Stellantis Termoli, un altro anno di solidarietà: incognite sul futuro
Stellantis Termoli: proroga dei contratti di solidarietà per 1.823 lavoratori. Dubbi sul futuro dello stabilimento e sul progetto Gigafactory. Analisi delle criticità
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In un momento cruciale per l’industria automobilistica italiana, arriva una svolta importante per lo stabilimento di Termoli. In risposta a una crisi di domanda, a una transizione ecologica che procede più lentamente del previsto e all’inasprimento dei dazi americani, Stellantis ha deciso di estendere i contratti di solidarietà a tutti i 1.823 dipendenti del sito molisano, garantendo così una rete di protezione sociale in una fase di grande incertezza per il settore.
L’accordo
L’accordo, firmato insieme alle principali sigle sindacali tra cui Fiom Cgil, Uilm e Fim-Cisl, rappresenta un passo significativo rispetto alle precedenti intese che coinvolgevano solo circa 900 lavoratori. Dal 1° settembre 2025 al 31 agosto 2026, la totalità della forza lavoro sarà dunque inclusa nel nuovo schema di solidarietà, con riduzioni dell’orario di lavoro che potranno arrivare fino all’80% del monte ore annuale. Le sospensioni saranno gestite a rotazione e calibrate in base all’andamento degli ordini, consentendo una maggiore flessibilità operativa e una migliore gestione delle risorse interne.
Questa misura si configura come un vero e proprio ammortizzatore sociale: nelle ore non lavorate, i dipendenti potranno contare sulla cassa integrazione, che assicura un parziale sostegno economico in un contesto di progressiva riduzione dei fondi statali. Tuttavia, il prolungamento di queste politiche comporta inevitabilmente un aumento della spesa pubblica, ponendo il tema della sostenibilità economica delle soluzioni adottate e della necessità di trovare strategie più strutturali per il futuro.
Le difficoltà evidenti
Le difficoltà vissute dallo stabilimento di Termoli riflettono una crisi più ampia che interessa l’intero gruppo Stellantis, in particolare per quanto riguarda la saturazione degli impianti dedicati ai motori benzina tradizionali. La recente chiusura del reparto Fire e il calo delle richieste per la Panda hanno messo sotto pressione la produzione del propulsore Gse. Secondo quanto riportato dalla Fiom Cgil, il motore 16V è ormai inattivo da giugno, con il personale trasferito al Gme, che però sta vivendo solo un breve periodo di incremento produttivo, destinato a esaurirsi con l’avvio delle nuove linee negli Stati Uniti. Anche il V6 prosegue la sua produzione senza prospettive di crescita, mentre il nuovo cambio eDct per i veicoli ibridi entrerà in produzione soltanto a fine 2026, lasciando un vuoto produttivo difficile da colmare nell’immediato.
A complicare ulteriormente il quadro, resta ancora sospesa la questione della Gigafactory, il grande progetto annunciato nel 2022 e ora bloccato. Il Ministero delle Imprese ha recentemente deciso di riallocare i due miliardi di euro del Pnrr che erano stati inizialmente destinati alla fabbrica di batterie Acc, la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies. Questa scelta ha lasciato in bilico il futuro industriale del sito molisano, aumentando l’incertezza sulle prospettive di rilancio e innovazione tecnologica.
Rafforzamento produzioni motoristiche
In questo scenario, i sindacati chiedono a gran voce un rafforzamento delle produzioni motoristiche esistenti e un confronto diretto con il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa. La richiesta di un tavolo di dialogo con il governo diventa fondamentale per discutere le prospettive dello stabilimento e individuare soluzioni che consentano di salvaguardare l’occupazione e rilanciare la competitività del sito.
Il caso di Termoli si fa così simbolo delle sfide che l’industria automobilistica italiana è chiamata ad affrontare: trovare il giusto equilibrio tra la tutela dei posti di lavoro e la necessità di investire in strategie industriali innovative, capaci di attrarre nuovi capitali e sviluppare tecnologie all’avanguardia. In un mercato globale sempre più competitivo, la capacità di adattarsi e di anticipare le tendenze sarà determinante per il futuro di tutto il comparto e per la tenuta sociale ed economica dei territori coinvolti.
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