Furti parziali d’auto: allarme in Lombardia, ecco i modelli e i componenti più a rischio
Allarme furti parziali d’auto in Italia: i dati 2025 di LoJack, le regioni e i modelli più a rischio, i componenti più rubati e le tecniche dei ladri.
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Negli ultimi anni, il panorama dei furti parziali auto in Italia ha subito una trasformazione profonda, segnando un netto cambio di strategia da parte delle organizzazioni criminali. Non è più l’intero veicolo a rappresentare il bottino principale, ma le sue parti più pregiate, alimentando così un mercato nero sempre più sofisticato e internazionale. Il fenomeno della cannibalizzazione auto si sta espandendo a ritmi preoccupanti, con numeri che raccontano di un vero e proprio boom: nei primi sei mesi del 2025 sono state recuperate oltre mille vetture e i danni per singolo episodio possono superare facilmente i 5.000 euro.
L’analisi dei dati più recenti rivela che la Lombardia si conferma come l’epicentro di questa nuova ondata di criminalità, raccogliendo ben il 40% dei casi nazionali. Seguono il Lazio, con il 27%, e la Campania al 18%. All’interno di questo scenario, le città di Roma e Milano emergono come veri e propri hotspot, concentrando da sole il 28% degli episodi. Questi numeri sono la cartina di tornasole di un fenomeno che si sta radicando nelle aree metropolitane, dove la domanda di componenti rubate cresce parallelamente all’aumento dei furti.
A essere presi di mira sono soprattutto veicoli che hanno tra i quattro e i sei anni di vita, ma neppure i modelli più recenti sono immuni. Nel 2024, secondo l’Osservatorio Car Clinic, si sono registrati quasi 14.000 interventi di riparazione riconducibili a furti parziali auto, segnando un incremento del 3,5% rispetto all’anno precedente. Un dato che conferma la crescente pressione esercitata dai ladri sulle vetture circolanti.
Entrando nel dettaglio dei modelli più colpiti, la lista comprende numerosi veicoli del Gruppo Stellantis, tra cui Fiat Panda, Fiat 500, Lancia Ypsilon e Jeep Renegade. Non mancano, però, anche marchi di fascia alta come Audi, Range Rover e Toyota. Interessante notare come la geografia del fenomeno influenzi la scelta delle vittime: al Sud dominano le utilitarie Fiat, mentre al Nord la preferenza si sposta su Toyota, Lexus, Range Rover e Volkswagen, segno di una diversificazione legata sia al tessuto sociale che alle opportunità di rivendita.
Le componenti rubate che fanno più gola al mercato nero sono principalmente telecamere di bordo, paraurti, monitor, fanali LED (il cui valore può arrivare fino a 2.500 euro), cerchi in lega e soprattutto catalizzatori, molto ricercati per i metalli preziosi che contengono. Questi pezzi alimentano un mercato nero ricambi che si estende ben oltre i confini italiani: i ricambi trafugati viaggiano dall’Europa al Nord Africa, dagli Emirati Arabi fino al Sud Africa, dando vita a un commercio illecito dal respiro globale.
L’efficienza delle bande criminali che si dedicano ai furti parziali auto è davvero sorprendente: bastano tra i 50 e i 90 secondi per smontare e portare via le parti più preziose di una vettura. Le tecniche furto auto si sono evolute rapidamente, passando dalla semplice effrazione alla clonazione delle chiavi e all’accesso diretto ai sistemi elettronici dell’auto. Spesso, i colpi vengono pianificati sulla base delle richieste provenienti dal mercato nero ricambi, rendendo ogni furto un’operazione chirurgica e mirata.
A sottolineare la gravità della situazione interviene Maurizio Iperti, Presidente Automotive di LoJack International, che ribadisce come l’adozione di sistemi tecnologici avanzati per la prevenzione e il recupero dei veicoli sia oggi una necessità imprescindibile. Nei primi sei mesi del 2025, LoJack ha contribuito al recupero di 1.032 veicoli rubati, con una netta prevalenza di SUV (54%) e utilitarie (32%), per un valore complessivo che supera i 33 milioni di euro. Questi dati dimostrano quanto sia importante dotarsi di strumenti di protezione all’avanguardia per arginare un fenomeno in costante evoluzione.
Particolarmente critica è la situazione in Puglia, dove la zona compresa tra Manfredonia e Cerignola è ormai conosciuta come il “triangolo delle Bermuda dei furti d’auto”. Qui operano vere e proprie centrali di smontaggio e riciclaggio delle componenti rubate, diventando un punto di riferimento per la distribuzione dei ricambi illegali in Italia e all’estero.
Il fenomeno dei furti parziali auto non solo mette in ginocchio i proprietari, ma impone anche un pesante fardello economico e sociale all’intero sistema. La lotta contro la cannibalizzazione auto richiede uno sforzo congiunto tra forze dell’ordine, aziende tecnologiche e cittadini, con l’obiettivo di interrompere la catena del valore che alimenta il mercato nero ricambi e ridare sicurezza alle nostre strade.
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