Le Case tedesche non resisteranno a lungo: la nefasta profezia
I grandi marchi auto tedeschi pagano la transizione all'elettrico, perdite operative e il ritardo sulla guida autonoma. Schularick avverte che il 2030 potrebbe segnare cambiamenti radicali nel settore
Una tempesta perfetta si abbatte sull’industria automobilistica tedesca, mettendo a rischio l’identità stessa dei suoi marchi più iconici. Le recenti perdite di 966 milioni di euro per Porsche e di 1,3 miliardi per Volkswagen non sono semplici battute d’arresto, ma il segnale tangibile di una crisi strutturale che rischia di trasformare radicalmente il settore prima ancora della fine di questo decennio. Secondo l’allarme lanciato da Moritz Schularick, presidente del Kiel Institute, il futuro delle case automobilistiche tedesche potrebbe essere segnato da profonde trasformazioni, tanto da rendere irriconoscibili i brand storici già entro il 2030.
L’analisi di Schularick non si basa su semplici proiezioni teoriche, ma prende le mosse da dati reali e recenti, come le ingenti perdite operative registrate nel terzo trimestre del 2025. In particolare, Volkswagen ha attribuito la sua prima perdita significativa dal periodo della pandemia sia alle performance negative della controllata Porsche sia all’impatto dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Pur cercando di rassicurare i mercati e minimizzare le ipotesi sulla necessità di nuovo capitale circolante, la realtà è che la situazione impone una riflessione profonda sulla sostenibilità del modello di business tradizionale.
Due tendenze preoccupanti
Due sono le tendenze strutturali che stanno comprimendo i margini dei costruttori tedeschi. La prima è rappresentata dagli investimenti ingenti e sempre più urgenti richiesti dall’elettrificazione della gamma: una rivoluzione che, pur essendo indispensabile per restare competitivi, incide pesantemente sulla redditività durante la fase di transizione. La seconda riguarda il crescente divario tecnologico rispetto ai concorrenti americani e cinesi, che avanzano a ritmo sostenuto nello sviluppo della guida autonoma e dei sistemi software. In queste aree, le aziende tedesche si trovano a inseguire player che possono vantare una maggiore integrazione verticale e una scalabilità produttiva superiore.
Di fronte a questa pressione senza precedenti, Schularick non esclude scenari di rottura: si va dall’ipotesi di cessioni di quote e cambi di controllo attraverso grandi gruppi internazionali, fino al modello già adottato da Volvo, che ha trovato stabilità grazie a un cambio di proprietà e all’accesso ai mercati asiatici. Senza riforme radicali della governance e dei processi operativi, avverte l’esperto del Kiel Institute, i brand storici rischiano di essere profondamente ripensati da attori globali del tutto nuovi.
La Cina ruggisce
Il banco di prova più impegnativo rimane la Cina. Qui, costruttori locali come BYD stanno rapidamente guadagnando terreno, grazie a veicoli elettrici competitivi e a un controllo verticale sull’intera filiera delle batterie. Allo stesso tempo, negli Stati Uniti, dazi e restrizioni commerciali continuano a erodere i già risicati margini delle aziende europee. La finestra temporale per adattarsi a questi cambiamenti si sta restringendo: chi non accelera la trasformazione rischia di perdere la massa critica necessaria per sopravvivere.
La sfida che i colossi tedeschi dell’auto si trovano ad affrontare non è soltanto economica o tecnologica, ma anche e soprattutto culturale. Passare da una realtà fortemente orientata al prodotto e all’eccellenza meccanica a un modello software-first significa acquisire nuove competenze, stringere partnership strategiche e ripensare in modo radicale l’intero modello di business. È un salto che richiede visione, coraggio e una capacità di adattamento che in passato non è mai stata così necessaria.
Il periodo compreso tra il 2026 e il 2030 sarà decisivo per il destino del settore automobilistico tedesco. Le scelte strategiche, i risultati dei prossimi bilanci e le performance nei mercati chiave come la Cina determineranno se assisteremo a una riorganizzazione profonda, magari con l’ingresso di nuovi proprietari, oppure se i marchi storici riusciranno a ritrovare la redditività e la centralità sotto le loro insegne originali. In ogni caso, la partita che si gioca oggi segnerà il volto dell’auto tedesca per le generazioni a venire.