Il Regno Unito valuta una tassa al chilometro per le auto elettriche
Il governo britannico valuta una tassa di 3 pence per miglio sulle auto elettriche dal 2028 per compensare le perdite da accise e finanziare infrastrutture pubbliche
Nel Regno Unito si accende il dibattito su una possibile tassa per chilometro percorsa dalle auto elettriche, una proposta che promette di rivoluzionare il modo in cui gli automobilisti contribuiscono al finanziamento delle infrastrutture stradali e dei servizi pubblici. L’ipotesi, che sta già dividendo l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori, prevede l’introduzione di un balzello di 3 pence per ogni miglio percorso, a partire dal 2028, per tutti i proprietari di veicoli a batteria. Una misura destinata a generare discussioni, sia per le sue implicazioni economiche che per le ricadute sulla transizione ecologica.
Per sostituire le accise carburanti
A promuovere questa nuova politica fiscale è il Cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves, la quale vede nel provvedimento un’opportunità per recuperare circa 1,8 miliardi di sterline ogni anno. Una cifra che rappresenta una boccata d’ossigeno per un governo alle prese con un deficit pubblico che si aggira intorno ai 30 miliardi di sterline, e che richiede soluzioni innovative per mantenere in equilibrio i conti dello Stato.
La logica che sottende questa proposta è chiara e pragmatica: con la crescente diffusione delle auto elettriche, le entrate statali derivanti dalle tradizionali accise sui carburanti stanno progressivamente diminuendo. Queste risorse, da sempre fondamentali per la manutenzione delle strade e il finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di non essere più sufficienti in un contesto di mobilità sempre più orientato verso l’elettrico. Da qui nasce l’esigenza di individuare nuove forme di prelievo fiscale, in grado di garantire la sostenibilità economica delle infrastrutture senza ostacolare la transizione verso una mobilità a basse emissioni.
Ispirato ad altri Paesi
Il modello adottato dal governo britannico si ispira all’esperienza di altri paesi, come Islanda e Nuova Zelanda, dove il sistema pay per mile prevede che chi utilizza maggiormente la rete stradale contribuisca in modo proporzionale al suo mantenimento. Un principio semplice, ma non privo di criticità: la misura, infatti, solleva questioni di equità fiscale, privacy e complessità amministrativa, soprattutto in relazione al monitoraggio dei chilometri percorsi da ciascun veicolo.
Non sono mancate le reazioni da parte degli operatori del settore. L’associazione dei costruttori britannici SMMT ha definito la proposta “sbagliata al momento sbagliato”, sottolineando come ulteriori oneri fiscali sulle auto elettriche possano frenare la domanda e rallentare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Secondo gli analisti, infatti, una tassa di questo tipo rischia di scoraggiare i consumatori dall’acquisto di veicoli a zero emissioni, proprio mentre il paese è chiamato a rispettare stringenti obblighi ambientali e a incentivare la diffusione della mobilità sostenibile.
Un sistema fiscale più equo
Il dibattito si fa ancora più acceso tra chi sostiene che la tassa per chilometro possa rendere il sistema fiscale più equo, adattandolo ai nuovi scenari della mobilità, e chi invece teme una penalizzazione per pendolari e famiglie che dipendono dall’auto per le esigenze quotidiane. Sul tavolo delle alternative, il governo valuta anche altre opzioni: dall’aumento di imposte automobilistiche tradizionali all’introduzione di nuovi pedaggi urbani, fino alla riallocazione di risorse da altre voci di bilancio.
La decisione finale sarà preceduta da una serie di studi d’impatto e consultazioni pubbliche, durante le quali il governo guidato da Starmer dovrà trovare un difficile equilibrio tra la necessità di far fronte al deficit pubblico e l’urgenza di non compromettere gli obiettivi ambientali. Una sfida che non riguarda solo il Regno Unito: molti altri paesi europei osservano con attenzione l’esperimento britannico, consapevoli che la transizione verso una mobilità elettrica pone interrogativi cruciali su come finanziare infrastrutture e servizi in un mondo sempre meno dipendente dai combustibili fossili.