70 euro al giorno più i pasti, l'offerta per gli operai di Mirafiori in Serbia
Stellantis propone trasferte temporanee per operai Mirafiori a Kragujevac per sostenere la produzione della Grande Panda. Sindacati divisi
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La proposta di Stellantis scuote il mondo dell’industria automobilistica piemontese: agli operai italiani delle Carrozzerie di Mirafiori viene offerta la possibilità di trasferirsi temporaneamente a Kragujevac, in Serbia, per supportare la produzione della nuova Grande Panda. Un’iniziativa che, se da un lato offre una soluzione momentanea al problema della scarsa attività produttiva torinese, dall’altro alimenta timori e perplessità tra lavoratori e sindacati.
Più lavoro a Mirafiori, non in Serbia
“Volevamo più lavoro a Mirafiori, non a Kragujevac”. È con queste parole che Gianni Mannori della Fiom Cgil commenta la mossa del gruppo automobilistico, che ha formalizzato ai rappresentanti dei lavoratori un’offerta di trasferte lavorative per i dipendenti torinesi. La proposta si rivolge in particolare a chi oggi si trova in regime di solidarietà, offrendo condizioni economiche di rilievo: stipendio pieno, un’indennità giornaliera di circa 70 euro che include il vitto, e la possibilità di maturare esperienza internazionale.
La decisione di Stellantis si inserisce in un contesto produttivo complesso. Lo stabilimento serbo, dove la Grande Panda è assemblata, fatica a raggiungere i volumi previsti: attualmente si producono 180 vetture al giorno, contro le 500 richieste dall’azienda. Per colmare il gap, sono già stati impiegati lavoratori stranieri provenienti da Marocco e Nepal, ma la domanda di manodopera resta elevata.
In attesa della 500
Nel frattempo, la situazione a Mirafiori rimane critica. Gli addetti sono scesi sotto quota 3.000 e la produzione auto si limita ai 500 esemplari giornalieri della 500 elettrica. Il lancio della nuova 500 ibrida, atteso per novembre, non rappresenterà una svolta immediata: la piena operatività è prevista solo nel 2026, lasciando un vuoto produttivo che desta forte preoccupazione tra le parti sociali.
Secondo Igor Albera della Fim Cisl, “l’offerta avrebbe senso solo per una manciata di tecnici specializzati”, mentre Gianluca Rindone della Uilm esprime il timore che queste trasferte lavorative possano essere il preludio a nuove difficoltà per il futuro dell’impianto torinese. Il clima tra i lavoratori è segnato dall’incertezza: la possibilità di mantenere il reddito pieno, grazie alle condizioni vantaggiose offerte da Stellantis, si scontra con la paura che si tratti solo di un palliativo e non di una vera soluzione per il rilancio dell’automotive torinese.
Il confronto con la realtà serba è emblematico. Mentre il salario medio locale oscilla tra i 600 e gli 800 euro mensili, gli operai italiani che accetteranno la trasferta potranno contare su uno stipendio decisamente superiore, arricchito da benefit economici. Tuttavia, questa opportunità comporta anche il sacrificio della lontananza dalla famiglia e dagli affetti, elemento che pesa fortemente nella valutazione dei singoli lavoratori.
I sindacati non sono contenti
I sindacati continuano a sollecitare risposte concrete sul futuro di Mirafiori. Le richieste si concentrano sulla necessità di nuovi modelli e di investimenti reali, capaci di garantire stabilità e sviluppo all’intero settore. La soluzione proposta da Stellantis, pur vantaggiosa dal punto di vista economico, viene percepita come temporanea e insufficiente ad affrontare la crisi strutturale che da tempo affligge la produzione auto piemontese.
Il dibattito resta acceso. Da una parte c’è chi vede nella mobilità internazionale un’opportunità per acquisire nuove competenze e mantenere il posto di lavoro, dall’altra chi teme che questa scelta possa preludere a una riduzione progressiva della presenza produttiva in Italia. In questo scenario, la sfida principale resta quella di individuare strategie di lungo periodo per rilanciare la filiera dell’automotive torinese e restituire centralità a uno stabilimento simbolo come Mirafiori.
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