Un poliziotto ferma un'auto ma non c'è nessuno da multare
Un veicolo Waymo evita un checkpoint DUI a San Bruno e solleva il problema delle sanzioni per i veicoli senza conducente. Dal 2026 la California potrà notificare le aziende
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L’avvento dei veicoli a guida autonoma sta rivoluzionando il concetto stesso di mobilità, ma pone interrogativi normativi ancora irrisolti. L’episodio avvenuto a San Bruno, dove una vettura di Waymo è stata fermata dalla polizia dopo una manovra irregolare, è emblematico delle sfide che attendono istituzioni e industria. La scena, surreale ma concreta, ha visto gli agenti californiani fronteggiare un dilemma: come sanzionare un’auto senza conducente, priva di una persona fisica a cui contestare l’infrazione?
La vicenda
Tutto è iniziato durante un ordinario checkpoint DUI, mirato a contrastare la guida in stato di ebbrezza. Nel corso dei controlli, gli agenti hanno individuato un veicolo che aveva appena effettuato una svolta a U vietata. Quando si sono avvicinati, però, hanno scoperto che a bordo non c’era nessuno al volante: solo passeggeri e il sofisticato sistema di guida autonoma. L’ironia della polizia, che sui social ha scherzato sull’assenza di “caselle per robot” nei blocchetti delle contravvenzioni, ha fatto rapidamente il giro del web, ma dietro l’umorismo si cela un problema di responsabilità legale di grande portata.
La legge California attualmente in vigore, valida fino al 2026, stabilisce che ogni infrazione stradale debba essere contestata a una persona fisica. Solo a partire da luglio 2026, con l’entrata in vigore di una nuova normativa, sarà possibile notificare direttamente alle aziende produttrici le cosiddette notifica di non conformità quando i loro veicoli autonomi violano le regole del traffico. Si tratta di un primo, timido passo verso l’adeguamento legislativo, che tuttavia lascia aperti molti interrogativi sul fronte dell’efficacia e della reale capacità sanzionatoria.
Il caso ha catalizzato l’attenzione dei media
Il caso ha rapidamente catalizzato l’attenzione dei media locali e dei social network, alimentando un acceso dibattito pubblico su chi debba essere chiamato a rispondere degli errori commessi dalle macchine. Se la nuova normativa rappresenta un tentativo di colpire il soggetto giuridico che controlla il veicolo, molti esperti di sicurezza stradale e giuristi ritengono che questa soluzione sia solo parziale. Senza strumenti sanzionatori chiari e incisivi, esiste il rischio che le aziende si limitino a interventi superficiali sui propri sistemi, senza affrontare alla radice le criticità emerse.
Alcuni propongono approcci più articolati, che combinino la responsabilità amministrativa delle società con requisiti tecnici obbligatori. Tra le soluzioni suggerite figurano l’installazione di “scatole nere” in grado di registrare ogni manovra e l’accesso ai dati di bordo per le autorità competenti. Questi strumenti, secondo molti, potrebbero garantire maggiore trasparenza e consentire alle forze dell’ordine di ricostruire con precisione la dinamica delle infrazioni.
La sperimentazione va avanti
Dal canto loro, le aziende tecnologiche come Waymo sottolineano l’importanza della sperimentazione e della raccolta dati per perfezionare gli algoritmi di guida autonoma. Temono che regolamentazioni troppo stringenti possano frenare l’innovazione in un settore in rapidissima evoluzione, compromettendo il potenziale di sviluppo di una tecnologia destinata a cambiare il modo in cui ci muoviamo.
Dal punto di vista operativo, la gestione delle infrazioni commesse dai veicoli a guida autonoma richiede soluzioni tecniche dedicate. Tra queste spiccano il geofencing, che limita le aree operative dei veicoli, gli aggiornamenti software da remoto e la possibilità di intervento diretto sulle vetture in caso di emergenza. La vera sfida, però, è quella di definire standard condivisi che sappiano bilanciare la sicurezza pubblica con la tutela della privacy degli utenti.
Questioni pratiche sulle forze dell’ordine
L’episodio di San Bruno solleva anche importanti questioni pratiche per le forze dell’ordine. Come fermare in sicurezza un veicolo senza conducente? Quali protocolli adottare quando non c’è una persona fisica da identificare? Le nuove regole dovranno prevedere non solo sanzioni mirate, ma anche procedure specifiche, formazione adeguata degli agenti e canali di comunicazione diretti con le aziende produttrici di auto autonome.
Il caso Waymo si configura così come un segnale d’allarme e, allo stesso tempo, come un’opportunità di riflessione per tutto il settore. La diffusione su larga scala dei veicoli a guida autonoma impone un adeguamento normativo e l’adozione di nuovi sistemi di responsabilità. Il cambiamento legislativo previsto per il 2026, con l’introduzione delle notifica di non conformità, rappresenta solo il primo passo di un percorso che dovrà necessariamente coinvolgere istituzioni, industria e società civile, al fine di garantire un’integrazione sicura, trasparente e sostenibile di questa rivoluzionaria tecnologia nella vita quotidiana.
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