Il 2035 è sempre più in bilico, l'UE apre ai motori efficienti ed e-fuel

La Commissione Europea considera di rivedere il divieto 2035 sui motori a combustione: possibili eccezioni per motori altamente efficienti, ibridi, biocarburanti ed efuel

Il 2035 è sempre più in bilico, l'UE apre ai motori efficienti ed e-fuel
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Giorgio Colari
Pubblicato il 3 dic 2025

La UE si trova di fronte a un momento cruciale nella definizione della sua strategia di decarbonizzazione del settore automobilistico. La Commissione Europea sta attualmente riconsiderando il rigido calendario che aveva fissato per questa transizione, aprendo concretamente la strada a un possibile compromesso tra gli obiettivi climatici ambiziosi e le esigenze di competitività industriale del continente. Al cuore di questa revisione strategica si colloca la riconsiderazione del divieto di commercializzazione di nuovi veicoli equipaggiati con motori a combustione previsto per il 2035, con l’introduzione di possibili eccezioni per tecnologie alternative come veicoli ibridi, biocarburanti e combustibili sintetici, comunemente noti come efuel.

Le discussioni nel cuore dell’Europa

La pressione verso questo ripensamento proviene da una combinazione significativa di fattori politici e industriali, con la Germania che emerge come protagonista principale in questa negoziazione. Una comunicazione ufficiale del cancelliere tedesco Friedrich Merz, indirizzata direttamente a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha sollecitato con forza l’inclusione di motori altamente efficienti all’interno della revisione normativa in corso. Il commissario europeo responsabile dei Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, ha immediatamente confermato la disponibilità dell’esecutivo europeo a valutare in modo attento tutte le opzioni tecnologiche disponibili, con menzione esplicita delle soluzioni ibride e dei combustibili sintetici di nuova generazione come priorità di analisi.

L’orientamento che la Commissione sta delineando mira chiaramente a raggiungere un equilibrio delicato tra la protezione effettiva del clima e la salvaguardia della competitività industriale europea nel mercato globale. La proposta tecnica attualmente in discussione contempla l’adozione di metodologie well-to-wheel per misurare accuratamente le emissioni di gas serra, l’implementazione di parametri oggettivi per certificare l’«alta efficienza» dei propulsori tradizionali e lo sviluppo di sistemi di incentivazione per valorizzare concretamente le filiere produttive locali e nazionali.

Flessibilità normativa è la parola d’ordine

L’industria automobilistica europea accoglie complessivamente con favore questa flessibilità normativa, considerato l’impegno cospicuo e gli ingenti investimenti già profusi nella transizione verso l’elettrico e i rischi competitivi concreti rispetto a mercati globali che hanno adottato transizioni meno rigide o che godono di accesso facilitato ai combustibili alternativi.

Tuttavia, le organizzazioni ambientaliste e numerosi parlamentari europei esprimono preoccupazioni profonde e significative: introdurre scappatoie normative per i motori tradizionali potrebbe effettivamente vanificare i target di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti. Gli oppositori di questa linea sottolineano come la produzione massiccia di efuel e biocarburanti comporti consumi energetici e fabbisogni di materie prime che, senza controlli rigidi e verificabili, potrebbero annullare i guadagni climatici sperati e rappresentare un passo indietro nella lotta al cambiamento climatico.

Modifiche al pacchetto

Sul piano normativo, qualsiasi modifica sostanziale al pacchetto auto dovrà necessariamente superare negoziati complessi e articolati tra la Commissione, il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo. I governi nazionali e i costruttori avranno ruoli determinanti e decisivi nell’influenzare concretamente l’ampiezza delle eccezioni e delle misure di accompagnamento che verranno adottate.

Le soluzioni attualmente in campo variano considerevolmente: dall’applicazione ristretta del divieto del 2035 con deroghe minime, fino a un allentamento sostanziale che consenta l’omologazione di veicoli a combustione interna solo sotto stringenti criteri di efficienza e bassa impronta carbonica. Possibili anche misure di politica industriale mirate: contributi per la riconversione degli stabilimenti, programmi per sviluppare l’ecosistema europeo della sintesi di carburanti sostenibili e aiuti strutturati all’occupazione.

La questione ha già scatenato un vivace dibattito politico e reazioni significative nel mercato finanziario globale. Operatori finanziari e case costruttrici attendono con interesse le proposte definitive dell’esecutivo europeo. La tensione tra imperativo climatico e protezione della base industriale continuerà a configurare un’eventuale decisione destinata a orientare profondamente la mobilità del continente nel prossimo decennio.

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