Google Maps usato per furti interstatali: al via le indagini

Una banda in India ha sfruttato Google Maps per selezionare obiettivi e fuggire tra stati. Analisi dell'operato, arresti a Jamshedpur e consigli su sicurezza domestica e veicolare

Google Maps usato per furti interstatali: al via le indagini
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Giorgio Colari
Pubblicato il 23 dic 2025

L’utilizzo di strumenti digitali di uso quotidiano può trasformarsi in un’arma a doppio taglio, come dimostra il recente caso avvenuto in India: tre individui sono stati arrestati per aver pianificato furti sfruttando la tecnologia di Google Maps. L’episodio, che ha coinvolto le regioni di Jamshedpur, Bihar e Jharkhand, solleva interrogativi urgenti sul tema della sicurezza domestica e sulla responsabilità delle piattaforme digitali nel proteggere i dati sensibili degli utenti.

Il modus operandi: come la tecnologia è diventata complice del crimine

La banda, composta da Vikas Kumar (27 anni), Raju Kumar (49 anni) e Mohammad Irfan (26 anni), ha sfruttato le potenzialità della mappa satellitare e della funzione Street View per condurre una vera e propria sorveglianza remota delle abitazioni. Attraverso l’analisi digitale di quartieri residenziali, i ladri identificavano case apparentemente vulnerabili: balconi facilmente accessibili, muri bassi e punti d’ingresso poco protetti. Questo lavoro di mappatura virtuale consentiva loro di pianificare i colpi senza doversi esporre a rischi diretti durante la fase di sopralluogo.

Una volta selezionato l’obiettivo, la banda si spostava rapidamente sul territorio, utilizzando veicoli per raggiungere le abitazioni individuate e valutare percorsi di entrata e fuga. L’integrazione tra sorveglianza remota e mobilità su strada ha reso difficile per le forze dell’ordine tracciare i movimenti dei criminali, permettendo loro di operare in più stati e rendendo le indagini particolarmente complesse.

Un fenomeno interstatale: la rete criminale si estende

Le autorità indiane hanno riscontrato che lo schema adottato dalla banda non era limitato a una sola area. Modelli simili sono stati identificati anche in Bihar, Jharkhand, Karnataka e Maharashtra. Il ciclo operativo si ripeteva: mappa satellitare, spostamento rapido, furto e fuga. Le prove raccolte durante le indagini – gioielli d’oro, armi da fuoco e strumenti da scasso – hanno permesso di collegare numerosi episodi apparentemente isolati a un’unica organizzazione criminale.

La dimensione interstatale delle operazioni ha complicato la cooperazione tra i diversi corpi di polizia, mettendo in luce le difficoltà delle forze dell’ordine nel fronteggiare una criminalità sempre più digitalizzata e mobile. L’efficacia della banda era infatti legata proprio alla capacità di sfruttare le informazioni pubblicamente disponibili grazie a strumenti come Google Maps e Street View.

Responsabilità delle piattaforme digitali: Google sotto la lente

Un aspetto cruciale emerso dall’indagine riguarda la responsabilità delle piattaforme. Google Maps permette ai proprietari di richiedere l’offuscamento delle immagini delle proprie abitazioni sulla funzione Street View, ma questa possibilità è ancora poco conosciuta dal grande pubblico. Inoltre, la piattaforma non applica filtri automatici alle aree residenziali, lasciando le immagini accessibili a chiunque.

Esperti di sicurezza e rappresentanti delle forze dell’ordine sottolineano la necessità di una maggiore trasparenza e collaborazione tra le piattaforme digitali e le autorità locali. Si suggerisce, ad esempio, di informare attivamente gli utenti sulla presenza di strumenti per la tutela della privacy, implementare algoritmi in grado di identificare aree residenziali particolarmente esposte e favorire una cooperazione più stretta con le istituzioni per prevenire l’uso improprio delle tecnologie.

Prevenzione e difesa: tecnologia e comunità alleate contro i furti

La vicenda di Jamshedpur evidenzia come la prevenzione sia possibile solo attraverso una combinazione di strumenti tecnologici e collaborazione civica. L’installazione di telecamere di sorveglianza con visione notturna e sistemi di lettura targhe, l’adozione di sistemi d’allarme integrati con reti di allerta locale e il potenziamento di serrature e sensori di movimento rappresentano soluzioni efficaci per ridurre il rischio di furti.

Inoltre, la creazione di reti di “neighborhood watch” – gruppi di cittadini che collaborano per monitorare il quartiere – e l’utilizzo di app dedicate per lo scambio di segnalazioni possono costituire un deterrente significativo. La segnalazione tempestiva di veicoli sospetti e la comunicazione costante con le forze dell’ordine aumentano la sicurezza e la resilienza delle comunità.

Una responsabilità condivisa per la sicurezza futura

L’episodio indiano dimostra che il confine tra strumento di utilità collettiva e risorsa per la criminalità è estremamente sottile. La protezione efficace delle abitazioni e dei dati personali passa attraverso una responsabilità condivisa tra piattaforme digitali, istituzioni e cittadini. Solo con un approccio integrato sarà possibile ridurre la vulnerabilità delle nostre comunità e garantire che tecnologie come Google Maps e Street View restino strumenti al servizio della collettività, non delle organizzazioni criminali.

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