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BMW M6 Cabrio – impressioni di guida

Riceviamo e pubblichiamo volentieri le impressioni di guida di UF della BMW M6 Cabriolet. Da affezionato del marchio biancoblu bavarese ho accettato molto volentieri l’invito a guidare la nuova M6 cabriolet. Avevo la curiosità di verificare l’influenza del considerevole aumento di peso (circa 200 kg rispetto alla versione chiusa) e della inferiore rigidità della scocca,



Riceviamo e pubblichiamo volentieri le impressioni di guida di UF della BMW M6 Cabriolet.

Da affezionato del marchio biancoblu bavarese ho accettato molto volentieri l’invito a guidare la nuova M6 cabriolet. Avevo la curiosità di verificare l’influenza del considerevole aumento di peso (circa 200 kg rispetto alla versione chiusa) e della inferiore rigidità della scocca, due caratteristiche che contraddistinguono normalmente le varianti decappottabili derivate da corrispondenti versioni chiuse, nonostante senza un confronto immediato con una coupè (o in presenza di lunga esperienza di guida con essa) risulti parecchio difficoltoso riscontrare differenze di comportamento durante un normale percorso su strade aperte al traffico.

In questa configurazione cabrio scompare la preziosità tecnologica del tetto in fibra di carbonio, ma si può dire con sicurezza che il baricentro, almeno a capote aperta, sia addirittura posizionato più in basso!

Si è quindi un po’ persa per strada la determinazione a conseguire il primato tecnologico nei dettagli come il contenimento del peso, in compenso sicuramente il mercato premierà la versione cabrio a livello di valore residuo.

Conoscendo i prodotti BMW, a bordo ci si trova immmediatamente a proprio agio, la posizione di guida è facilmente adattabile e la visibilità posteriore a capote chiusa non eccessivamente compromessa.

Un difetto riscontrato riguarda la levetta di comando cruise control (non più azionato dai tasti sul volante, ma a sinistra del piantone in posizione sovrastante la leva di comando degli indicatori di direzione): a volante diritto si trova proprio dietro il paddle “-” di comando del cambio, interferendo così nelle manovre di scalata.

La prima impressione in movimento è che le forze in gioco siano possenti, data la massa in ordine di marcia che sfiora le due tonnellate, la potenza di oltre 500 cavalli, la generosa impronta a terra dei pneumatici.

Lo sterzo è inizialmente parecchio leggero, poi ci si rende conto che il contatto con la strada viene trasmesso con maggiore fedeltà quando la velocità sale. Le prestazioni sono di elevato valore assoluto ed il motore V10, che al minimo delude come sonorità, ha una grinta particolare oltre i 6000 giri: nonostante si tratti di un frazionamento intrinsecamente non perfettamente bilanciato l’erogazione è decisa ma progressiva e anche ai bassi regimi si riesce a muoversi con scioltezza. Senz’altro il propulsore è il pezzo forte della vettura: scaricando la seconda marcia al limite dei giri l’accelerazione è quasi imbarazzante. Sorprende anche la trazione, abbondante almeno sull’asciutto considerando che si tratta di una vettura con disposizione classica a motore anteriore e trazione posteriore.

L’assetto è fondamentalmente saldo, la taratura più azzeccata secondo me è quella intermedia; con l’EDC in posizione 3 (sport) ci sono alcuni scuotimenti con accelerazione marcata sulle piccole asperità.

La frenata non pare particolarmente potente e a bassa velocità l’esemplare in prova soffriva di una certa rumorosità, in più la prima parte della corsa del pedale ha poco effetto e la modulabilità non ne giova.

La sensazione nelle curve su un percorso extraurbano è sostenzialmente di neutralità e buon bilanciamento, i tecnici hanno fatto certamente un gran lavoro per filtrare le elevate forze in gioco, la maneggevolezza nei cambi di direzione è apprezzabile.
La vettura era equipaggiata di HUD (head up display), che ho trovato utile e bene a fuoco, ma difficile da settare. Mi risulta indigesto l’esteso equipaggiamento elettronico di bordo con le reltive, forse eccessive, possiblità di regolazione: dalla risposta motore, agli ammortizzatori, alla soglia di intervento del DSC, al Drivelogic del cambio elettroattuato.

Ho lasciato per ultimo elemento proprio il cambio in quanto lo ritengo il vero punto debole della vettura. Ultimamente portabandiera tecnologico di diversi costruttori, il cambio “sequenziale” elettroattuato, pur in questa sofisticata evoluzione SMG III, ha sempre il limite di sostituirsi in parte al guidatore; in particolare non permette il completo controllo del flusso di coppia alle ruote, in quanto le fasi di attacco/stacco frizione vengono comandate tramite logiche memorizzate nella centralina di gestione. Nella guida nel traffico in posizione automatica “drive” le cambiate sono a volte esitanti, a volte brusche, le possibilità di variare l’intervento (Drivelogic) sono abbastanza inutili, i frequenti salti di rapporto riducono il confort, il kick down è piuttosto lento. In manovra si soffre di un evidente ritardo di innesto, a bassa velocità rimane una certa legnosità anche se l’attacco frizione da fermo è pulito; in alcune situazioni se si esita con il gas si avvertono piccoli strappi ed in generale sono richieste concentrazione e periodo di adattamento al fine di guidare in modo fluido. Spingendosi agli alti regimi e adottando una condotta più aggressiva (in modalità manuale) le cose migliorano ma con il Drivelogic in posizione 5 (massima rapidità, escluso la 6 che però richiede il disinserimento del controllo di stabilità DSC) le cambiate sono persino violente (potrebbero costituire prove a carico in una causa di divorzio); rimane poi una fastidiosa non-linearità premendo a fondo il gas in quanto nell’ultima parte della corsa si deve vincere la resistenza dell’interruttore che aziona il kick-down in modo Drive, e la sensazione generale non è di pieno controllo del mezzo.

Concludendo si tratta di una automobile di grande appeal, ma con una consistente dose di contrasti.
Difatti immaginando una cabriolet a quattro posti che si avvicina ai 5 metri di lunghezza e pesa quasi due tonnellate si potrebbe pensare a una boulevard cruiser; mentre il motore V10 da 507 cavalli ed il cambio con paddles al volante farebbero pensare ad un purosangue per piloti duri. In realtà il mix di caratteristiche antitetiche è singolare nel panorama di mercato, ma c’è da aggiungere che come in tutti i compromessi esistono dei rovesci della medaglia. Consiglierei dunque a chi fosse interessato alla M6 cabrio di valutarla come un giocattolo costoso ed unico, non di ritenerla la sintesi tra esigenze contrastanti. Infatti lo spazio a bordo per quattro persone è soltanto nominale, il volume del bagagliaio piuttosto ridotto, il confort di marcia mediocre e, a livello di sensazione, la vettura è piuttosto “fredda” nel senso di molto tecnica ma di carattere poco “entusiasmante”.

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