La gigafactory di Stellantis a Termoli sembra ormai tramontata

La conversione dello stabilimento di Termoli in gigafactory ACC rischia di essere abbandonata: decisione attesa fine 2025. A rischio 1.800 posti e 370 mln di fondi UE

La gigafactory di Stellantis a Termoli sembra ormai tramontata
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Giorgio Colari
Pubblicato il 14 nov 2025

Lo scenario industriale italiano è scosso da una crisi che rischia di lasciare un segno profondo nel tessuto produttivo nazionale: il futuro dello stabilimento di Termoli appare sempre più incerto. La tanto annunciata conversione in gigafactory per la produzione di batterie destinate ai veicoli elettrici, frutto dell’alleanza ACC – il consorzio che unisce Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies – è ora sospesa tra dubbi tecnici, valutazioni strategiche e criticità finanziarie. Su questa decisione si gioca non solo il destino di circa 1.800 posti di lavoro, ma anche la credibilità delle politiche pubbliche italiane ed europee in materia di transizione green e autonomia tecnologica.

Il progetto di riconversione dello storico impianto molisano, concepito nel 2022, prevedeva un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro, sostenuto da un significativo contributo pubblico: 370 milioni di fondi europei messi a disposizione tramite il Recovery and Resilience Facility. Tuttavia, a metà 2024, la brusca sospensione delle attività di sviluppo ha spinto il governo italiano a ritirare il proprio impegno finanziario, preoccupato per l’eventuale inefficacia nell’utilizzo delle risorse pubbliche e per il mancato rispetto delle tempistiche di realizzazione.

Una risorsa vitale per la zona

La questione occupazione è diventata il fulcro del dibattito. L’impianto di Termoli rappresenta una risorsa vitale per circa 1.800 famiglie, mentre le organizzazioni sindacali sollecitano un intervento deciso per salvaguardare i posti di lavoro e, qualora il progetto dovesse essere definitivamente abbandonato, per individuare valide alternative industriali. Anche le istituzioni locali si dicono preoccupate per il futuro dell’intera filiera di fornitori e servizi che ruota attorno alla fabbrica, evidenziando il rischio di un impatto negativo a cascata sull’economia regionale.

In questo contesto di incertezza, il consorzio ACC ha scelto di concentrare i propri sforzi sull’ampliamento dello stabilimento di Billy-Berclau in Francia, attualmente il principale sito produttivo europeo di celle per batterie. Questo impianto ha già equipaggiato 10.000 veicoli con celle autoprodotte, segnando un traguardo importante nella strategia continentale per la mobilità elettrica. La decisione di sospendere il progetto italiano viene giustificata con la frenata della domanda di veicoli elettrici in Europa, le pressioni sui costi delle materie prime e la necessità di destinare ingenti risorse allo sviluppo di tecnologie di nuova generazione.

Enormi difficoltà

Gli analisti del settore sottolineano le enormi difficoltà che comporta la trasformazione di impianti tradizionali in moderni poli produttivi di batterie: la complessità delle supply chain globali, il ritmo serrato dell’innovazione tecnologica, la forte concorrenza asiatica e la volatilità della domanda europea sono fattori che mettono a dura prova la sostenibilità di investimenti così rilevanti. Colossi come Stellantis sono costretti a rivedere piani industriali e finanziari per evitare il rischio di impegni insostenibili nel medio termine.

Il governo italiano, dal canto suo, ribadisce l’importanza strategica dell’operazione non solo per la transizione energetica nazionale, ma anche per rafforzare l’autonomia produttiva dell’Europa. Tuttavia, la Commissione Europea subordina il mantenimento del sostegno pubblico a precisi criteri di fattibilità e avanzamento concreto dei lavori. La possibile perdita dei 370 milioni di euro già stanziati si configura come una leva politica e amministrativa di grande peso, in grado di influenzare le prossime mosse dei protagonisti.

Le alternative

Fra le ipotesi alternative al blocco totale del progetto si fanno strada proposte di riqualificazione parziale dello stabilimento di Termoli, accordi per attrarre nuovi investitori nel settore delle celle per batterie oppure interventi pubblici mirati a rafforzare la filiera nazionale. Tuttavia, gli operatori industriali avvertono che qualsiasi soluzione richiederà tempi tecnici adeguati, garanzie finanziarie solide e un quadro normativo stabile per attirare capitali privati e internazionali.

La scelta finale del consorzio ACC, attesa tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, avrà un impatto diretto sulla comunità locale e sui lavoratori dello stabilimento, ma anche sulla capacità dell’Europa di affermare la propria autonomia tecnologica nel campo delle batterie e sulla credibilità delle politiche pubbliche a sostegno della mobilità elettrica. La partita è ancora aperta e il futuro di Termoli rimane appeso a un filo sottile, in attesa di decisioni che potrebbero segnare una svolta epocale per l’industria automobilistica italiana ed europea.

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