Dieselgate, 10 anni dopo: come è cambiato il pianeta auto
Il Dieselgate ha scosso Volkswagen e il settore auto, accelerando la transizione elettrica e cambiando strategie, regole e mercato europeo
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/2025/09/diesel-1044x594-1.jpg)
Il Dieselgate ha rappresentato un vero spartiacque per l’industria automobilistica mondiale, innescando una rivoluzione che, dieci anni dopo, continua a influenzare profondamente il settore. Tutto ebbe inizio il 18 settembre 2015, quando l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA) svelò la manipolazione dei test sulle emissioni diesel da parte di Volkswagen. Quell’annuncio, destinato a diventare storico, diede il via a una catena di eventi che avrebbe cambiato per sempre il panorama della mobilità globale.
Nel giro di pochi giorni, il terremoto scatenato dallo scandalo costrinse Martin Winterkorn a lasciare la guida del colosso tedesco, mentre l’azienda si preparava ad affrontare un’ondata di sanzioni senza precedenti: oltre 35 miliardi di euro tra multe, risarcimenti e campagne di richiamo. Un colpo durissimo che, in modo quasi paradossale, ha accelerato la transizione verso la mobilità elettrico.
Corsa alla decarbonizzazione
La reazione europea fu rapida e decisa. Lo scandalo Dieselgate si trasformò presto in un catalizzatore per politiche di decarbonizzazione sempre più ambiziose, culminate nell’adozione del Green Deal e nella storica decisione di bandire i motori a combustione interna entro il 2035. Di fronte a questo scenario, i principali costruttori, guidati da Volkswagen, si sono trovati costretti a rivedere radicalmente le proprie strategie industriali, investendo massicciamente in nuove piattaforme elettrico.
Il percorso verso questa rivoluzione, tuttavia, si è rivelato tutt’altro che lineare. Il rapporto Draghi ha messo in luce le criticità di una transizione imposta dall’alto, senza una solida strategia industriale di accompagnamento. Il risultato? Un deficit infrastrutturale per le stazioni di ricarica, incentivi giudicati insufficienti e una fiscalità ancora poco allineata agli obiettivi ambientali. Tutto ciò ha contribuito a rallentare la diffusione dei veicoli elettrico e a generare incertezza tra consumatori e operatori del settore.
Una crisi mondiale
La situazione si è ulteriormente complicata con l’arrivo della pandemia di Covid 19, che ha paralizzato il mercato automobilistico mondiale. Come se non bastasse, la successiva crisi dei microchip ha portato a una drastica riduzione della produzione, consentendo però ai costruttori di aumentare i prezzi dei veicoli. Questo fenomeno ha avuto effetti ambivalenti: da un lato, ha pesato sulle tasche dei consumatori; dall’altro, ha permesso alle aziende di recuperare margini di profitto tra il 2021 e il 2023.
In questo scenario in continua evoluzione, la competizione globale si è fatta ancora più serrata. L’Europa si trova ora a dover fronteggiare l’offensiva dei produttori cinesi, capaci di proporre auto elettrico a prezzi altamente competitivi, e le politiche protezionistiche degli Stati Uniti. La risposta europea non si è fatta attendere: l’introduzione di dazi fino al 38% sulle vetture cinesi ha inasprito le tensioni commerciali, generando nuovi equilibri nel mercato internazionale.
Tante difficoltà
Nonostante le numerose difficoltà, non mancano segnali di ripresa e di fiducia nel futuro. Il recente Salone di Monaco ha offerto una panoramica chiara di un settore pronto a reinventarsi, grazie a investimenti significativi in ricerca e sviluppo e a strategie sempre più innovative. I principali player, tra cui Volkswagen, hanno presentato concept e modelli che puntano non solo alla sostenibilità ambientale, ma anche a rendere la mobilità elettrico più accessibile dal punto di vista economico.
Il Dieselgate, pur rimanendo una delle pagine più oscure della storia dell’automotive, ha innescato una trasformazione senza precedenti. Oggi, a dieci anni di distanza, l’industria automobilistica europea e mondiale si trova di fronte a nuove sfide, ma anche a straordinarie opportunità di crescita e innovazione. Il futuro della mobilità sarà sempre più elettrico, sostenibile e, si spera, alla portata di tutti.