Cassino, si ferma ancora lo stabilimento di Stellantis: poca domanda

Lo stabilimento Stellantis di Cassino affronta un nuovo stop (3-7 novembre 2025). Calo produzione, volumi in calo e lancio delle nuove Alfa Romeo Stelvio e Giulia posticipato al 2027; investimenti aziendali e supporto del governo per sostenere la filiera

Cassino, si ferma ancora lo stabilimento di Stellantis: poca domanda
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Giorgio Colari
Pubblicato il 28 ott 2025

La crisi che sta investendo lo stabilimento Stellantis di Cassino si fa ogni giorno più tangibile, delineando uno scenario di forte incertezza per il futuro industriale e sociale dell’intero territorio. I numeri parlano chiaro: cinque giorni di fermo produttivo programmati dal 3 al 7 novembre 2025, una produzione complessiva di appena 14.000 vetture nei primi nove mesi dell’anno – un dato che segna un crollo del 28% rispetto al 2024 – e il rischio concreto di chiudere il 2025 con meno di 20.000 veicoli assemblati. Una situazione ben lontana dai fasti del 2017, quando le linee dello stabilimento sfornavano 135.000 unità.

Drastico calo degli ordini

Alla base di questa flessione c’è il drastico calo degli ordini per modelli iconici come Alfa Romeo Stelvio e Alfa Romeo Giulia, la cui domanda si è progressivamente ridotta, complice anche la trasformazione che sta investendo il mercato dell’auto. La transizione verso motorizzazioni ibride ed elettriche sta infatti influenzando profondamente i piani industriali del gruppo, costringendo Stellantis a ripensare la propria strategia produttiva.

Uno degli elementi chiave di questa trasformazione è rappresentato dalla piattaforma STLA Large, su cui saranno basate le nuove generazioni di Stelvio e Giulia. Tuttavia, l’arrivo di questi modelli è stato posticipato al 2027, con almeno un anno di ritardo rispetto alle previsioni iniziali. La decisione, confermata da fonti interne all’azienda, si è resa necessaria per permettere l’adeguamento dei veicoli alle nuove architetture e tecnologie richieste dal mercato.

Crisi profonda

L’impatto sociale ed economico di questa crisi è profondo. Durante i periodi di fermo, i lavoratori dello stabilimento percepiscono salari medi ridotti, oscillanti tra 1.100 e 1.200 euro, una cifra che mette a dura prova il potere d’acquisto delle famiglie locali. A risentirne non sono solo gli operai diretti, ma anche tutto l’indotto, che subisce le conseguenze delle continue interruzioni della produzione e della diminuzione degli ordini.

In questo contesto di grande difficoltà, Stellantis ha ribadito il proprio impegno nei confronti degli stabilimenti italiani, annunciando investimenti per 2 miliardi di euro nel 2025. Questo stanziamento rientra in un piano più ampio, avviato nel 2021 e che si estenderà fino al 2025, volto a sostenere la competitività degli impianti e a favorire la transizione verso la mobilità elettrica. L’obiettivo dichiarato dal gruppo è quello di rilanciare i volumi produttivi a partire dal 2026, anche se i nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Alfa Romeo Giulia arriveranno solo l’anno successivo.

Un pacchetto di aiuti

Sul fronte istituzionale, il ministro dell’Industria Adolfo Urso ha predisposto un pacchetto di aiuti da 1,6 miliardi di euro a sostegno dell’intera filiera automobilistica. Le misure sono pensate per accompagnare la transizione verso la mobilità elettrica e mitigare l’impatto occupazionale della crisi, offrendo un sostegno concreto sia ai lavoratori sia alle aziende coinvolte.

I sindacati mantengono una posizione di forte preoccupazione, sottolineando come l’alternanza di periodi di attività e fermo produttivo stia impoverendo non solo i lavoratori, ma anche l’intero ecosistema di fornitori e piccole imprese locali. La questione non riguarda soltanto il presente, ma anche la sostenibilità futura del tessuto industriale dell’area.

Gli esperti del settore individuano due sfide principali: da un lato, l’evoluzione della domanda verso veicoli elettrici e connessi; dall’altro, i tempi necessari per adeguare i modelli storici alle nuove tecnologie. La scelta di puntare sulla piattaforma STLA Large per le prossime generazioni di Alfa Romeo è considerata strategica, ma comporta inevitabilmente un allungamento dei tempi di sviluppo e un periodo di transizione complesso per l’impianto di Cassino.

La crisi non è asolo industriale

Per il territorio, la crisi non si limita all’aspetto industriale, ma si estende anche al tessuto sociale, con possibili ripercussioni negative su vari settori economici. Le soluzioni allo studio spaziano dalle politiche attive del lavoro agli incentivi per sostenere la domanda di nuove vetture, fino a programmi formativi specifici per accompagnare la riconversione tecnologica e garantire la riqualificazione dei lavoratori.

I prossimi mesi saranno determinanti per comprendere se le promesse di investimenti verranno mantenute, se gli ordini riprenderanno quota e se il dialogo tra azienda, sindacati e governo saprà individuare soluzioni efficaci per assicurare un futuro allo stabilimento di Cassino e alla sua comunità.

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