Jeep, si ferma la produzione: stavolta manca un componente fondamentale

Un incendio allo stabilimento Novelis a Oswego ha fermato il laminatoio, causando carenze di alluminio che hanno sospeso la produzione a Warren e intaccano i piani di Stellantis e Ford

Jeep, si ferma la produzione: stavolta manca un componente fondamentale
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Giorgio Colari
Pubblicato il 23 ott 2025

Un singolo incendio in uno stabilimento chiave ha scatenato una crisi che mette in ginocchio la produzione di SUV e pick-up negli Stati Uniti, evidenziando la fragilità della moderna catena di approvvigionamento automobilistica. L’episodio, che ha avuto origine il 16 settembre 2025 presso l’impianto Novelis di Oswego, ha paralizzato la fornitura di componenti essenziali, generando uno shock a catena che si riflette su produttori, lavoratori e mercato.

Il rogo ha colpito in modo devastante il laminatoio a caldo dello stabilimento, il più grande del gruppo Novelis negli Stati Uniti. In pochi giorni, le conseguenze si sono propagate come un effetto domino: la carenza di alluminio lavorato ha costretto le linee produttive di diversi costruttori a un brusco stop. Tra i più colpiti, spicca Stellantis, che ha dovuto sospendere la produzione presso il suo impianto di Warren (Michigan) dal 13 ottobre, con una ripresa non prevista prima del 3 novembre. Nel frattempo, Ford si è vista costretta a ridurre i volumi di produzione di alcuni dei suoi modelli di punta, incluso il pick-up elettrico F-150 Lightning.

Difficoltà di reperire componenti fondamentali

Il cuore del problema risiede nella difficoltà di reperire componenti fondamentali in alluminio – come cofani e portiere – materiali cruciali per la costruzione di veicoli moderni. Il caso emblematico è quello della Jeep Wagoneer, per cui le leghe leggere e resistenti prodotte a Oswego rappresentano una risorsa insostituibile. Il danno allo stabilimento è tale che la ripresa della piena operatività non è attesa prima del primo trimestre 2026, lasciando scoperto un intero segmento di produzione per diversi mesi.

Eric Graham, presidente della sezione locale 140 del sindacato United Auto Workers, ha confermato il nesso diretto tra l’incendio e la sospensione delle attività produttive. Le case automobilistiche, dal canto loro, sono impegnate in una corsa contro il tempo per individuare soluzioni alternative che possano limitare l’impatto della crisi. Tuttavia, la situazione mette in luce una criticità strutturale che da tempo aleggia sul settore: la dipendenza da fornitori specializzati e da sistemi di gestione just-in-time che riducono al minimo le scorte, ma aumentano esponenzialmente la vulnerabilità in caso di interruzioni improvvise.

Produzione di leghe di alluminio

Lo stabilimento Novelis di Oswego si distingue per la produzione di leghe di alluminio progettate per coniugare leggerezza e resistenza, una combinazione sempre più richiesta nell’industria automobilistica, dove il bilanciamento tra peso e sicurezza è diventato un imperativo progettuale. L’incidente ha così aperto una riflessione sulle strategie di mitigazione dei rischi: l’incremento delle scorte, la diversificazione dei fornitori, l’accelerazione del riciclo o l’introduzione di materiali alternativi sono tutte soluzioni sul tavolo, ma richiedono tempo, investimenti e una riorganizzazione profonda delle catene logistiche.

Anche i tentativi di tamponare l’emergenza con importazioni da impianti esteri comportano costi aggiuntivi e complicazioni logistiche non indifferenti. Gli analisti del settore sottolineano come questa crisi abbia portato alla ribalta il rischio legato ai cosiddetti “single point of failure”: basta un unico evento imprevisto per mettere in crisi l’intera catena di approvvigionamento, con ripercussioni su consegne, fatturato e competitività.

Approvvigionamento difficile

Le aziende, spinte dall’urgenza, stanno riconsiderando le proprie strategie di approvvigionamento: si valutano approcci multi-fornitore e si privilegiano partnership con realtà locali, nel tentativo di costruire una maggiore resilienza contro shock futuri. Sul fronte occupazionale, la situazione resta tesa: il fermo produttivo ha generato forti preoccupazioni tra i lavoratori, nonostante le aziende stiano cercando di gestire la forza lavoro con misure temporanee. I sindacati chiedono chiarezza sui tempi di ripresa e garanzie concrete per la tutela dei posti di lavoro.

L’incidente, infine, solleva interrogativi sulla sicurezza negli impianti metallurgici e sulla gestione del rischio industriale. Autorità e aziende sono ora chiamate a rivedere protocolli e piani di continuità operativa, affinché episodi simili non si traducano in nuove crisi sistemiche. In un settore che ha fatto dell’efficienza il proprio mantra, la crisi dello stabilimento Novelis di Oswego segna un punto di svolta: la resilienza della catena di approvvigionamento non è più un’opzione, ma una necessità strategica per garantire la competitività e la sopravvivenza dell’industria automobilistica americana.

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