Corvette ZR1, supera ogni limite: il paraurti si fonde

John Anhalt stabilisce la media di 173,004 mph alla Big Bend Open Road Race con la sua Corvette ZR1; il paraurti posteriore si è fuso: focus su scarico, calore e sicurezza.

Corvette ZR1, supera ogni limite: il paraurti si fonde
G C
Giorgio Colari
Pubblicato il 24 ott 2025

La scena delle competizioni automobilistiche su strada ha assistito a un episodio che resterà impresso negli annali, dove la ricerca delle prestazioni estreme si è scontrata con i limiti della fisica e della tecnica. Durante la recente Big Bend Open Road Race, la potente Corvette ZR1 guidata da John Anhalt ha scritto una pagina memorabile, stabilendo un nuovo record di velocità media su un percorso di 118 miglia. Tuttavia, dietro la gloria della vittoria si è celato un problema tecnico tanto spettacolare quanto inaspettato: il paraurti fuso dalla furia del calore generato in gara.

Performance assurda

La performance della Corvette ZR1 è stata a dir poco impressionante. L’auto americana, già di per sé un’icona tra le supercar, ha raggiunto una media di 173,004 miglia orarie, spingendosi oltre i limiti conosciuti e conquistando il plauso degli organizzatori, che hanno definito la prova come una delle più spettacolari nella storia della Big Bend Open Road Race. Ma se da un lato il risultato ha entusiasmato pubblico e addetti ai lavori, dall’altro ha messo in luce le criticità delle modifiche tecniche estreme applicate alla vettura.

Il protagonista di questa impresa, John Anhalt, ha deciso di spingere il già potente V8 sovralimentato della sua Corvette ZR1 oltre i valori di serie, incrementando la potenza di circa il 30% rispetto ai 755 cavalli originali. Per raggiungere questo obiettivo, sono stati installati collettori Kooks e tubi dritti AWE, sacrificando il silenziatore per massimizzare il flusso dei gas di scarico. Una scelta tecnica che, se da un lato ha garantito un incremento prestazionale, dall’altro ha creato le condizioni per un imprevisto dirompente: il paraurti fuso a causa delle temperature estreme raggiunte nella zona posteriore dell’auto.

Un danno incredibile

Il danno al paraurti fuso non è stato solo un problema estetico, ma ha rappresentato un campanello d’allarme per l’intero settore delle corse su strada. Gli esperti hanno immediatamente sottolineato come la combinazione tra una mappatura aggressiva del motore, la presenza di tubi di scarico dritti e l’assenza di adeguati sistemi di dispersione del calore possa generare situazioni critiche, specialmente durante eventi come la Big Bend Open Road Race, dove le vetture mantengono regimi elevatissimi su tracciati pubblici chiusi al traffico.

John Anhalt, pur riconoscendo la plausibilità del collegamento tra la configurazione dello scarico e il danno subito, ha mantenuto un approccio cauto sull’individuazione della causa esatta. Le sue dichiarazioni hanno aperto il dibattito sulle strategie di preparazione delle auto destinate a competizioni di questo livello, dove il desiderio di prestazione non può prescindere da un’attenta valutazione dei rischi tecnici e di sicurezza.

Le possibili soluzioni

Sul fronte delle possibili soluzioni, le alternative non mancano. L’installazione di schermi termici dedicati, l’inserimento di silenziatori progettati per resistere a temperature elevate o l’utilizzo di materiali compositi avanzati per i componenti esposti al calore sono tutte opzioni prese in considerazione dagli addetti ai lavori. Inoltre, gli organizzatori della Big Bend Open Road Race stanno valutando l’introduzione di regolamenti più stringenti in materia di modifiche tecniche, per garantire che la spettacolarità delle prestazioni non comprometta la sicurezza dei partecipanti.

L’episodio del paraurti fuso rappresenta un monito per chiunque operi nel mondo delle competizioni motoristiche non convenzionali: la sottile linea che separa l’eccellenza tecnica dal rischio concreto può essere facilmente oltrepassata quando si spingono vetture già estreme oltre i limiti previsti dai costruttori. Il record stabilito da John Anhalt e dalla sua Corvette ZR1 resterà nella storia della Big Bend Open Road Race, ma il dibattito sulle modifiche tecniche e sulla sicurezza è destinato a proseguire, con l’obiettivo di preservare l’integrità delle vetture e, soprattutto, l’incolumità dei piloti.

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