Il diesel arranca ma resiste, la top 10 in Italia: dominio tedesco
Il mercato diesel in Italia cala di circa 70.000 immatricolazioni nel 2025. Nonostante il calo, la Volkswagen Tiguan domina le vendite e l'Alfa Romeo Tonale è l'unica italiana nella top 10
Il mercato auto diesel italiano attraversa un momento di profonda trasformazione che segna chiaramente il passaggio verso motorizzazioni alternative e più sostenibili. I numeri parlano da soli: 11.512 unità per la Volkswagen Tiguan, 8.792 per la Mercedes GLA e 7.779 per la T-Roc rappresentano le cifre che definiscono il 2025 di questo segmento in deciso calo. Un calo immatricolazioni di circa 70.000 unità rispetto al 2024 evidenzia una tendenza che non può essere ignorata: il diesel sta perdendo terreno in maniera significativa. Eppure, la storia non finisce qui. Alcuni modelli continuano a mantenere volumi notevoli, dimostrando che il motore diesel non è ancora completamente sparito dal panorama automobilistico nazionale, ma piuttosto si sta ridefinendo progressivamente.
Tonale l’unica italiana
La struttura del mercato rivela chiaramente una predominanza dei marchi tedeschi. Volkswagen, Mercedes, Audi e BMW occupano posizioni di leadership indiscussa, consolidando ulteriormente il ruolo della tecnologia tedesca nel segmento diesel. I costruttori tedeschi hanno sviluppato nel corso degli anni una specializzazione profonda in questo ambito, trasformandola in un vantaggio competitivo durissimo da erodere. Accanto ai Suv compatti, resistono anche berline consolidate come la BMW Serie 1 e la Volkswagen Golf, principalmente apprezzate da chi accumula percorrenze elevate o ricerca consumi estremamente contenuti.
Le ragioni del declino
Le ragioni del declino sono molteplici e affondano le radici in fattori strutturali e normativi. La pressione regolamentare verso l’elettrificazione, accompagnata da incentivi governativi decisamente orientati verso soluzioni a zero emissioni, rappresenta una spinta direzionante che nessun costruttore può ignorare. Le aree a traffico limitato nelle grandi città fungono da acceleratore ulteriore di questa transizione, mentre cresce costantemente la sensibilità ambientale dei consumatori. Le case automobilistiche, da parte loro, continuano a investire in affidabilità, efficienza motoristica e reti assistenziali capillari per mantenere l’appeal del diesel nelle nicchie ancora ricettive.
Le prospettive degli stakeholder risultano profondamente divergenti. Le industrie sottolineano con forza l’utilità del diesel per utilizzi professionali e percorrenze elevate, mentre i concessionari lamentano una contrazione netta della domanda privata. I consumatori rimangono divisi tra chi privilegia il risparmio operativo e l’autonomia rispetto alle alternative elettriche e chi abbraccia con convinzione la transizione ecologica.
Un caso emblematico è rappresentato dalla Ford Focus, ancora presente nelle classifiche nonostante l’annuncio della cessazione produttiva nel 2025. Questo paradosso indicativo rivela come numerose immatricolazioni derivino principalmente da giacenze di magazzino e ordini di flotte aziendali piuttosto che da una domanda privata autentica e consapevole. Il 2025 rappresenta dunque un punto di svolta decisivo: il diesel non scompare, ma si trasforma progressivamente in una nicchia destinata a utilizzatori professionali e percorritori di lunghe distanze, mentre la tecnologia del caricamento rimane ancora insufficientemente sviluppata nelle aree urbane.