La classifica delle strade più pericolose d'Italia: qualche sorpresa

L'indagine ACI-Istat 2024 svela le 10 strade italiane con più incidenti. Dal GRA alla A1: numeri, densità di sinistri, criticità e possibili interventi per la sicurezza

La classifica delle strade più pericolose d'Italia: qualche sorpresa
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Giorgio Colari
Pubblicato il 22 dic 2025

Una rete stradale fitta e complessa, un volume di traffico imponente e, purtroppo, una realtà fatta di numeri allarmanti: è questo il quadro che emerge dal più recente rapporto congiunto ACI-Istat, che mette sotto la lente d’ingrandimento le arterie più pericolose d’Italia nel 2024. Spicca su tutte il GRA di Roma, con una densità di incidenti stradali che non trova eguali nel panorama nazionale: un sinistro ogni 104 metri su 68 chilometri di percorso. Un dato che richiama l’attenzione sulla necessità di un ripensamento profondo delle strategie di sicurezza stradale e della gestione del traffico, a tutela degli automobilisti e di tutti gli utenti della strada.

Classifica e densità: la geografia del rischio sulle strade italiane

Lo studio, realizzato dall’Automobile Club d’Italia in collaborazione con l’Istat, ha analizzato le dieci arterie più colpite da sinistri, offrendo una doppia prospettiva: da un lato il volume totale degli incidenti, dall’altro la loro densità rispetto ai chilometri percorribili. In cima alla graduatoria per numero assoluto di incidenti si posiziona la SS16 Adriatica, con 1.238 episodi registrati nel corso dell’anno. Segue a ruota la A1 Autostrada del Sole, con 1.127 sinistri, mentre la Autostrada A4 Torino-Trieste si attesta a quota 933.

Ma è osservando il rapporto tra incidenti e lunghezza della strada che il quadro cambia radicalmente. Il GRA (Grande Raccordo Anulare di Roma) emerge come il vero epicentro del rischio: qui la concentrazione di sinistri è la più elevata tra tutte le arterie monitorate, rivelando criticità strutturali e gestionali che impongono interventi urgenti e mirati.

Top ten delle strade più pericolose: dati e confronto

  • SS16 Adriatica — 1.238 incidenti; 1 ogni 800 metri.
  • A1 Autostrada del Sole — 1.127 incidenti; 1 ogni 674 metri.
  • Autostrada A4 Torino-Trieste — 933 incidenti; 1 ogni 560 metri.
  • SS1 Via Aurelia — 944 incidenti; 1 ogni 730 metri.
  • GRA (A90) — 648 incidenti su 68 km; 1 ogni 104 metri.
  • A14 Bologna-Taranto — 600 incidenti; 1 ogni 1,2 km.
  • SS11 Padana Superiore — 500 incidenti; 1 ogni 850 metri.
  • SS9 Via Emilia — 495 incidenti; 1 ogni 640 metri.
  • SS12 Dell’Abetone e del Brennero — 448 incidenti; 1 ogni 1,16 km.
  • SS7 Via Appia — 447 incidenti; 1 ogni 1,5 km.

Il caso del GRA: un nodo critico nella mobilità romana

Il GRA rappresenta una vera e propria anomalia: la sua estensione relativamente breve è compensata da una frequenza di incidenti che mette in luce una molteplicità di fattori di rischio. Il traffico pendolare, la coesistenza tra flussi locali e a lunga percorrenza, la presenza costante di veicoli pesanti e le criticità geometriche di alcuni tratti si combinano in un mix esplosivo. Gli esperti di ACI e Istat sottolineano come sia indispensabile intervenire su più fronti: dalla gestione dinamica dei flussi alla revisione dei limiti di velocità, passando per un adeguamento delle infrastrutture.

Le strategie per la sicurezza: tecnologia e mobilità integrata

Il futuro della sicurezza stradale passa necessariamente da un approccio multidimensionale. L’adozione di sistemi di sorveglianza avanzati, basati su telecamere e sensori, e il rafforzamento dei controlli sulla velocità sono ritenuti prioritari. Non meno importante è la manutenzione costante delle barriere e dell’asfalto, insieme a campagne di sensibilizzazione rivolte agli automobilisti. Un ruolo chiave sarà giocato dai sistemi ITS (Intelligent Transport Systems), capaci di fornire informazioni in tempo reale e prevenire situazioni di rischio.

Parallelamente, le amministrazioni e i gestori delle infrastrutture puntano sulla mobilità integrata come soluzione strutturale: trasferire una quota significativa del traffico verso il trasporto pubblico e la ferrovia nei corridoi più congestionati potrebbe alleggerire la pressione sulle arterie più pericolose, contribuendo a ridurre il numero di incidenti stradali.

Monitoraggio, investimenti e formazione: le priorità per il futuro

L’ACI sottolinea come questi dati non siano solo statistiche, ma veri e propri indicatori di priorità per gli investimenti. Occorrono cantieri infrastrutturali, strategie di sicurezza personalizzate e programmi di formazione per una guida più consapevole. La cooperazione tra istituzioni locali e gestori delle infrastrutture si conferma essenziale per sviluppare soluzioni su misura per ogni asse viario, sia nel breve che nel medio termine.

I prossimi passi prevedono un monitoraggio costante delle strade più critiche, l’analisi approfondita delle cause degli incidenti (dalla velocità eccessiva alla distrazione, dalle condizioni meteo allo stato dei veicoli) e la valutazione dell’efficacia delle misure adottate. Ridurre gli incidenti e rafforzare la sicurezza sulle strade italiane rimane una sfida centrale per le autorità e per tutti gli utenti della rete viaria nazionale.

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