Storia dell'unico motore Boxer a gasolio mai prodotto

Analisi del progetto EE20: il primo diesel boxer di Subaru, i numeri di performance, le rotture all'albero motore e il ruolo delle normative sulle emissioni nella sua fine

Storia dell'unico motore Boxer a gasolio mai prodotto
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Giorgio Colari
Pubblicato il 23 ott 2025

L’esperienza del diesel boxer nella storia automobilistica di Subaru rappresenta uno dei capitoli più affascinanti e controversi dell’ultimo decennio. Un percorso tecnico e commerciale iniziato con grandi ambizioni, capace di lasciare un segno indelebile sia dal punto di vista dell’innovazione sia da quello delle difficoltà affrontate. L’avventura del motore EE20 non è stata soltanto una parentesi ingegneristica, ma una vera e propria rivoluzione per la casa giapponese, desiderosa di conquistare il cuore degli automobilisti europei fedeli al gasolio.

Un salto nel vuoto

Nel 2008, Subaru decise di lanciare sul mercato il suo primo propulsore a gasolio con architettura boxer, un’operazione che segnò una svolta nella strategia aziendale. Il diesel boxer da 2.0 litri, capace di erogare 148 cavalli e una coppia massima di circa 350 Nm, nasceva con l’obiettivo di coniugare i vantaggi di un baricentro ribassato e di una minore inerzia – tipici dei motori a cilindri contrapposti – con l’efficienza e la generosità di coppia proprie dei diesel. Un connubio, sulla carta, destinato a rivoluzionare il segmento.

Per accogliere questa nuova motorizzazione, Subaru intervenne in modo significativo sulla propria gamma: modelli iconici come Legacy e Outback furono oggetto di profonde modifiche. Vennero introdotti supporti motore specifici, una maggiore insonorizzazione dell’abitacolo, trasmissioni adattate alle nuove esigenze di coppia e impianti frenanti potenziati. Tutto ciò per garantire che il carattere dinamico della vettura non venisse compromesso dalla nuova unità diesel.

Il mercato non l’ha apprezzato

Dal punto di vista ambientale, l’introduzione del filtro antiparticolato e di sistemi avanzati di ricircolo dei gas di scarico permise inizialmente di rispettare le stringenti normative europee sulle emissioni. Il diesel boxer si propose quindi come una soluzione moderna e rispettosa dell’ambiente, capace di offrire anche prestazioni di tutto rispetto: accelerazioni da 0 a 100 km/h nell’ordine degli 8 secondi e autonomie notevoli, rendendo queste Subaru particolarmente appetibili per chi macina molti chilometri.

Tuttavia, nonostante i dati promettenti, l’esperienza commerciale del diesel boxer fu costellata da problemi tecnici che finirono per offuscare il progetto. Tra le criticità più gravi emerse durante la vita del motore EE20, spiccano i numerosi casi di rottura dell’albero motore, un guasto spesso catastrofico che comportava danni ingenti e costosi interventi di riparazione. Questi episodi, sommati ad altre fragilità meccaniche, finirono per minare la reputazione di affidabilità che da sempre contraddistingueva il marchio.

Cambiamenti profondi

A complicare ulteriormente la situazione, il panorama automobilistico europeo fu scosso da cambiamenti profondi e repentini. Lo scandalo dieselgate incrinò in modo significativo la fiducia dei consumatori nei confronti dei motori a gasolio, mentre le amministrazioni cittadine iniziarono a introdurre sempre più restrizioni alla circolazione dei veicoli diesel nei centri urbani. Nel frattempo, le case automobilistiche rivali presentarono propulsori a benzina sempre più efficienti e, soprattutto, soluzioni ibride ed elettriche che rispondevano meglio alle nuove esigenze di mobilità sostenibile.

Il colpo di grazia arrivò con l’inasprimento delle normative sulle emissioni. Aggiornare il diesel boxer per rientrare nei nuovi limiti previsti sarebbe stato troppo oneroso, rendendo di fatto insostenibile la prosecuzione del progetto dal punto di vista economico. Così, dopo poco più di un decennio, Subaru decise di abbandonare definitivamente questa motorizzazione, segnando la fine di un’epoca.

Esperienza a due facce

Per molti proprietari, l’esperienza con il diesel boxer è stata un viaggio a due facce: chi non ha incontrato problemi tecnici ha potuto apprezzare una vettura equilibrata, piacevole da guidare e dai consumi contenuti. Al contrario, chi si è trovato a fronteggiare guasti gravi ha dovuto affrontare costi elevati e complessità di riparazione, generando scetticismo e delusione verso questa tecnologia.

L’uscita di scena del diesel boxer intorno al 2020 rappresenta la chiusura di un capitolo significativo nell’evoluzione tecnica di Subaru. Oggi la casa giapponese ha scelto di concentrare i propri sforzi su motorizzazioni ibride e benzina, in linea con le tendenze di mercato e con le sempre più stringenti esigenze normative a livello globale. Un addio che, pur segnando la fine di un sogno ingegneristico, apre la strada a nuove sfide e opportunità per il futuro della mobilità.

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