Toyota sembra aver perso fiducia nell'idrogeno, futuro in bilico

Dopo risultati deludenti con la Mirai, Toyota sposta il focus sull'idrogeno per veicoli pesanti e motori termici, cercando alleanze con BMW e Hyundai

Toyota sembra aver perso fiducia nell'idrogeno, futuro in bilico
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Giorgio Colari
Pubblicato il 30 ott 2025

La strategia legata all’Toyota e alla mobilità sostenibile compie una svolta che segna la fine di un’epoca: la casa giapponese, storicamente pioniere nel campo delle tecnologie a idrogeno, ridisegna i propri orizzonti. Dopo aver investito per anni nello sviluppo della berlina Mirai e aver scommesso su una rivoluzione imminente nel mercato delle auto private, il colosso nipponico ammette il ridimensionamento delle proprie ambizioni, puntando ora tutto su segmenti più strategici e, soprattutto, più promettenti dal punto di vista industriale.

A certificare questa svolta è stato Hiroki Nakajima, Chief Technology Officer del gruppo, che ha dichiarato senza mezzi termini come “non possiamo garantire un futuro decisamente promettente per questa tecnologia nel mercato delle auto private”. Un’affermazione che chiude simbolicamente un capitolo iniziato con entusiasmo, ma segnato da risultati commerciali che non hanno mai raggiunto le aspettative.

Poca risposta dal mercato

I numeri parlano chiaro: su oltre 100 milioni di vetture vendute dal gruppo negli ultimi dieci anni, solo 27.500 – lo 0,028% – sono state equipaggiate con celle a combustibile alimentate a idrogeno. Un dato che, di fatto, evidenzia come la tecnologia, almeno per ora, non abbia trovato terreno fertile tra i consumatori privati, frenata da limiti strutturali e infrastrutturali che si sono rivelati insormontabili.

Il principale ostacolo alla diffusione di massa resta la scarsità delle stazioni di rifornimento. In Italia, ad esempio, sono appena due le stazioni operative; in Spagna si contano undici punti di rifornimento, mentre la Danimarca ha addirittura chiuso tutte le proprie strutture per motivi di insostenibilità economica. Fa eccezione la Germania, dove la presenza di oltre cento stazioni rappresenta un’anomalia nel panorama europeo, ma non sufficiente a innescare una vera e propria transizione di massa verso l’idrogeno.

Tante criticità

Alla luce di queste criticità, Toyota ha scelto di ridefinire le priorità e concentrare gli investimenti su segmenti dove l’idrogeno può realmente offrire vantaggi competitivi rispetto alle batterie: in particolare, il focus si sposta sui veicoli pesanti, sugli autobus e su applicazioni industriali. In questi ambiti, l’autonomia superiore e la rapidità di rifornimento offerta dalla tecnologia a idrogeno risultano decisivi, superando i limiti legati al peso e al costo che invece penalizzano le auto private.

Ma non solo. Il gruppo nipponico sta anche accelerando lo sviluppo di motori termici alimentati a idrogeno, una soluzione che promette di azzerare le emissioni di CO₂ pur mantenendo la tradizionale esperienza di guida legata ai propulsori a combustione. Resta tuttavia il nodo della produzione di ossidi di azoto, un rischio che impone una progettazione estremamente accurata per garantire un reale beneficio ambientale.

Consapevole della necessità di condividere know-how e risorse, Toyota sta rafforzando le alleanze strategiche con altri big del settore. Un esempio è la collaborazione con BMW, che ha in sviluppo la BMW iX5 a idrogeno, e con Hyundai, già attiva e riconosciuta a livello globale per la propria esperienza nelle celle a combustibile. Queste partnership mirano ad accelerare la ricerca e lo sviluppo, condividendo rischi e opportunità in un mercato ancora in cerca di una sua definitiva maturità.

Non mancano le critiche

Non mancano, però, le voci critiche. Gli esperti restano divisi: da una parte, chi sottolinea la bassa efficienza complessiva della filiera dell’idrogeno rispetto ai veicoli elettrici a batteria; dall’altra, chi invece evidenzia come questa tecnologia possa rivelarsi vincente in contesti specifici, quali i trasporti a lunga percorrenza, i mezzi pesanti e le flotte industriali, dove le esigenze di autonomia e rapidità di utilizzo sono fondamentali.

Il futuro della mobilità a idrogeno dipenderà in larga parte dalla capacità di attrarre investimenti pubblici e privati per lo sviluppo delle stazioni di rifornimento e dalla riuscita delle collaborazioni industriali. Per il momento, però, i dati di mercato confermano che, almeno per le auto private, l’era dell’idrogeno resta una promessa ancora lontana dall’essere mantenuta. Il percorso verso una diffusione su larga scala appare in salita, ma le potenzialità restano vive nei segmenti dove questa tecnologia può davvero fare la differenza.

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