Il prezzo dell'energia è troppo caro, come abbassare le tariffe per le BEV

Motus E chiede 5 interventi urgenti per colmare il gap sulle auto elettriche: ridurre i costi energetici, semplificare connessioni, coprire le autostrade, estendere concessioni e creare governance centralizzata

Il prezzo dell'energia è troppo caro, come abbassare le tariffe per le BEV
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Giorgio Colari
Pubblicato il 31 ott 2025

L’Italia si trova a un bivio cruciale nella rivoluzione della mobilità elettrica, rischiando di perdere terreno rispetto ai principali Paesi europei. Nonostante le ambizioni di decarbonizzazione e le potenzialità del settore automotive nazionale, il Belpaese fatica a tenere il passo: mentre nel resto d’Europa quasi un’auto nuova su cinque è a zero emissioni, la quota italiana si ferma al 5,2% nei primi nove mesi del 2025, ben lontana dalla media continentale del 18,1%. Questo scenario mette in luce un divario preoccupante che, se non colmato, potrebbe relegare l’Italia a un ruolo marginale nella nuova era della mobilità.

Un divario che si allarga: numeri e confronto europeo

La transizione verso le auto elettriche nel nostro Paese sembra rallentare proprio quando, a livello globale, la crescita delle immatricolazioni è più marcata che mai. In Germania, Francia, Regno Unito e persino Portogallo, la percentuale di vetture elettriche sulle nuove immatricolazioni oscilla tra il 18% e il 22%, confermando una leadership europea sempre più solida. L’Italia, invece, si scontra con una serie di ostacoli strutturali che impediscono un’adozione diffusa e capillare di questa tecnologia.

Le proposte di Motus E per colmare il gap

Di fronte a questo scenario, l’associazione di settore Motus E ha lanciato un appello concreto alle istituzioni e agli operatori, presentando il manifesto “Ricaricare l’Italia”. Il documento individua cinque azioni strategiche per rilanciare la mobilità elettrica e rafforzare la infrastruttura ricarica nazionale, vero tallone d’Achille della transizione.

Le cinque leve proposte da Motus E spaziano su più fronti:

  • Riduzione dei costi approvvigionamento energetico per gli operatori, con l’obiettivo di rendere più sostenibili gli investimenti e le tariffe per gli utenti finali.
  • Semplificazione delle procedure di connessione alla rete, oggi spesso complesse e lente, che rallentano l’espansione dei punti di ricarica su tutto il territorio nazionale.
  • Completamento dell’infrastrutturazione delle autostrade, per garantire un’esperienza di viaggio elettrico senza interruzioni e favorire gli spostamenti a lunga percorrenza.
  • Estensione ventennale delle concessioni suolo pubblico, offrendo agli operatori un orizzonte temporale certo e incentivando così la realizzazione di nuove colonnine.
  • Introduzione di una governance centralizzata per coordinare la pianificazione e lo sviluppo della rete, superando la frammentazione attuale e promuovendo una strategia unitaria a livello nazionale.

Investimenti e ostacoli ancora da superare

Dal 2019 ad oggi, il settore ha già investito oltre 1,8 miliardi di euro nell’installazione di più di 70.000 punti di ricarica pubblici. Tuttavia, questi sforzi risultano ancora insufficienti se confrontati con il ritmo di crescita dei mercati più avanzati. Le difficoltà non sono soltanto di natura economica: la mancanza di una regolamentazione stabile e la complessità delle procedure amministrative rappresentano ulteriori freni agli investimenti.

Le aziende chiedono alle istituzioni un quadro normativo chiaro e condizioni di mercato favorevoli, indispensabili per pianificare investimenti a lungo termine. Parallelamente, i consumatori continuano a percepire incertezza, frenati dalla scarsa capillarità della rete, dalle tariffe spesso elevate e dalla difficoltà di trovare punti di ricarica affidabili, elementi che minano la fiducia nella transizione verso l’elettrico.

L’urgenza di una strategia nazionale

Il rischio, sottolinea Motus E, è che l’Italia si trasformi in un mercato di “serie B” all’interno del panorama automobilistico europeo. La posta in gioco è altissima: la competitività dell’intera filiera automotive nazionale e la capacità di attrarre investimenti e innovazione dipendono dalla rapidità con cui il Paese saprà colmare il divario infrastrutturale.

Serve dunque una roadmap chiara, che unisca risorse pubbliche e private, semplifichi i processi amministrativi e assicuri condizioni di mercato competitive. Solo attraverso un piano coordinato, capace di valorizzare la governance centralizzata e di offrire certezze agli operatori, sarà possibile trasformare la diffusione delle auto elettriche da ambizione a realtà. In caso contrario, il rischio è di perdere l’opportunità di guidare la rivoluzione della mobilità sostenibile, restando indietro mentre l’Europa accelera verso il futuro.

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