Scandalo prezzi carburanti: Antitrust multa Eni e cinque compagnie per cartello

L'Antitrust sanziona Eni e altre cinque compagnie per un cartello che ha gonfiato la componente bio dei carburanti. Assoutenti chiede ristori e monitoraggio indipendente.

Scandalo prezzi carburanti: Antitrust multa Eni e cinque compagnie per cartello
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Renato Terlisi
Pubblicato il 26 set 2025

Un terremoto scuote il settore energetico italiano: l’antitrust ha inflitto sanzioni record da 936 milioni di euro alle principali compagnie petrolifere, accusate di aver creato un cartello segreto per manipolare i prezzi della componente bio dei carburanti. Un’indagine senza precedenti, che apre scenari dirompenti per consumatori, aziende e operatori logistici, e che rilancia il dibattito sulla trasparenza e l’equità nella formazione dei costi energetici.

L’azione dell’antitrust italiano si è abbattuta su sei giganti del settore, colpendo duramente i loro bilanci. A guidare la lista delle società sanzionate c’è Eni, con una multa di ben 336 milioni di euro. Seguono Q8 (173 milioni), Ip (164 milioni), Esso (129 milioni), Tamoil (91 milioni) e Saras (44 milioni). Le accuse sono pesanti: secondo le evidenze raccolte dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, le compagnie avrebbero collaborato per gonfiare artificialmente il valore della frazione rinnovabile dei carburanti, una pratica che ha avuto effetti diretti sui costi sostenuti da trasportatori e imprese.

Al centro dell’indagine c’è la componente bio, ovvero la parte rinnovabile obbligatoria nei carburanti tradizionali. Dal 2019 al 2023, il suo prezzo è passato da circa 20 euro a 60 euro al metro cubo, triplicando in soli quattro anni. Questo incremento non sarebbe stato il frutto del libero mercato, ma il risultato di un’intesa occulta tra le aziende, portata alla luce grazie alla segnalazione di un whistleblower. Il sistema, favorito dalla scarsa trasparenza nelle rilevazioni ufficiali, avrebbe permesso alle compagnie di aumentare i propri margini a discapito dell’intera filiera dei trasporti.

L’intervento dell’antitrust non si limita alla sanzione economica. Il caso solleva questioni di più ampia portata, a partire dalla necessità di strumenti di controllo indipendenti e di un monitoraggio costante dei prezzi. La mancanza di trasparenza nella determinazione della componente bio è stata finora un punto debole del sistema, e proprio su questo aspetto si concentrano ora le richieste di associazioni e operatori.

Assoutenti, tra le prime a commentare la decisione dell’Autorità, accoglie positivamente la multa ma la considera solo il primo passo di un percorso più ampio. Il presidente Gabriele Melluso ha richiesto ristori diretti per i consumatori colpiti dai rincari e l’istituzione di un organismo di monitoraggio indipendente, in grado di garantire una trasparenza duratura nella formazione dei prezzi. Solo così, secondo l’associazione, si potrà ripristinare la fiducia e tutelare realmente chi utilizza i carburanti per lavoro o per necessità quotidiane.

Nel frattempo, le compagnie coinvolte non stanno a guardare. Fonti vicine ai gruppi petroliferi segnalano che le società starebbero valutando la possibilità di presentare ricorsi contro la decisione dell’antitrust, sostenendo la legittimità delle proprie strategie commerciali. La battaglia, quindi, potrebbe proseguire a lungo nei tribunali amministrativi, lasciando nel frattempo il settore in una situazione di incertezza e di attesa.

Per il comparto dell’autotrasporto, le conseguenze sono tangibili: l’aumento della componente bio ha eroso i margini operativi e ha generato dubbi su eventuali rimborsi futuri. Gli operatori logistici chiedono a gran voce strumenti digitali per monitorare in tempo reale la formazione dei costi energetici, così da evitare nuovi episodi di speculazione e di pratiche scorrette.

L’intervento dell’antitrust italiano si inserisce in un contesto europeo sempre più attento alle dinamiche della filiera dei carburanti. L’obiettivo dichiarato è duplice: ristabilire l’equità di mercato e fungere da deterrente per qualsiasi tentativo di manipolazione dei prezzi. Le prossime settimane saranno decisive per capire se, oltre alle sanzioni immediate, arriveranno anche ristori diretti per i consumatori e se verrà istituito un sistema di controllo permanente.

La vicenda, in ogni caso, rappresenta un punto di svolta per il settore: la trasparenza e la correttezza nella formazione dei prezzi non sono più opzioni, ma necessità inderogabili per garantire un mercato competitivo e rispettoso dei diritti di imprese e cittadini.

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