Commissione UE, Italia in ritardo sulla transizione: "Servono misure più incisive"
La Commissione UE chiede all’Italia di accelerare sulla mobilità elettrica con incentivi e misure fiscali per colmare il ritardo rispetto all’Europa
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L’Italia rischia di restare indietro nella corsa verso la mobilità elettrica, secondo l’ultimo avvertimento lanciato dalla Commissione Europea. Bruxelles ha infatti espresso forte preoccupazione dopo aver esaminato attentamente i Piani nazionali energia e clima, sottolineando come il nostro Paese si trovi ancora in netto ritardo rispetto agli altri Stati membri nell’adozione delle auto elettriche. Un gap che, se non colmato rapidamente, potrebbe compromettere gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo e rallentare il percorso verso la riduzione delle emissioni CO2 nel settore dei trasporti.
Competitività a rischio
L’analisi della Commissione Europea è chiara: senza un’azione incisiva e tempestiva, l’Italia rischia di diventare il fanalino di coda della transizione ecologica europea. La questione non riguarda solo l’aspetto ambientale, ma anche la competitività del sistema Paese, sempre più legata alla capacità di innovare e di adattarsi ai nuovi paradigmi della mobilità sostenibile.
Tra le soluzioni concrete proposte da Bruxelles, spicca l’introduzione di una fiscalità progressiva basata sulle emissioni CO2 per le auto private e aziendali. Questo sistema, già applicato con successo in diversi paesi europei, si è dimostrato efficace nell’incentivare il passaggio alle BEV (Battery Electric Vehicles), grazie a una tassazione che premia chi sceglie veicoli a basso impatto ambientale. Un modello che, se adottato anche in Italia, potrebbe rappresentare una svolta per il mercato interno delle auto elettriche.
In Norvegia sono al primo posto
I dati attuali sono eloquenti: in Norvegia, paese leader nella transizione, le auto elettriche rappresentano oltre il 97% delle nuove immatricolazioni. In Italia, invece, questa percentuale si ferma a un modesto 4,85%. Un divario impressionante che riflette sia una diversa cultura della sostenibilità sia una politica di incentivi auto elettriche meno efficace rispetto ad altri contesti europei. La differenza si avverte anche nella percezione pubblica: mentre in alcuni paesi la mobilità elettrica è ormai parte integrante della quotidianità, in Italia persiste ancora una certa diffidenza, alimentata anche da timori legati all’autonomia e alla rete di colonnine di ricarica.
A complicare ulteriormente il quadro, vi è la questione delle risorse non utilizzate. Ben 597 milioni di euro del Pnrr destinati alle infrastrutture di ricarica risultano ancora bloccati. Una situazione paradossale, se si considera che l’espansione della rete di colonnine di ricarica è uno degli elementi chiave per favorire la diffusione delle auto elettriche e per superare le resistenze ancora presenti tra i consumatori. Senza un’adeguata infrastruttura, anche i migliori incentivi auto elettriche rischiano di perdere efficacia.
Incentivi in arrivo
Per il 2025, il governo italiano ha previsto incentivi auto elettriche che possono arrivare fino a 11.000 euro per i redditi più bassi. Tuttavia, secondo la Commissione Europea, questi incentivi da soli potrebbero non bastare a innescare un cambiamento significativo, soprattutto se non accompagnati da una strategia complessiva che comprenda anche investimenti nelle infrastrutture e una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Sul fronte dell’innovazione, arrivano segnali incoraggianti dall’estero. In Cina, ad esempio, si stanno sviluppando batterie al grafene in grado di garantire tempi di ricarica di soli 5 minuti e una durata fino a quattro volte superiore rispetto alle attuali batterie al litio. Un progresso tecnologico che potrebbe rivoluzionare il mercato e abbattere molte delle barriere che oggi frenano la diffusione della mobilità elettrica anche in Italia.
La sfida per il nostro Paese è quindi duplice: da un lato, recuperare il gap con gli altri paesi europei, dall’altro, costruire un ecosistema favorevole allo sviluppo della mobilità elettrica. Ciò significa puntare su una rete capillare di colonnine di ricarica, su incentivi auto elettriche mirati e su una fiscalità che premi le scelte sostenibili. Solo attraverso un’azione coordinata e determinata, l’Italia potrà allinearsi agli obiettivi del Green Deal e completare con successo la transizione verso una mobilità a zero emissioni.
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