Porsche brevetta un motore W12: possibile ritorno nel Gruppo VW
Porsche ha depositato un brevetto per un nuovo W12 con plenum superiore e aspirazione diretta. Potrebbe indicare un futuro utilizzo ibrido nelle vetture ad alte prestazioni del Gruppo Volkswagen
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Mentre l’industria automobilistica mondiale accelera verso la mobilità elettrica, un inatteso segnale di controtendenza arriva da uno dei marchi più iconici della tradizione sportiva tedesca. In un momento in cui si pensava che i grandi propulsori appartenessero ormai al passato, Porsche sorprende depositando un nuovo brevetto relativo a un motore W12. Questa scelta, che sembra andare contro la corrente del settore, riaccende i riflettori su una tipologia di propulsore che si credeva destinata all’oblio, soprattutto dopo l’annuncio di Bentley che, nel luglio 2024, metterà fine alla produzione del suo celebre dodici cilindri.
Il documento depositato da Porsche descrive una raffinata architettura a W12, impreziosita da soluzioni ingegneristiche all’avanguardia per ottimizzare i flussi d’aria interni. Al centro di questa innovazione troviamo un sistema di aspirazione completamente riprogettato: il plenum viene collocato nella parte superiore del propulsore, permettendo all’aria di seguire percorsi più diretti. Questa soluzione non solo riduce le perdite dovute all’attrito, ma incrementa anche l’efficienza globale del sistema, rappresentando un vero e proprio passo avanti nell’evoluzione dei motori a combustione interna.
I vantaggi del brevetto
I vantaggi delineati nel brevetto non si limitano alla pura performance: si parla di un netto miglioramento dell’aerodinamica interna, una maggiore libertà progettuale per quanto riguarda la disposizione nel vano motore e, soprattutto, potenziali benefici per il raffreddamento complessivo del propulsore. Tali caratteristiche renderebbero questa configurazione particolarmente adatta a vetture ad alte prestazioni, dove ogni centimetro di spazio risulta prezioso e la gestione termica è un elemento chiave.
Questa mossa, però, sembra quasi un’anomalia nel percorso tracciato dal Gruppo Volkswagen negli ultimi anni. Dopo la decisione di Bentley di abbandonare il suo iconico dodici cilindri, sembrava che il sipario fosse calato definitivamente sui grandi motori termici all’interno del colosso tedesco, lasciando spazio a una progressiva e inevitabile elettrificazione della gamma. Eppure, Porsche dimostra che la ricerca sull’innovazione applicata ai motori tradizionali non è ancora del tutto esaurita.
È fondamentale, tuttavia, sottolineare che il deposito di un brevetto non equivale a una futura produzione in serie. Nel settore automotive, le aziende spesso proteggono idee e soluzioni tecniche per tutelare la propria proprietà intellettuale o per esplorare nuove strade, senza che questo implichi un reale impegno industriale. In questo caso, la scelta di Porsche potrebbe essere interpretata come una mossa strategica, volta a preservare un vantaggio competitivo o a prepararsi per eventuali sviluppi futuri.
Per vetture ultra esclusive
Secondo gli analisti del settore, la destinazione più probabile per un motore W12 di nuova generazione sarebbe quella di vetture ultra-esclusive, supercar prodotte in edizioni limitate o, più realisticamente, di modelli con powertrain ibrido. L’abbinamento tra un potente dodici cilindri e la tecnologia elettrica rappresenterebbe un compromesso ideale tra le prestazioni estreme che da sempre contraddistinguono il marchio e la necessità di rispettare normative sulle emissioni sempre più stringenti.
Non mancano, tuttavia, le voci scettiche. Le pressioni derivanti dalle normative ambientali, i costi di sviluppo elevati e l’orientamento globale verso l’elettrificazione rendono difficile giustificare economicamente nuovi progetti basati su grandi motori a combustione interna. Molti esperti ritengono improbabile che si assista a un ritorno in grande stile di questa tipologia di propulsori, almeno su larga scala.
Le reazioni sono variegate
Le reazioni nel mondo dell’automotive sono quanto mai variegate: entusiasmo tra gli appassionati di motori, interesse tecnico tra gli ingegneri e progettisti, e un atteggiamento prudente tra gli analisti di mercato. Alcuni osservatori suggeriscono che marchi come Bugatti, da sempre sinonimo di esclusività e prestazioni estreme, potrebbero essere tra i principali beneficiari di questa nuova tecnologia, anche se al momento non esistono conferme ufficiali in tal senso.
In definitiva, il nuovo brevetto depositato da Porsche rappresenta una testimonianza concreta di come l’innovazione nel campo dei motori a combustione interna non sia stata del tutto abbandonata, nonostante la forte spinta verso l’elettrificazione che caratterizza il presente e il futuro dell’industria automobilistica. Resta da vedere se questa soluzione troverà davvero applicazione su strada o se rimarrà un brillante esercizio di ingegneria, destinato a rimanere sulla carta come omaggio a un’epoca che sembrava ormai conclusa.
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