BYD scommette sull'Europa, 1.000 punti vendita entro il 2025

BYD punta a 1.000 punti vendita in Europa entro 2025, investe in stabilimenti in Ungheria, Turchia e forse Spagna e vede vendite triplicate grazie alle plug-in.

BYD scommette sull'Europa, 1.000 punti vendita entro il 2025
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Giorgio Colari
Pubblicato il 18 nov 2025

L’avanzata della BYD in Europa sta assumendo dimensioni sempre più significative, delineando un nuovo scenario competitivo per il settore automobilistico continentale. L’azienda cinese, protagonista assoluta della rivoluzione elettrica e ibrida, ha infatti messo in campo una strategia a tre livelli che promette di ridefinire gli equilibri del mercato: una rapida espansione europea della rete commerciale, l’avvio di una produzione localizzata e un forte impulso all’innovazione tecnologica, soprattutto nel comparto dei veicoli plug in. Questi pilastri stanno consentendo al costruttore asiatico di conquistare una posizione di primo piano, sostenuta da numeri impressionanti e da un piano di sviluppo senza precedenti.

Nei primi nove mesi del 2025, BYD ha registrato la vendita di 80.807 vetture nel Vecchio Continente, triplicando i volumi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo exploit commerciale si traduce nell’obiettivo concreto di raggiungere quota mille punti vendita entro la fine dell’anno, una rete destinata a raddoppiare già nel 2026. Una presenza capillare che garantirà ai clienti europei un accesso facilitato a test drive, servizi di assistenza dedicati e disponibilità immediata di veicoli, elementi chiave per conquistare la fiducia di un pubblico sempre più attento alle nuove tecnologie e alla sostenibilità.

Investimenti concreti

Parallelamente, la casa cinese sta investendo in modo deciso sulla localizzazione della produzione. Sono già in fase avanzata i progetti per tre nuovi stabilimenti manifatturieri: il primo in Ungheria, il secondo in Turchia e un terzo potenzialmente in Spagna. Secondo Maria Grazia Davino, responsabile europea di BYD, questa scelta mira a ridurre drasticamente i tempi di consegna, abbattere i costi logistici e mitigare i rischi geopolitici legati alle importazioni dirette dalla Cina. Una strategia che si traduce anche in una maggiore sicurezza occupazionale per i territori coinvolti e in un rafforzamento della competitività locale.

Il modello simbolo di questa offensiva è la Seal U DM i, una berlina plug-in che ha rapidamente scalato le classifiche di vendita grazie a un’architettura tecnica all’avanguardia. La sua capacità di offrire una combinazione vincente tra autonomia estesa, consumi ridotti e un prezzo competitivo la rende una delle scelte preferite da chi desidera avvicinarsi al mondo delle motorizzazioni alternative senza rinunciare a comfort e prestazioni. Proprio la Seal U DM i rappresenta il manifesto tecnologico della nuova era BYD, capace di mettere sotto pressione i costruttori europei tradizionali.

Le plug-in vendono bene

Per i dealer europei, questa ondata rappresenta al tempo stesso un’opportunità e una sfida. Da una parte, la rapida apertura di nuovi punti vendita permette di intercettare una clientela sempre più vasta e curiosa di sperimentare i vantaggi dei veicoli plug in. Dall’altra, la concorrenza nella fascia media e premium del mercato si fa più agguerrita, costringendo i marchi storici a velocizzare la transizione verso l’elettrificazione e a ripensare le proprie strategie commerciali.

Non mancano, tuttavia, elementi di cautela. Gli osservatori del settore e le istituzioni europee sottolineano come una crescita così rapida imponga investimenti significativi nella formazione del personale e nella qualità del servizio post-vendita. La percezione della solidità tecnica e dell’affidabilità diventerà un fattore decisivo per consolidare la reputazione di BYD nel lungo periodo. Inoltre, l’apertura di nuovi stabilimenti pone interrogativi su incentivi pubblici, impatto occupazionale e possibili contromosse da parte dell’industria automobilistica europea.

L’Ue osserva con attenzione

Le autorità dell’Unione Europea e i governi nazionali seguono con attenzione l’evoluzione della situazione, valutando l’impatto di questa espansione europea sulla competitività, sui posti di lavoro e sulle catene di approvvigionamento. Nel frattempo, il pubblico e gli operatori del settore vedono nelle novità proposte da BYD un acceleratore fondamentale della transizione energetica: una gamma più ampia di modelli e prezzi più accessibili potrebbero democratizzare l’accesso alle tecnologie a basse emissioni.

Resta da capire, però, quali saranno i tempi effettivi di realizzazione dei nuovi stabilimenti. Le fasi di autorizzazione, costruzione e avvio della produzione sono complesse e richiedono tempi lunghi, rendendo i benefici occupazionali e industriali pienamente visibili solo nel medio periodo.

Sul piano strategico, BYD si candida a diventare un attore permanente nel panorama automobilistico europeo. Il successo di questa sfida dipenderà dalla capacità di combinare una solida competitività economica, una rete distributiva efficiente e una qualità percepita all’altezza delle aspettative. I costruttori europei, dal canto loro, sono chiamati a innovare e a ricalibrare i propri modelli per restare competitivi, mentre investitori e decisori pubblici continueranno a monitorare da vicino le prossime mosse del colosso cinese e le reazioni del mercato.

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