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Tutor: come sapere se è attivo

Esiste un modo per sapere se è in funzione oppure no?

I tutor, i misuratori elettronici della velocità in grado di rilevare le infrazioni semplicemente calcolando il tempo intercorso tra due punti, porta di entrata e porta di uscita, oggi sono praticamente presenti in quasi tutti i tratti autostradali italiani. Ma esiste un modo per capire se questi apparecchi sono in funzione? E’ possibile accorgersi se un tutor è acceso o spento?

Innanzitutto, il sito laleggepertutti.it, prima di rispondere a questa annosa domanda, ricorda come per chi ha violato i limiti di velocità è impossibile sapere se si è stati multati prima della notifica del verbale. L’automobilista che pensa di aver sforato i limiti di velocità può stare tranquillo quando, trascorsi più di 90 giorni da quando ha commesso l’infrazione, non ha ricevuto nessuna comunicazione. E’ verosimile che, scaduto il termine, egli non riceva più nulla.

Infatti, i tempi di notifica di una multa sono di 90 giorni dal quando è stata rilevata l’infrazione. Ma il rispetto dei termini decorre al momento in cui la Polizia invia la raccomandata alle Poste e per questa ragione è bene aggiungere qualche giorno in più per dare il tempo alla notifica di arrivare a destinazione. Passati 100 giorni dalla supposta violazione si può stare tranquilli e, qualora arrivasse, sarebbe comunque nulla e può essere impugnata da un Giudice di Pace.

Inoltre, sempre per stare tranquilli, bisogna sapere che la multa non scatta al minimo eccesso di velocità, ma vengono prese in considerazione una serie di variabili che garantiscono il cosiddetto margine di tolleranza stimato in circa 10 Km. La legge prevede un margine di tolleranza del 5% rispetto alla velocità di andatura, quindi, ad esempio, in autostrada dove il limite è di 130 Km/h, la multa scatta solo in caso di superamento del limite di 137 Km/h: 130 + 5% approssimato per eccesso.

Anche la Polizia adotta un ulteriore margine di tolleranza per cui la multa non scatta ai 137 Km/h, ma a qualche chilometro in più, un margine non quantificabile, ma che varia a seconda del tratto autostradale o del traffico presente in quel momento. Dobbiamo poi tenere conto anche della precisione del nostro tachimetro che non indica mai la velocità effettiva, ma eccede solitamente di un 2-5%. Infine il tutor non considera i continui rallentamenti e delle frenate dovute al traffico che contribuiscono a ridurre la velocità media e calcola la distanza usando delle linee rette tenendo così conto della distanza più breve tra due punti, in poche parole non calcola le curve.

Ma torniamo alla nostra domanda, è possibile sapere se un tutor è attivo? Né la legge, né la giurisprudenza possono dare una risposta a questa domanda. Cosa certa è che il meccanismo infernale deve essere ben segnalato con un cartello che avvisa l’automobilista del controllo elettronico della velocità, cartello che deve essere sempre presente sia quando è acceso, sia quando è spento. Ma la presenza del cartello non ci indica di certo se sia attivo o no. Non è prevista alcuna distanza minima tra tutor e cartello secondo la legge, l’importante, come ribadito dalla Cassazione, è che questo sia collocato con “congruo anticipo”. Per quanto riguarda la distanza massima il tutor non potrebbe trovarsi a più di quattro chilometri dal cartello, norma in un certo senso disattesa, le autostrade ormai ne sono piene.

Anche il tutor, come le auto, deve essere sottoposto a revisione, la cosiddetta taratura e il certificato, in caso di ricorso al Giudice, deve essere mostrato all’automobilista. E no, non è possibile sapere se un tutor è attivo o spento, l’unica cosa da fare è collegarsi sul sito della Polizia e controllare la mappa completa dei tutor installati, dopodiché guidare con prudenza senza spingere troppo sull’acceleratore.

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