obiettivo di aumentare i volumi, abbattere i costi e rafforzare la filiera continentale. Non meno importante è il ruolo delle istituzioni comunitarie e delle associazioni dei consumatori, che spingono per un’accelerazione degli incentivi e una semplificazione degli iter autorizzativi, indispensabili per sostenere la domanda e favorire la crescita del settore.
Tuttavia, la sfida più grande resta quella dell’accessibilità economica. Senza veicoli compatti a prezzi contenuti, la diffusione delle auto elettriche rischia di rimanere confinata a una fascia ristretta della popolazione, rendendo la transizione energetica lenta e socialmente disomogenea. Gli esperti concordano sul fatto che la competitività europea non possa basarsi esclusivamente su sussidi e incentivi temporanei, ma debba poggiare su investimenti consistenti in ricerca e sviluppo, sulla creazione di una filiera locale delle materie prime e su un mercato interno davvero integrato e armonizzato.