Motori con catena di distribuzione, quali sono i modelli da evitare

Analisi dei motori con catena di distribuzione che hanno mostrato gravi problemi di affidabilità: ecco i modelli da evitare secondo gli esperti

Di Fabrizio Caratani
Pubblicato il 16 set 2025
Motori con catena di distribuzione, quali sono i modelli da evitare

Negli ultimi anni, la catena di distribuzione è tornata sotto i riflettori come soluzione tecnica per la trasmissione del moto nei motori automobilistici, spesso presentata come alternativa più duratura rispetto alla tradizionale cinghia. Tuttavia, la realtà dei fatti ha dimostrato che questa componente, sebbene teoricamente più affidabile, può nascondere insidie notevoli. Numerosi automobilisti e addetti ai lavori hanno dovuto fare i conti con motori problematici, spesso vittime di rumorosità eccessiva, efficienza compromessa, rotture improvvise e riparazioni dai costi elevati. Il mito dell’infallibilità della catena è stato così smascherato da una serie di casi che hanno segnato profondamente la storia recente dell’industria automobilistica.

I casi più emblematici

Tra gli esempi più emblematici di questa crisi figura il motore BMW PSA Turbo N14, prodotto tra il 2006 e il 2012. Questo propulsore a benzina, frutto della collaborazione tra BMW e PSA, è divenuto tristemente noto tra meccanici e proprietari per i suoi continui problemi legati proprio alla catena di distribuzione. La promessa di affidabilità superiore si è trasformata in un incubo per molti automobilisti, che hanno dovuto affrontare guasti ripetuti e costi di manutenzione non indifferenti. Il caso del Turbo N14 rappresenta uno dei più lampanti esempi di come una progettazione non ottimale possa compromettere gravemente la reputazione di un intero gruppo motoristico.

Non meno significativo è il caso del Jaguar Land Rover Ingenium 2.0 litri, un motore che avrebbe dovuto incarnare l’eccellenza ingegneristica dei marchi britannici. Dotato di un doppio sistema di catene, questo propulsore ha invece mostrato una serie di criticità, mettendo in discussione la fama di affidabilità di Jaguar e Land Rover. Le segnalazioni di malfunzionamenti sono state numerose, al punto da costringere molti proprietari a interventi costosi e frequenti.

Altri esempi difettosi

Anche i costruttori giapponesi non sono rimasti immuni dai problemi. Un esempio eloquente è il Mazda MZR CD R2 2.2 litri, montato principalmente sulla Mazda 6. Questo motore diesel è stato spesso al centro di segnalazioni per guasti alla catena di distribuzione, con conseguenti danni al motore e spese impreviste per i proprietari. Il caso Mazda dimostra che anche i marchi con una reputazione di solidità possono incappare in errori di progettazione o produzione che compromettono l’affidabilità a lungo termine.

La crisi delle catene di distribuzione ha coinvolto anche l’industria automobilistica europea. Il gruppo Stellantis, ad esempio, ha dovuto affrontare numerosi casi di rottura della catena sul Stellantis Multijet SDE 1.3 litri, prodotto tra il 2008 e il 2014. Questo piccolo diesel, molto diffuso su vetture di marchi come Fiat e Opel, si è rivelato particolarmente vulnerabile, costringendo molti automobilisti a interventi di riparazione non previsti.

L’alleanza Renault-Nissan-Mercedes ha visto invece il proprio motore Renault Nissan Mercedes TCe DIG T H5F 1.2 litri finire sotto i riflettori per problemi di affidabilità della catena. Le segnalazioni di cedimenti sono state numerose, tanto da mettere in discussione la validità di una soluzione tecnica che avrebbe dovuto garantire maggiore tranquillità agli utenti.

Persino un colosso come Toyota, universalmente riconosciuto per la robustezza dei propri propulsori, ha dovuto fare i conti con qualche macchia nella sua reputazione. Il motore Toyota VVT i 2NZ 1.3 litri, prodotto tra il 2005 e il 2011, è stato infatti protagonista di diversi problemi legati alla catena di distribuzione, sorprendendo negativamente sia i clienti sia gli addetti ai lavori.

I casi dei motori benzina

Non meno rilevanti sono i casi che hanno coinvolto il gruppo Volkswagen. I motori benzina Volkswagen TSI TFSI EA211 1.3 e 1.4 litri, così come il più potente Volkswagen TSI EA113 2.0 litri (quest’ultimo celebre anche per essere stato montato sulla Golf GTI), hanno manifestato una certa predisposizione ai cedimenti della catena di distribuzione, specialmente nelle versioni prodotte tra il 2004 e il 2015. Solo le varianti più recenti hanno beneficiato di interventi migliorativi, ma i primi esemplari restano noti per i guasti frequenti.

Alla luce di queste esperienze, la scelta di un’auto dotata di catena di distribuzione richiede oggi una particolare attenzione. Sebbene la teoria suggerisca una maggiore durabilità rispetto alla cinghia, la pratica ha dimostrato che non tutti i sistemi a catena mantengono le promesse fatte dai costruttori. Prima di acquistare un veicolo, è fondamentale informarsi sulle esperienze degli altri proprietari e sulle eventuali criticità riscontrate nei diversi modelli. Solo così si potranno evitare spiacevoli sorprese e costose riparazioni future, preservando nel tempo il valore e l’affidabilità della propria auto.

Ultime notizie