I big dell’industria tedesca non vogliono il bando delle auto termiche

I CEO di Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF lanciano l’allarme sul bando auto termiche 2035: rischi per l’occupazione e appello all’apertura tecnologica

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 27 ago 2025
I big dell’industria tedesca non vogliono il bando delle auto termiche

Il futuro dell’industria automobilistica tedesca si trova oggi a un bivio critico, minacciato da una tempesta perfetta generata dalla transizione elettrica e dal bando auto termiche previsto per il 2035. Un allarme senza precedenti arriva direttamente dai vertici di Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF, quattro giganti della componentistica auto, che hanno scelto di rompere il silenzio e lanciare un appello urgente alle istituzioni tedesche ed europee. Il loro messaggio è chiaro: il processo di elettrificazione, così come è stato concepito, rischia di trasformarsi in un terremoto sociale e industriale senza eguali nella storia recente del settore.

Una lettera molto sentita

In una lettera dai toni fortemente preoccupati, indirizzata ai leader della CDU e ai gruppi parlamentari cristiano-democratici, i CEO di queste aziende hanno descritto uno scenario a tinte fosche. “La situazione nel settore dei fornitori auto sta precipitando”, scrivono, mettendo in discussione la narrazione dominante di una elettromobilità come successo garantito. Il documento, diffuso da Table.Briefings, non lascia spazio a dubbi: la corsa all’elettrico sta generando più ombre che luci, con effetti collaterali pesantissimi sul piano occupazionale e produttivo.

La realtà, secondo i manager, è che la transizione elettrica sta già mietendo vittime tra i lavoratori. Migliaia di posti sono stati sacrificati sull’altare della sostenibilità, e la prospettiva di nuovi licenziamenti appare sempre più concreta all’orizzonte. Le aziende denunciano una situazione che rischia di peggiorare se non si interviene subito con una revisione delle strategie adottate dalla Commissione UE in materia di mobilità e ambiente.

Il centro della polemica

Il cuore della polemica riguarda il modo in cui le politiche europee stanno affrontando la questione. L’imposizione di un bando auto termiche come soluzione unica viene vista come una scelta miope, incapace di cogliere la complessità del settore e di tutelare la competitività europea. I vertici delle aziende invocano una maggiore apertura tecnologica, chiedendo di considerare anche soluzioni alternative come i carburanti sintetici e l’idrogeno, tecnologie che potrebbero offrire una via d’uscita equilibrata tra sostenibilità e tutela dell’occupazione.

Un passaggio particolarmente critico della lettera riguarda il ruolo dei sindacati, in particolare l’IG Metall. Secondo i CEO, il più potente sindacato industriale tedesco sarebbe colpevole di difendere “la politica europea sul clima, non i posti di lavoro” nelle fabbriche tedesche. Questa frattura mette in luce la difficoltà di trovare un equilibrio tra le istanze ambientali e quelle sociali, accentuando la sensazione di smarrimento che attraversa il settore.

Un momento cruciale

L’appello dei grandi player della componentistica arriva in un momento cruciale, con la clausola di revisione del 2026 alle porte. È proprio in questa fase che si gioca la partita più importante: i manager chiedono un Dialogo Strategico auto che sia realmente inclusivo, capace di ascoltare tutte le voci in campo e di costruire un percorso di decarbonizzazione che non si traduca in una crisi occupazionale senza precedenti. “Vogliamo che l’elettromobilità abbia successo, ma questo non accadrà vietando altre tecnologie”, sottolineano, ribadendo la necessità di un approccio più pragmatico e meno ideologico.

Per la industria automobilistica tedesca, il rischio è quello di perdere il proprio ruolo di traino nell’economia nazionale ed europea. Le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi avranno un impatto determinante non solo sul futuro delle aziende e dei lavoratori, ma anche sulla capacità dell’Europa di competere a livello globale. Il messaggio finale, dunque, è un invito alla riflessione: la sfida della decarbonizzazione deve essere affrontata con realismo, equilibrio e apertura tecnologica, evitando che la transizione ecologica si trasformi in una débâcle industriale e sociale.

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