Quanto è costato il cyberattacco ai danni di JLR: più di 2 miliardi

L'attacco a Jaguar Land Rover ha fermato la produzione per settimane, generando perdite da 1,9 mld £ e coinvolgendo oltre 5.000 fornitori. Governo interviene con prestito

Quanto è costato il cyberattacco ai danni di JLR: più di 2 miliardi
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Giorgio Colari
Pubblicato il 23 ott 2025

Un evento senza precedenti ha colpito il cuore dell’industria automobilistica britannica: nell’agosto 2025, un cyberattacco di proporzioni devastanti ha paralizzato le attività di Jaguar Land Rover, scatenando una crisi che si è rapidamente propagata lungo tutta la supply chain del settore. La gravità dell’episodio non si misura solo nei numeri, già di per sé impressionanti, ma anche nelle ripercussioni sistemiche che hanno minacciato la stabilità di migliaia di aziende e l’intero tessuto produttivo nazionale.

Un colpo duro all’infrastruttura

L’attacco informatico ha inferto un colpo durissimo all’infrastruttura digitale di Jaguar Land Rover, costringendo alla chiusura temporanea i principali stabilimenti produttivi di Solihull, Halewood e Wolverhampton. La interruzione produzione è durata ben sei settimane, causando un danno economico quantificato in quasi 2 miliardi di sterline e coinvolgendo direttamente oltre 5.000 imprese della filiera automobilistica. Nonostante la ripresa sia iniziata lentamente a ottobre, le previsioni più ottimistiche indicano che la piena operatività non sarà raggiunta prima di gennaio 2026. Durante lo stop forzato, le perdite economiche hanno raggiunto la cifra di circa 50 milioni di sterline a settimana, minando la sostenibilità di numerosi fornitori e creando una catena di conseguenze a cascata.

L’onda d’urto di questo cyberattacco non si è limitata alle mura di Jaguar Land Rover: la supply chain britannica dell’automotive è stata scossa dalle fondamenta. Molte aziende, soprattutto le più piccole, hanno denunciato gravi rischi per la propria sopravvivenza, a causa della brusca interruzione dei flussi produttivi e della conseguente crisi di liquidità. In risposta, il governo britannico è intervenuto tempestivamente con un prestito governo da 1,5 miliardi di sterline, destinato a sostenere la liquidità delle imprese coinvolte e a salvaguardare l’occupazione. Questo pacchetto d’emergenza ha rappresentato un’ancora di salvezza per molte realtà, permettendo loro di fronteggiare le immediate difficoltà e di evitare il collasso sistemico.

La gravità dell’incidente

La gravità dell’incidente è stata sottolineata anche dal Cyber Monitoring Centre, che ha classificato l’evento come di categoria 3 su una scala di 5, in base all’impatto economico compreso tra 1 e 5 miliardi di sterline. A differenza di attacchi indiscriminati come WannaCry, questa offensiva informatica era mirata specificamente alla rete produttiva di Jaguar Land Rover, ma le sue conseguenze si sono estese ben oltre, destabilizzando l’intero comparto nazionale. L’episodio si inserisce in un contesto già allarmante: negli ultimi due anni, oltre la metà delle aziende manifatturiere ha subito attacchi ransomware automotive, con richieste di riscatto che nel 2024 hanno toccato una media di 2,73 milioni di dollari.

Gli esperti di sicurezza informatica puntano il dito contro vulnerabilità strutturali che affliggono il settore: sistemi IT obsoleti, integrazioni complesse tra piattaforme e una forte dipendenza da fornitori esterni rendono la supply chain particolarmente esposta. La risposta di Jaguar Land Rover non si è fatta attendere: sono stati immediatamente rafforzati i protocolli di sicurezza, avviate indagini forensi e implementate nuove strategie di monitoraggio. Le istituzioni, dal canto loro, hanno predisposto misure finanziarie straordinarie, mentre i piccoli fornitori hanno segnalato una drastica riduzione dei turni di lavoro e la contrazione degli straordinari, con impatti diretti sul tessuto sociale e occupazionale.

Investire in sistemi di allerta

In questo scenario, le raccomandazioni degli specialisti sono chiare: occorre investire in sistemi di allerta precoce, segmentare le reti produttive e adottare soluzioni di monitoraggio basate su intelligenza artificiale. L’adeguamento agli standard internazionali come UNECE R155/R156 si conferma imprescindibile, così come la promozione di strategie collaborative tra costruttori, fornitori e autorità di controllo. Solo attraverso un approccio integrato e condiviso sarà possibile mitigare i rischi e rafforzare la resilienza dell’intero settore automobilistico.

Oltre ai danni immediati già quantificati, rimangono ancora da valutare le conseguenze a lungo termine di questo cyberattacco: costi indiretti, perdita di fiducia da parte di clienti e partner, possibili azioni legali e un’erosione della reputazione che potrebbe amplificare ulteriormente il conto finale. Quello che si è consumato nell’agosto 2025 non è solo il più grave attacco informatico nella storia industriale del Regno Unito, ma un campanello d’allarme che impone una profonda riflessione sull’evoluzione delle minacce e sulle strategie di difesa dell’intero ecosistema automotive.

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