F1, cosa serve a Verstappen per vincere il titolo: non parliamo di fortuna

Ultima gara a Yas Marina: Norris 408 punti, Verstappen 396 e Piastri 392. Analisi tecnica, strategie McLaren e le condizioni che possono consegnare il titolo

F1, cosa serve a Verstappen per vincere il titolo: non parliamo di fortuna
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Renato Terlisi
Pubblicato il 3 dic 2025

A tre settimane dal verdetto finale, il campionato 2025 di Formula 1 si trova di fronte a uno scenario carico di tensione e incertezza. 408 punti per Lando Norris, 396 per Max Verstappen, 392 per Oscar Piastri: tre piloti separati da appena sedici lunghezze in una battaglia che si decide tutto ad Abu Dhabi, dove Yas Marina sarà il palcoscenico di una conclusione potenzialmente memorabile. La MCL39 di McLaren dovrà difendere il vantaggio accumulato con determinazione, mentre la RB21 di Red Bull punta tutto su una vittoria combinata con il crollo dell’avversario principale. Un’ultima gara dove tattica, affidabilità tecnica e nervi d’acciaio decideranno chi alzerà il trofeo mondiale.

La rimonta dell’olandese

La rimonta di Verstappen rappresenta un capitolo straordinario di questa stagione: il campione olandese ha cancellato uno svantaggio di 104 punti accumulato ad agosto grazie a una sequenza di successi cruciali, come la vittoria del Qatar, e all’introduzione di una power unit aggiornata che promette guadagni significativi nei rettilinei. Per l’olandese la matematica è spietata e non ammette repliche: serve vincere e sperare che Norris non concluda nei primi tre posizioni. È l’unica strada percorribile per conquistare il titolo mondiale.

Sul versante opposto, la McLaren arriva con le spalle al muro dopo una stagione ricca di talento ma anche di errori strategici devastanti. Las Vegas e Qatar hanno mostrato in maniera cristallina come le indecisioni dal muretto possono trasformare vantaggi consolidati in rimpianti amari. La strategia McLaren ha risentito di incertezze tattiche che hanno compromesso risultati altrimenti in pugno. Norris e Piastri, pur dotati di grande talento e capacità di guida indiscussa, hanno faticato con la consistenza e la pressione psicologica, alternando exploit memorabili a cali prestazionali inaspettati.

L’ultimo atto a Yas Marina

Dal punto di vista tecnico, lo scenario favorisce cambi di superiorità a seconda dei settori della pista: la MCL39 eccelle nelle curve lente e negli slalom a media velocità, terreno ideale per le caratteristiche di Yas Marina; la RB21 compenserà e contrattaccherà con supremazia nelle sezioni veloci e sul dritto, dove la power unit rinnovata dovrebbe fare la differenza determinante nel corso della gara.

Ma qui risiedono le vere insidie della prova conclusiva. Le strategie gomme, le tempistiche di sosta ai box, la gestione della batteria, gli eventuali episodi di safety car e bandiere gialle: ogni singola variabile può capovolgere equilibri e certezze consolidate nel corso della stagione. Il team management farà la differenza decisiva, insieme alla lettura in tempo reale degli sviluppi della gara e alla capacità dei piloti di mantenere lucidità e concentrazione fino all’ultimo giro. Questi parametri diventeranno altrettanto decisivi quanto la pura velocità in pista.

La storia della Formula 1 insegna che i finali imprevedibili sono la norma consolidata della categoria. Yas Marina non sarà un’eccezione a questa regola: quello che si profila è uno spettacolo dove tre talenti cristallini, due scuderie determinate e un circuito multiforme determineranno un esito ancora tutt’altro che scritto. La tensione è al massimo assoluto e il verdetto finale richiederà il contributo coordinato di velocità pura, tattica intelligente e una dose considerevole di fortuna. Il campionato avrà il suo verdetto definitivo.

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