Volkswagen e la ricetta per salvare l'auto europea dal baratro

Oliver Blume (Volkswagen) chiede incentivi fiscali, tariffe di ricarica più basse e una rete europea capillare per accelerare la transizione alle auto elettriche entro il 2035

Volkswagen e la ricetta per salvare l'auto europea dal baratro
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Giorgio Colari
Pubblicato il 17 ott 2025

La transizione verso la mobilità sostenibile rappresenta oggi una delle sfide più complesse e decisive per l’industria automobilistica europea. A sottolinearlo è Oliver Blume, CEO del gruppo Volkswagen, che lancia un appello forte e chiaro alle istituzioni comunitarie: senza un sostegno concreto, la corsa all’elettrificazione rischia di diventare insostenibile, sia per le imprese che per i lavoratori del settore. Il cuore del problema, secondo Blume, risiede nell’assenza di politiche armonizzate e di una visione comune a livello europeo, elementi indispensabili per accompagnare la trasformazione imposta dal Green Deal.

La normativa europea ha fissato un obiettivo ambizioso: dal 2035 non sarà più possibile vendere nuove vetture dotate di motori termici, ad eccezione di quelle alimentate a idrogeno o e-fuel. Questo scenario impone una rivoluzione senza precedenti, che coinvolge non solo le case automobilistiche, ma l’intero ecosistema industriale e sociale del continente. Se da un lato il gruppo tedesco può già vantare che un veicolo su cinque venduto sia in versione elettrica o elettrificata, dall’altro Blume mette in guardia: la sola preparazione industriale non basta a garantire il successo della transizione.

Un’azione coordinata

Senza un’azione coordinata tra i Paesi membri dell’Unione Europea, l’industria rischia di perdere competitività e, con essa, migliaia di posti di lavoro. La preoccupazione è concreta: il passaggio alle auto elettriche richiede investimenti ingenti, non solo nella produzione, ma anche nella formazione delle risorse umane e nell’adeguamento delle catene di fornitura. Per questo, Blume indica tre interventi prioritari per rendere la transizione realmente sostenibile e inclusiva.

Il primo pilastro è rappresentato da incentivi fiscali mirati, capaci di abbattere il costo di acquisto delle vetture a zero emissioni e di stimolare la domanda. Il secondo punto, altrettanto cruciale, riguarda il potenziamento delle infrastrutture di ricarica: è necessario sviluppare una rete capillare, efficiente e accessibile non solo nelle grandi città, ma anche nelle aree rurali e periferiche, dove la mobilità elettrica rischia altrimenti di restare una chimera. Infine, occorre intervenire sulle tariffe ricarica pubblica, rendendole più competitive rispetto ai costi attuali che, soprattutto in Italia, rappresentano un freno significativo alla diffusione delle auto elettriche.

Un caso emblematico

Proprio il caso italiano è emblematico: il nostro Paese si colloca tra quelli con i prezzi di ricarica più elevati d’Europa, una condizione che erode il vantaggio economico derivante dalla scelta di un veicolo elettrico. Una timida apertura arriva con il prossimo bonus auto 2025, la cui piattaforma di richiesta sarà attiva dal 22 ottobre 2025. Si tratta di un passo nella giusta direzione, ma secondo Blume e molti altri operatori del settore, non è sufficiente a colmare il divario rispetto agli altri principali mercati europei.

Nel dibattito pubblico, le posizioni restano polarizzate. Da un lato ci sono gli ambientalisti, che chiedono un passaggio rapido e deciso verso veicoli a zero emissioni reali. Dall’altro, numerosi esponenti dell’industria e delle organizzazioni sindacali sostengono la necessità di una transizione più graduale, in grado di tutelare l’occupazione e di evitare shock economici e sociali. In questo contesto, si fa strada la proposta di includere le ibride plug-in come soluzione ponte, capace di facilitare il passaggio verso la piena elettrificazione senza penalizzare i consumatori e le imprese.

Alla ricerca di equilibrio

La posizione di Oliver Blume si colloca in una zona di equilibrio tra queste due visioni: il CEO di Volkswagen chiede da un lato un maggiore supporto per i consumatori, attraverso incentivi e tariffe più accessibili, e dall’altro regole chiare e uniformi che possano offrire certezza agli investimenti industriali. Secondo Blume, solo una strategia europea coordinata e lungimirante potrà trasformare la sfida della transizione energetica in una reale opportunità di rilancio per il settore automobilistico continentale.

La scadenza del 2035 fissata dall’Unione Europea resta per ora immutata, ma la responsabilità di accompagnare il cambiamento ricade oggi sui governi nazionali, chiamati a mettere in campo misure efficaci e coerenti con gli obiettivi comuni. La partita dell’elettrico, conclude Blume, si gioca su tre fronti fondamentali: regole, incentivi e infrastrutture. Solo attraverso un impegno condiviso sarà possibile garantire che la rivoluzione verde non si traduca in una crisi per l’industria europea, ma diventi invece il motore di una nuova stagione di crescita, innovazione e sostenibilità.

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