Stellantis, il titolo cresce in Borsa mentre l'Ue ripensa al Green Deal

La Commissione Europea valuta la revisione del divieto 2035 sulle auto a combustione. Impatti su Stellantis, infrastrutture di ricarica e strategia industriale europea

Stellantis, il titolo cresce in Borsa mentre l'Ue ripensa al Green Deal
G C
Giorgio Colari
Pubblicato il 15 dic 2025

La discussione sul futuro dei motori a combustione in Europa è entrata in una fase cruciale, con il Divieto 2035 ora sotto la lente della Commissione Europea. La posta in gioco è altissima: milioni di posti di lavoro, la competitività dell’industria continentale e la leadership tecnologica europea nella transizione verso i veicoli elettrici. L’ipotesi di rivedere la scadenza del 2035 sta scuotendo profondamente le strategie industriali e gli equilibri economici di tutto il settore automobilistico.

La richiesta di revisione

La richiesta di una revisione arriva con forza da alcuni dei Paesi cardine dell’industria automobilistica, in particolare Germania e Italia. Le loro posizioni sono sostenute non solo dai governi, ma anche dai principali costruttori e da una rete di investitori che vedono nella rigidità del divieto 2035 un rischio concreto per la stabilità economica e produttiva. Il timore diffuso è che un cambiamento troppo repentino possa provocare uno shock occupazionale, con conseguenze difficilmente gestibili per un comparto che, in Europa, dà lavoro a milioni di persone.

Il mercato finanziario ha già manifestato segnali di reazione positiva a questa apertura verso una maggiore flessibilità normativa. Emblematico il caso di Stellantis, che ha visto le proprie azioni crescere del 35% dai minimi registrati a settembre. Un incremento che testimonia la fiducia degli operatori nella possibilità di ricalibrare investimenti e strategie industriali, se le regole dovessero diventare meno stringenti e più aderenti alle reali condizioni di mercato.

Sul tavolo della Commissione Europea sono state avanzate diverse ipotesi di modifica. Tra queste, si discute di un possibile slittamento del termine ultimo per il blocco dei motori a combustione, magari posticipando il divieto di qualche anno per consentire un adattamento graduale delle filiere produttive. Un’altra opzione è quella di permettere la circolazione di veicoli alimentati con biocarburanti avanzati o e-fuel, soluzioni considerate più sostenibili e in grado di garantire una certa neutralità tecnologica. Non mancano proposte per criteri meno severi destinati alle flotte aziendali, spesso considerate il motore della domanda di auto nuove nel Vecchio Continente.

Un cambiamento strategico per l’Ue

La strategia della Commissione Europea mira a bilanciare la necessità di ridurre le emissioni con l’esigenza di una transizione che non sia traumatica per il tessuto produttivo europeo. Restano tuttavia ostacoli significativi: il costo ancora elevato delle batterie, la carenza di infrastrutture di ricarica e la concorrenza sempre più aggressiva da parte di Cina e Stati Uniti, che stanno investendo massicciamente nei veicoli elettrici e nelle relative tecnologie.

L’adozione di una maggiore neutralità tecnologica viene vista come una soluzione pragmatica, capace di offrire ai costruttori la possibilità di diversificare gli investimenti senza essere vincolati a un’unica strada. Questo approccio potrebbe contribuire a contenere il rischio di delocalizzazione delle produzioni e a ridurre la pressione finanziaria sulle aziende nel breve e medio termine. Tuttavia, non mancano le voci critiche: ambientalisti e alcuni Stati membri dell’UE mettono in guardia dai rischi di un allentamento degli obiettivi climatici, sottolineando come una marcia indietro sul Divieto 2035 possa compromettere la posizione europea nella corsa globale alla mobilità sostenibile.

Proposte alternative

Nel dibattito trovano spazio anche proposte alternative per sostenere la competitività europea. Si parla di incentivi mirati a chi mantiene la capacità produttiva nel continente, di una strategia comune per accelerare lo sviluppo delle batterie e di semplificazioni burocratiche per facilitare la diffusione dei veicoli elettrici compatti. In parallelo, si discute se introdurre obblighi vincolanti o linee guida più flessibili per la gestione delle flotte aziendali, al fine di garantire una transizione più ordinata e meno impattante.

Tutti gli occhi sono ora puntati sul 16 dicembre 2025, data in cui la Commissione Europea presenterà il pacchetto normativo riveduto che definirà i tempi, i meccanismi di incentivazione e i margini di flessibilità della transizione. Da queste decisioni dipenderà la traiettoria futura di aziende come Stellantis, che stanno già programmando la presentazione dei nuovi piani strategici per la metà del 2026. L’attesa è carica di aspettative, perché la direzione che verrà scelta avrà ripercussioni decisive sul futuro della mobilità, dell’industria e dell’ambiente in Europa.

Ti potrebbe interessare: