Una batteria che permette 5.000 km con una ricarica: la novità

Un nuovo legante polimerico per anodi in silicio promette batterie da 90 kWh con autonomia fino a 5.000 km. La tecnologia è promettente ma richiede test, scaling e valutazioni su costi e sicurezza

Una batteria che permette 5.000 km con una ricarica: la novità
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Giorgio Colari
Pubblicato il 16 ott 2025

Una vera e propria rivoluzione silenziosa si sta preparando nel mondo dell’auto elettrica: un salto tecnologico che promette di ridefinire i limiti delle batterie agli ioni di litio e portare l’autonomia delle vetture fino a distanze impensabili fino a ieri. Stiamo parlando di un traguardo straordinario: autonomia 5000 km con una sola ricarica, cinque volte oltre gli standard attuali, e una densità energetica dieci volte superiore rispetto ai sistemi basati su grafite. Al centro di questa svolta c’è l’introduzione di un legante polimerico innovativo, capace di stabilizzare l’anodo in silicio e di superare i limiti che finora ne hanno frenato la diffusione.

Nata in laboratorio in Corea

Il cuore di questa innovazione nasce nei laboratori delle università sudcoreane POSTECH e Sogang, dove un team di ricercatori ha sviluppato un materiale composito rivoluzionario. La sfida principale affrontata riguarda uno dei problemi storici delle batterie al silicio: l’espansione volumetrica che si verifica durante i cicli di carica e scarica, causa primaria del rapido degrado degli elettrodi e della perdita di efficienza delle celle.

La soluzione individuata combina l’azione di un legante polimerico di nuova concezione, in grado di sfruttare contemporaneamente legami a idrogeno e forze elettrostatiche di Coulomb, con l’integrazione di polietilenglicole per ottimizzare il flusso ionico. Questa sinergia permette di mantenere l’integrità strutturale dell’anodo in silicio anche in presenza delle naturali variazioni dimensionali che avvengono durante l’utilizzo intensivo, riducendo il rischio di fratture e migliorando la durata complessiva della cella.

Le ricadute di questa scoperta

Le ricadute pratiche di questa scoperta sono enormi: a parità di dimensioni rispetto alle batterie attuali, si potrebbe ottenere un’autonomia quintuplicata, oppure, a parità di autonomia, ridurre drasticamente peso e volume delle celle, aprendo la strada a veicoli più leggeri e performanti, capaci di percorrere senza sforzo anche 1000 km con una sola ricarica.

Il vantaggio teorico del anodo in silicio è noto da tempo agli addetti ai lavori: la sua capacità di immagazzinare energia è fino a dieci volte superiore rispetto alla grafite, materiale di riferimento nelle batterie agli ioni di litio di oggi. Tuttavia, il principale ostacolo al suo impiego su larga scala è sempre stato rappresentato dalla tendenza del silicio a frantumarsi dopo pochi cicli di carica, compromettendo rapidamente le prestazioni della batteria.

Grazie al nuovo legante polimerico, i ricercatori sono riusciti a distribuire in modo più uniforme le tensioni meccaniche all’interno dell’elettrodo, mantenendo la coesione della struttura anche dopo ripetuti cicli di utilizzo. Il ruolo del polietilenglicole è altrettanto cruciale: migliorando la mobilità degli ioni di litio, consente di ottenere prestazioni elevate senza sacrificare la sicurezza del sistema.

Prospettive entusiasmanti

Nonostante le prospettive entusiasmanti, il percorso che separa la scoperta scientifica dalla produzione su larga scala resta irto di ostacoli. I test finora condotti riguardano celle sperimentali, e restano da affrontare sfide importanti: la durata a lungo termine, il comportamento dopo migliaia di cicli di carica e scarica, la compatibilità con gli elettroliti già in uso e, soprattutto, la sicurezza termica delle nuove batterie.

Dal punto di vista industriale, i produttori dovranno valutare con attenzione i costi legati all’impiego del silicio, le specificità dei processi produttivi e la necessità di adattare le linee di assemblaggio esistenti. Una tecnologia di rottura, per poter davvero rivoluzionare il mercato, deve dimostrarsi non solo efficace, ma anche sostenibile dal punto di vista economico.

Entusiasmo e cautela

Non sorprende quindi che gli esperti del settore accolgano questa notizia con un misto di entusiasmo e cautela. Se le promesse saranno mantenute, ci troveremo di fronte a una svolta epocale: cambieranno le strategie di approvvigionamento dei materiali, il design dei veicoli e persino la configurazione delle infrastrutture di ricarica. Ma solo test su vasta scala e accurate valutazioni economiche potranno trasformare questa scoperta in un prodotto commerciale di successo.

La direzione, però, è chiara: aumentare la densità energetica delle batterie senza compromettere sicurezza e durata nel tempo rimane la priorità assoluta della ricerca. Il futuro della mobilità elettrica si giocherà proprio su questi fronti, e l’innovazione sudcoreana rappresenta oggi una delle più promettenti strade verso l’auto a emissioni zero di nuova generazione.

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