Gli ADAS aiutano, ma peggiorano la qualità della guida: il report
Uno studio su 195.743 veicoli rivela che alcuni ADAS peggiorano la guida. Ecco i dati su sicurezza, comportamenti e differenze di genere
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Nel mondo dell’auto moderna, la tecnologia è diventata una presenza costante, tanto da rivoluzionare il nostro modo di guidare e percepire la sicurezza stradale. Tuttavia, se da un lato i dispositivi elettronici sono progettati per proteggerci, dall’altro possono anche influenzare il nostro comportamento di guida in modi inaspettati. È questa la sorprendente conclusione a cui giunge una recente ricerca americana, che getta nuova luce sul delicato equilibrio tra automazione e responsabilità individuale al volante.
ADAS: la doppia faccia della tecnologia in auto
I ADAS (Advanced Driver Assistance Systems), noti anche come sistemi di assistenza alla guida, rappresentano oggi uno degli sviluppi più rilevanti nel settore automobilistico. Questi dispositivi, sempre più diffusi sulle vetture di ultima generazione, sono progettati per ridurre il rischio di incidenti e supportare il conducente nelle situazioni più critiche. Ma quanto incidono davvero sulla sicurezza e sulle abitudini degli automobilisti?
Uno studio pubblicato sulla rivista Production and Operations Management ha esaminato il comportamento di quasi 200.000 veicoli sulle strade degli Stati Uniti, mettendo in luce come i sistemi di assistenza alla guida possano produrre effetti opposti a seconda della modalità di interazione con chi si trova al volante. L’analisi distingue tra due grandi categorie di tecnologie: da un lato i allarmi urgenti, che intervengono con segnali acustici o vibrazioni per richiamare immediatamente l’attenzione del conducente; dall’altro, i sistemi informativi che utilizzano principalmente segnali visivi, più discreti e meno invasivi.
Quando l’allarme diventa un rischio: l’effetto paradosso degli avvisi acustici
I risultati dello studio sono sorprendenti. Sistemi come il Forward Collision Warning e il Lane Departure Warning, entrambi esempi di allarmi urgenti, sembrano avere un effetto controintuitivo: invece di rendere la guida più sicura, possono indurre gli automobilisti ad assumere comportamenti più rischiosi. I dati parlano chiaro: chi utilizza questi dispositivi registra un incremento del 5% negli episodi di eccesso di velocità e un aumento del 6% nelle frenate brusche rispetto a chi guida senza ADAS.
La spiegazione di questo fenomeno risiede nei meccanismi psicologici attivati dai diversi tipi di segnale. Gli avvisi acustici e vibranti stimolano il cosiddetto “Sistema 1” del cervello, ovvero la componente più istintiva e automatica della nostra mente, che ci porta a reazioni immediate ma spesso poco ponderate. In pratica, la presenza costante di un avvertimento urgente può generare un senso di falsa sicurezza o, peggio, di assuefazione, spingendo il conducente a delegare troppo alla tecnologia e a ridurre la propria attenzione attiva.
Sistemi informativi: quando la tecnologia rende la guida più consapevole
Al contrario, i sistemi che forniscono informazioni in modo discreto, come il Blind Spot Detection, mostrano effetti diametralmente opposti. Questi dispositivi, che avvisano il conducente della presenza di veicoli nell’angolo cieco tramite segnali luminosi o indicatori sul cruscotto, contribuiscono a una guida più prudente e attenta. Lo studio rileva una riduzione del 9% negli episodi di velocità eccessiva e del 7% nelle frenate improvvise tra gli automobilisti che fanno affidamento su queste tecnologie.
Il motivo? I segnali visivi attivano il “Sistema 2” del cervello, quello più razionale e riflessivo, favorendo una valutazione consapevole delle situazioni di rischio e incentivando un comportamento di guida più responsabile. Questa differenza di approccio si traduce in una maggiore efficacia dei sistemi informativi rispetto agli allarmi urgenti nel promuovere la sicurezza stradale.
Le differenze di genere nell’interazione con i sistemi ADAS
Un aspetto particolarmente interessante emerso dalla ricerca riguarda le differenze di genere nell’utilizzo dei sistemi di assistenza alla guida. Le donne, infatti, sembrano essere meno influenzate dagli avvisi acustici e più ricettive ai segnali informativi, adottando comportamenti generalmente più prudenti e riflessivi. Questo dato suggerisce la necessità di progettare interfacce ADAS che tengano conto delle diverse modalità di percezione e reazione degli utenti, per massimizzare l’efficacia dei sistemi in termini di prevenzione degli incidenti.
Un bilancio positivo, ma con riserva: verso una nuova generazione di ADAS
Nonostante le criticità evidenziate, lo studio conferma che sia gli allarmi urgenti sia i sistemi informativi contribuiscono in modo significativo a ridurre il numero di incidenti: fino al 15% nel caso dei primi e al 19% per i secondi. I ricercatori sottolineano però l’importanza di ripensare l’uso di avvisi troppo invasivi, privilegiando soluzioni che mantengano alta l’attenzione del conducente senza generare dipendenza dalla tecnologia o eccessiva fiducia nei sistemi automatici.
La sfida per il futuro sarà dunque quella di trovare il giusto equilibrio tra supporto tecnologico e responsabilizzazione dell’automobilista, puntando su sistemi di assistenza alla guida che sappiano integrare efficacemente protezione e consapevolezza. Solo così sarà possibile realizzare il vero obiettivo degli ADAS: strade più sicure per tutti, senza rinunciare al controllo e alla responsabilità personale.
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