BYD pensa che solo 15 marchi cinesi resteranno attivi: esclusi 100 brand

Stella Li di BYD prevede un massiccio consolidamento nel settore auto cinese: sconti eccessivi, sovrapproduzione e possibili limitazioni governative potrebbero escludere oltre 100 marchi entro il 2030

BYD pensa che solo 15 marchi cinesi resteranno attivi: esclusi 100 brand
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Giorgio Colari
Pubblicato il 30 set 2025

Il settore automobilistico cinese si trova sull’orlo di una drastica ristrutturazione che promette di ridisegnare profondamente gli equilibri di mercato nei prossimi anni. Secondo le previsioni di Stella Li, vicepresidente esecutivo di BYD, uno dei giganti mondiali dei veicoli elettrici, oltre cento marchi cinesi rischiano di scomparire entro un quinquennio. Una stima che mette in allarme analisti e operatori del settore, ma che riflette un quadro già oggi segnato da una competizione feroce e da dinamiche insostenibili per molti player.

Una giungla di marchi

Il comparto auto cinese, attualmente popolato da circa 130 costruttori, si prepara a una stagione di consolidamento senza precedenti. Un’analisi di AlixPartners conferma questa tendenza, stimando che solo 15 dei 129 marchi oggi attivi riusciranno a mantenere una reale solidità finanziaria entro il 2030. Il settore si avvicina così a una sorta di “bolla”, soprattutto per quanto riguarda i segmenti elettrico e ibrido, dove la corsa all’innovazione e alla conquista di quote di mercato ha portato a una saturazione mai vista prima.

Alla base di questa crisi emergente vi sono scelte commerciali aggressive e spesso poco lungimiranti. Numerosi nuovi operatori hanno puntato su sconti eccessivi per attrarre rapidamente clientela, finendo però per erodere i propri margini di profitto. La guerra dei prezzi, alimentata da una capacità produttiva che eccede largamente la domanda, ha generato un circolo vizioso che ora minaccia la sopravvivenza stessa di molti brand.

Sovrapproduzione è un punto critico

La sovrapproduzione rappresenta uno degli elementi più critici di questo scenario. L’offerta di veicoli, infatti, supera di gran lunga la domanda interna, spingendo molti costruttori a guardare con crescente interesse ai mercati esteri, in particolare all’Europa. Tuttavia, questa strategia di espansione si scontra con ostacoli significativi: i costi necessari per adattare i prodotti alle esigenze locali, la creazione di reti di assistenza efficienti e il rispetto di regolamenti sempre più stringenti in materia di sicurezza ed emissioni.

Il ruolo del governo cinese in questa fase potrebbe rivelarsi determinante. Le autorità di Pechino hanno già espresso preoccupazione per le pratiche commerciali considerate dannose e stanno valutando possibili interventi per regolare la competizione sui prezzi. Un’azione regolatoria potrebbe, da un lato, contribuire a stabilizzare i margini e a prevenire ulteriori fallimenti, ma dall’altro rischierebbe di rendere ancora più difficile l’affermazione di nuovi marchi cinesi e la nascita di innovazioni disruptive.

Un esempio di resilienza

All’interno di questo contesto complesso, BYD emerge come esempio virtuoso di resilienza e capacità di adattamento. Fondata nel 1995 come produttrice di batterie e attiva nel settore automobilistico dal 2003, l’azienda ha costruito la propria forza su una solida integrazione verticale e su investimenti mirati nelle tecnologie più avanzate. Secondo Stella Li, proprio questa struttura permetterà a BYD di attraversare indenne la fase di ristrutturazione che investirà il settore.

Va sottolineato che il ridimensionamento non equivale necessariamente alla scomparsa totale dei marchi in difficoltà. Diverse sono le possibili vie d’uscita: fusioni, acquisizioni, collaborazioni industriali o una maggiore specializzazione in nicchie di mercato particolari. Alcune startup potrebbero sopravvivere puntando su innovazioni tecnologiche uniche o su modelli di business alternativi e più sostenibili.

Maggiore stabilità dei prezzi

Per i consumatori, questa profonda trasformazione potrebbe tradursi in una maggiore stabilità dei prezzi, ma anche in una riduzione delle opzioni disponibili e in una concentrazione del potere nelle mani di pochi grandi gruppi. I rivenditori europei, dal canto loro, vedono l’arrivo dei marchi cinesi come una possibile opportunità commerciale, pur dovendo affrontare sfide importanti in termini di assistenza post-vendita e garanzie.

La riconfigurazione dell’industria automobilistica cinese sembra ormai inevitabile, se le tendenze individuate da Stella Li dovessero proseguire. La combinazione tra competizione esasperata sui prezzi, sovrapproduzione e potenziali interventi regolatori darà vita a un processo di selezione naturale che cambierà radicalmente il volto del settore auto nei prossimi anni. Gli occhi degli osservatori internazionali sono puntati su questa evoluzione, che avrà inevitabili ripercussioni non solo in Cina, ma su scala globale.

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