Una città abbandonata diventa il banco prove della guida autonoma
Ordos, ex città del carbone, è ora hub per testare veicoli autonomi: oltre 300 camion, 2.500 sensori e 355 km di strade per sperimentare robotaxi e logistica
Un tempo simbolo del boom economico legato al carbone, oggi Ordos si è trasformata da città fantasma a laboratorio tecnologico all’avanguardia, puntando tutto sul futuro della mobilità intelligente. “Abbiamo trasformato il nostro fallimento urbanistico in un’opportunità unica per il futuro della mobilità,” racconta con orgoglio un amministratore locale. Situata nella Mongolia Interna, questa metropoli si è reinventata sfruttando le sue strade deserte e gli spazi urbani sottoutilizzati come terreno di sperimentazione per veicoli autonomi di ultima generazione.
Le condizioni ideali
La storia di Ordos è emblematica: costruita nei primi anni 2000 durante il boom minerario, la città ha subito un brusco arresto dopo il crollo dei prezzi del carbone nel 2012. Il risultato? Circa il 70% degli edifici è rimasto vuoto, mentre una popolazione di 2,2 milioni di abitanti si distribuisce su un’area grande quanto l’Austria. Ma proprio questa desolazione urbana ha creato le condizioni ideali per lo sviluppo di tecnologie che richiedono spazi ampi, controllati e poco trafficati.
L’amministrazione cittadina ha investito massicciamente nell’innovazione, dotando ben 355 chilometri di strade di oltre 2.500 sensori e infrastrutture di connettività avanzate. Questo ecosistema ipertecnologico permette ai veicoli autonomi di comunicare costantemente con l’ambiente circostante, scambiando dati in tempo reale e ottimizzando la sicurezza dei test.
Protagonista della rivoluzione
Protagonista di questa rivoluzione è KargoBot, una realtà sostenuta dal colosso tecnologico Didi. La società gestisce nella città la più grande flotta cinese di camion autonomi: ben 300 mezzi, monitorati da un solo operatore umano grazie a sofisticati sistemi di controllo remoto e intelligenza artificiale. La presenza di queste flotte consente di testare su larga scala soluzioni logistiche e algoritmi di guida autonoma, in un ambiente dove i rischi per la sicurezza sono ridotti al minimo.
Ma Ordos non è solo sinonimo di trasporto merci. Grandi player della tecnologia come Baidu, Huawei e WeRide hanno scelto la città come campo base per lo sviluppo di robotaxi e sistemi di trasporto intelligente. L’ambiente controllato permette di simulare scenari complessi e percorsi ripetibili, elementi cruciali per rendere scalabili le tecnologie autonome e accelerare il loro ingresso sul mercato.
Un vantaggio principale
Secondo un dirigente di KargoBot, il vantaggio principale di questa strategia risiede proprio nella possibilità di ridurre drasticamente i rischi legati allo sviluppo: “Ordos è l’università dove si studia per superare con facilità l’esame della vita reale”. Le strade poco trafficate e gli ampi spazi consentono di addestrare gli algoritmi e perfezionare la logistica senza le incertezze tipiche delle grandi metropoli.
Tuttavia, non mancano le criticità. Gli esperti sottolineano come un ambiente troppo controllato non sia in grado di replicare fedelmente tutte le variabili urbane: la presenza di pedoni, biciclette, traffico intenso e comportamenti imprevedibili sono difficili da simulare. Per questo motivo, molte aziende integrano i test effettuati a Ordos con prove in contesti cittadini più complessi, dove la varietà di situazioni è maggiore e la tecnologia viene messa davvero alla prova.
Dal punto di vista economico e sociale, la trasformazione della città apre nuove prospettive ma solleva anche interrogativi sul riutilizzo sostenibile di infrastrutture sovradimensionate. Gli investimenti in tecnologia devono essere bilanciati con politiche pubbliche in grado di favorire la formazione di competenze specialistiche e l’integrazione delle comunità locali, per evitare che l’innovazione resti un fenomeno isolato e non porti benefici diffusi.
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