Il blackout mette fuori uso i robotaxi e fa crollare la smart city
Durante il blackout del 20 dicembre 2025 a San Francisco, oltre 130.000 utenze sono rimaste senza corrente e numerosi Waymo robotaxi si sono bloccati agli incroci, evidenziando la necessità di protocolli per la gestione delle emergenze e l'integrazione tra infrastrutture e sistemi autonomi
Un blackout senza precedenti ha messo a dura prova la mobilità urbana di San Francisco, rivelando i limiti delle tecnologie di guida autonoma in situazioni di emergenza. Il 20 dicembre scorso, un incendio presso la sottostazione Pacific Gas and Electric ha lasciato al buio oltre 130.000 tra abitazioni e attività commerciali, ma l’impatto più sorprendente si è visto sulle strade: i robotaxi di Waymo si sono letteralmente paralizzati, bloccando intersezioni chiave e causando congestione diffusa. Questo episodio ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità dei taxi autonomi quando i sistemi infrastrutturali critici vengono meno.
Una sequenza drammatica
La sequenza degli eventi è stata rapida e drammatica. Con i semafori fuori uso, la città si è trovata a gestire non solo il blackout elettrico, ma anche una vera e propria emergenza legata alla mobilità autonoma. Le immagini circolate sui social media hanno mostrato scene quasi surreali: decine di robotaxi fermi agli incroci, incapaci di proseguire senza la guida visiva dei segnali luminosi. Il traffico si è rapidamente congestionato, mentre anche i trasporti pubblici subivano rallentamenti, colpendo circa un terzo della popolazione cittadina.
Waymo ha reagito sospendendo temporaneamente il servizio nel pomeriggio di sabato, riprendendo le operazioni solo la domenica successiva, dopo aver apportato modifiche ai propri protocolli software e operativi. Secondo quanto riferito dall’azienda, la logica di programmazione dei veicoli prevede che, in assenza di semafori funzionanti, gli incroci vengano trattati come intersezioni a quattro vie con precedenza alternata. Tuttavia, la portata eccezionale del blackout San Francisco — con migliaia di incroci simultaneamente non operativi — ha portato i veicoli a un comportamento ancora più conservativo, generando ulteriori cicli di valutazione ambientale e mantenendoli fermi per garantire la massima sicurezza.
Un approccio prudente che evita i rischi
Questo approccio prudente, se da un lato riduce i rischi di incidenti, dall’altro ha amplificato la paralisi della circolazione, suscitando dubbi sulla reale resilienza dei taxi autonomi di fronte a guasti infrastrutturali imprevisti. In una nota ufficiale, Waymo ha sottolineato l’importanza di “integrare rapidamente le lezioni apprese da questo evento”, manifestando volontà di accountability e apertura al miglioramento. Tuttavia, la risposta dell’azienda non è bastata a dissipare le preoccupazioni di cittadini, pendolari e amministratori locali, che ora si interrogano sulla capacità dei sistemi autonomi di affrontare scenari critici reali.
Gli esperti di vehicle autonomy sono concordi su un punto fondamentale: è necessario trovare un equilibrio tra prudenza e fluidità. Come osserva un ingegnere del settore, “la capacità di adattarsi a guasti infrastrutturali imprevisti è ormai un requisito imprescindibile; serve una logica che combini percezione sensoriale, rispetto delle regole di circolazione e comunicazioni infrastrutturali quando disponibili”. L’evento ha inoltre messo in luce la mancanza di protocolli condivisi tra operatori di mobilità autonoma, autorità urbane e gestori dell’infrastruttura elettrica. In situazioni di emergenza, linee guida coordinate potrebbero attenuare notevolmente gli effetti negativi sul traffico e migliorare la reattività dell’intero sistema.
Reazione ambivalente
La reazione della popolazione è stata ambivalente. Da un lato, molti cittadini hanno espresso frustrazione per i rallentamenti e la paralisi causati dai robotaxi; dall’altro, non sono mancati apprezzamenti per la scelta prudente di non forzare attraversamenti potenzialmente pericolosi. Questo episodio evidenzia un dato di fondo: la mobilità autonoma offre indubbi vantaggi in termini di sicurezza e accessibilità, ma la sua efficacia dipende da una profonda integrazione con le infrastrutture urbane tradizionali e da regolamentazioni aggiornate.
Oggi Waymo ha riportato il servizio alla piena operatività, continuando a rivedere e aggiornare i propri protocolli. Tuttavia, il dibattito resta aperto: come garantire che l’innovazione della guida autonoma non diventi un punto debole nei momenti in cui i sistemi critici urbani cedono? La risposta passa necessariamente attraverso investimenti infrastrutturali, politiche pubbliche coerenti e la definizione di standard condivisi tra settore privato e istituzioni. L’esperienza di San Francisco si impone così come un banco di prova cruciale per la maturazione della mobilità autonoma nelle grandi città del futuro.