Da Automotive Forum un appello per il settore e le sfide del Green Deal

Il mercato auto europeo arretra e i cinesi avanzano: filiera e politici chiedono revisione del Green Deal e neutralità tecnologica.

Da Automotive Forum un appello per il settore e le sfide del Green Deal
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Giorgio Colari
Pubblicato il 15 ott 2025

Il mercato automobilistico europeo si trova oggi ad affrontare una delle sue fasi più delicate e complesse, sospeso tra una crisi strutturale e l’irruzione di nuovi attori globali. Il recente studio di AlixPartners, presentato durante il decennale di #FORUMAutoMotive a Milano, ha messo in luce una serie di criticità che rischiano di compromettere la competitività e la stessa sopravvivenza di un settore industriale strategico per l’economia continentale.

I dati illustrati da Emanuele Cordone di AlixPartners parlano chiaro: nel 2025 le immatricolazioni nell’Unione Europea subiranno una contrazione del 2%, seguite da una ripresa che si preannuncia tutt’altro che vigorosa negli anni successivi. Nel frattempo, i costruttori cinesi continuano a guadagnare terreno in modo deciso, con una quota di mercato destinata a crescere dall’8% del 2024 al 13% nel 2030. Questa avanzata mette in seria difficoltà i produttori europei, la cui presenza passerà dal 62% al 58%, segnando una perdita di terreno significativa proprio nel cuore del Vecchio Continente.

Durante l’evento “Automotive, quale futuro – Reagire con decisione: basta parole!”, il giornalista Pierluigi Bonora ha espresso con forza la necessità di azioni concrete e tempestive. L’allarme è stato lanciato a gran voce: senza interventi rapidi, il mercato automobilistico europeo rischia un tracollo con ripercussioni devastanti sia sulla competitività sia sull’occupazione. Il rischio di un effetto domino è reale, soprattutto se si considera che la filiera coinvolge centinaia di migliaia di posti di lavoro e rappresenta un pilastro industriale per molti Paesi membri.

Lo scenario italiano appare ancora più complicato. Il mercato fatica a tornare ai livelli pre-pandemici, frenato da prezzi elevati e da una minore accessibilità ai veicoli, elementi che comprimono la domanda interna. L’elettrificazione, considerata da molti la via maestra per la transizione ecologica, procede a rilento: nonostante gli incentivi fiscali, la quota di veicoli elettrici e ibridi plug-in si attesta intorno al 10% nella prima metà del 2025, ben al di sotto della media europea. Questo ritardo rischia di amplificare ulteriormente il divario competitivo con altri mercati più dinamici e ricettivi.

Nel corso della tavola rotonda “Automotive al bivio. Il sistema europeo è a fine corsa?”, Roberto Vavassori di ANFIA ha sottolineato la drammaticità della situazione occupazionale, con la perdita di circa 100mila posti di lavoro nella componentistica. Una situazione che, secondo Vavassori, richiede una revisione urgente delle politiche comunitarie, a partire dalla richiesta di posticipare di cinque anni il phase-out dei motori termici previsto per il 2035. Un appello condiviso anche da altri attori della filiera, che vedono nella rigidità normativa un ostacolo alla competitività.

Sul fronte fiscale, Andrea Cardinali di UNRAE ha posto l’accento sulle difficoltà che gravano sulle auto aziendali, sottolineando come la pressione fiscale rappresenti un freno agli investimenti e al rinnovo del parco circolante. Fabio Pressi di Motus-E ha invece evidenziato l’urgenza di rendere le batterie più competitive, mentre Gianni Murano di UNEM ha criticato l’attuale quadro normativo europeo che, a suo avviso, avrebbe penalizzato vendite e occupazione invece di favorire la decarbonizzazione.

Un altro tema caldo emerso durante il forum è quello della neutralità tecnologica. Simonpaolo Buongiardino di Confcommercio Mobilità-Federmotorizzazione ha invocato un approccio meno ideologico e più pragmatico: tutte le soluzioni, dall’elettrico ai biocarburanti, dall’idrogeno alle tecnologie ibride, dovrebbero poter competere su un piano di parità, senza discriminazioni. Questa richiesta di apertura e flessibilità tecnologica trova sempre più consenso tra gli operatori del settore, consapevoli che la transizione ecologica non può essere affidata a una sola tecnologia.

Sul piano politico, anche gli europarlamentari presenti, tra cui Paolo Borchia e Massimiliano Salini, hanno riconosciuto la necessità di rivedere il Green Deal e di sostenere con maggiore decisione la ricerca e l’innovazione, liberandole dai vincoli ideologici che rischiano di soffocare la crescita.

Infine, la minaccia rappresentata dai brand cinesi resta concreta e attuale. L’advisor Andrea Taschini ha suggerito l’introduzione di dazi o contingentamenti sulle importazioni per proteggere l’industria europea da una concorrenza che si fa sempre più agguerrita. Il futuro del settore automobilistico europeo dipenderà ora dalla capacità di compiere scelte strategiche, coinvolgendo istituzioni, industria e consumatori in un percorso di rinnovamento e resilienza.

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