Hyundai scommette sulla guida autonoma: nuovi test su IONIQ 6

Hyundai rafforza lo sviluppo della piattaforma di guida autonoma: test su IONIQ 6 con 42dot, partnership con Motional/Aptiv e acquisizione Boston Dynamics per servizi robotaxi e automazione

Hyundai scommette sulla guida autonoma: nuovi test su IONIQ 6
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Giorgio Colari
Pubblicato il 31 dic 2025

Nel panorama della mobilità del futuro, Hyundai si posiziona come uno dei protagonisti più ambiziosi, puntando su una strategia integrata che fonde autonomia tecnologica, intelligenza artificiale e robotica avanzata. L’obiettivo è chiaro: ridurre la dipendenza da fornitori esterni e competere ad armi pari con giganti come Tesla, Waymo e General Motors nel settore della guida autonoma.

Il primo segnale tangibile di questa trasformazione arriva da 42dot, la sussidiaria high-tech del gruppo coreano, che rappresenta il cuore pulsante dell’innovazione nel campo delle tecnologie autonome. Proprio qui, il presidente esecutivo Euisun Chung ha recentemente testato una IONIQ 6 equipaggiata con un sistema di guida autonoma end-to-end. Questa soluzione proprietaria integra in modo sinergico telecamere, radar e il sofisticato LiDAR, racchiudendo hardware, software e algoritmi di intelligenza artificiale in un’unica piattaforma verticale.

Grande ambizione

L’ambizione di Hyundai è quella di creare un ecosistema tecnologico completamente proprietario, capace di offrire livelli di sicurezza elevati, prestazioni di guida ottimali e una scalabilità operativa che possa adattarsi alle esigenze di un mercato globale in continua evoluzione. La strategia punta non solo a una maggiore efficienza, ma anche a una più ampia possibilità di personalizzazione e controllo sull’intera filiera produttiva e di servizio.

Tuttavia, il percorso verso l’autonomia non prevede un taglio netto con il passato. Le collaborazioni in essere restano centrali nella visione del gruppo. Le partnership con aziende come Motional e Aptiv continuano a dare vita a prototipi di IONIQ 5, già operativi su strade reali a Las Vegas, Pittsburgh, Los Angeles e Singapore. Parallelamente, Hyundai fornisce veicoli a startup emergenti come Avride e prepara nuovi modelli per sostenere l’espansione della flotta di Waymo, dimostrando così una strategia bilanciata tra sviluppo interno e alleanze esterne.

L’acquisizione di Boston Dynamics rappresenta un ulteriore tassello di questa visione, segnalando un investimento massiccio nell’automazione e nella robotica. La presentazione, già annunciata per il CES 2026, della nuova “AI Robotics Strategy” sarà un banco di prova per la capacità di Hyundai di integrare robot umanoidi e sistemi intelligenti nei propri processi produttivi e nei servizi legati alla mobilità.

Ci sono tante sfide da superare

Naturalmente, il cammino verso una piattaforma autonoma non è privo di ostacoli. L’uscita di Song Chang-hyeon, ex responsabile di 42dot, ha messo in luce alcune tensioni organizzative che potrebbero influenzare i tempi di sviluppo e l’efficacia dei progetti in corso. Gli esperti del settore sottolineano che la creazione di una soluzione di guida autonoma realmente competitiva richiede investimenti ingenti in ricerca e sviluppo, l’attrazione di talenti specializzati in machine learning e percezione, oltre alla capacità di affrontare una normativa sulla sicurezza stradale sempre più complessa e stringente.

Dal punto di vista degli investitori, la logica economica che guida questa trasformazione è ben definita. Una piattaforma autonoma sviluppata internamente permette di estendere il valore del veicolo ben oltre la semplice vendita, generando flussi di ricavi ricorrenti attraverso servizi come robotaxi, abbonamenti e soluzioni digitali innovative. Tuttavia, alcuni analisti mettono in guardia su possibili rischi legati a un rallentamento della domanda di veicoli elettrici nel medio termine, fattore che potrebbe complicare ulteriormente i piani di diversificazione del gruppo.

Per Hyundai, la sfida resta duplice: da un lato costruire una tecnologia di livello mondiale, dall’altro sviluppare un modello operativo in grado di supportare implementazioni commerciali su larga scala. Ciò implica test su strada estesi, processi di validazione normativa rigorosi e la capacità di attrarre e trattenere talenti nei settori chiave. Il tutto mantenendo un delicato equilibrio tra la spinta verso l’autonomia tecnologica e la valorizzazione delle partnership strategiche, elementi entrambi fondamentali per il successo nella mobilità del futuro.

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