Mirafiori in subbuglio per un futuro nebuloso: perché non portare la Tipo a Torino?

Crisi Stellantis: stop impianti Mirafiori e Cassino, taglio stipendi per 2.300 lavoratori, incertezza per Maserati e futuro della Fiat 500e e Tipo

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 4 set 2025
Mirafiori in subbuglio per un futuro nebuloso: perché non portare la Tipo a Torino?

Il settore automobilistico italiano sta vivendo un periodo di profonda incertezza e tensione. Il gruppo Stellantis, uno dei principali protagonisti dell’industria europea, si trova oggi a fronteggiare una delle crisi più gravi dalla sua nascita, con conseguenze pesanti non solo sul fronte produttivo, ma anche su quello occupazionale e sociale. La brusca frenata delle vendite, l’arresto delle linee produttive e la riduzione degli stipendi rappresentano solo la punta dell’iceberg di una situazione che appare sempre più difficile da gestire e che coinvolge direttamente migliaia di lavoratori e interi territori.

Nel cuore di questa crisi si trovano due impianti simbolo della produzione italiana: Mirafiori e Cassino. In particolare, lo stabilimento laziale di Cassino ha visto una sospensione totale delle attività produttive, che si protrarrà almeno fino alla fine di agosto. Una scelta obbligata dettata dal drastico calo della domanda e dall’esigenza di ridurre i costi, ma che rischia di avere ripercussioni pesantissime sull’occupazione locale e sull’indotto.

L’impianto è in affanno

Situazione altrettanto delicata per lo storico impianto torinese di Mirafiori, che riprenderà la produzione soltanto l’8 settembre, focalizzandosi sulla Fiat 500e. Tuttavia, il ritorno al lavoro sarà segnato dall’introduzione di un nuovo contratto di solidarietà, che prevede una decurtazione salariale di circa 400 euro al mese per ben 2.300 dipendenti, almeno fino al 31 gennaio dell’anno prossimo. Questo provvedimento, seppur temporaneo, rischia di pesare in modo significativo sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla tenuta sociale del territorio.

Particolarmente colpiti dalla crisi sono i lavoratori impegnati nella produzione di auto elettriche e del marchio Maserati. Le linee dedicate a questi segmenti potrebbero subire una riduzione delle ore lavorative fino al 90%, una misura che i sindacati definiscono senza mezzi termini “gravissima”. Il futuro della Maserati, storico brand di lusso del gruppo, appare più che mai incerto, e le organizzazioni sindacali chiedono a gran voce interventi urgenti per scongiurare una crisi occupazionale irreparabile.

Speranza nella 500

Le speranze di una possibile inversione di tendenza sono ora riposte nella Fiat 500e e nella sua attesa versione ibrida, la cui produzione dovrebbe prendere il via a novembre. Un eventuale successo commerciale di questi modelli potrebbe ridare ossigeno alle linee produttive e contribuire a evitare ulteriori tagli al personale. Tuttavia, l’incertezza rimane elevata e le prospettive di una rapida ripresa appaiono ancora lontane, complice la forte competizione internazionale e la transizione verso la mobilità elettrica che sta ridisegnando gli equilibri del settore.

Nel tentativo di rafforzare la posizione strategica di Mirafiori, Stellantis sta valutando la possibilità di trasferire nello stabilimento torinese la produzione della nuova Fiat Tipo, attualmente realizzata in Turchia. Una scelta che, secondo i sindacati, rappresenterebbe solo una soluzione parziale e non sufficiente ad assicurare un futuro solido all’industria automobilistica nazionale. I rappresentanti dei lavoratori sottolineano infatti la necessità di una strategia di rilancio complessiva, che vada oltre le singole operazioni di delocalizzazione e punti invece su investimenti strutturali e innovazione.

Richieste pressanti

Mentre il gruppo Stellantis cerca di riorganizzare la propria presenza industriale e produttiva, le richieste dei sindacati si fanno sempre più pressanti. Le organizzazioni dei lavoratori chiedono investimenti significativi per garantire l’occupazione e rilanciare la competitività degli stabilimenti italiani, in un contesto globale reso ancora più complesso dalla transizione energetica e dalle nuove sfide della mobilità sostenibile. Senza un piano di rilancio concreto e lungimirante, il rischio è quello di assistere a una progressiva perdita di centralità dell’Italia nella geografia produttiva del gruppo e, più in generale, nell’industria automobilistica europea.

La crisi che oggi attraversa Stellantis non riguarda solo i numeri, ma tocca da vicino la vita di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Le scelte che verranno prese nei prossimi mesi saranno decisive per il futuro del settore e per la tenuta sociale di interi territori. L’auspicio è che si possa trovare un equilibrio tra esigenze di mercato, innovazione tecnologica e tutela dell’occupazione, affinché l’industria automobilistica italiana possa tornare a essere un motore di sviluppo e di crescita per il Paese.

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