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Tesla, ecco le gravi accuse del “sabotatore”

Il presunto sabotatore licenziato da Tesla a giugno esce allo scoperto e denuncia l’azienda alla SEC: parti difettose e produzione gonfiata.

Si chiama Martin Tripp l’ex dipendente di Tesla licenziato da Elon Musk a giugno con l’accusa di essere un “sabotatore” e di aver rivelato alla stampa americana informazioni riservate e distorte per screditare l’azienda. L’uomo è uscito alla scoperta e lo ha fatto con una mossa forte, che non farà altro che acuire lo scontro.

Tripp ha infatti denunciato ufficialmente Tesla alla Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale americano che vigila sulle aziende quotate in borsa (paragonabile alla Consob italiana). Nel dossier di Tripp si leggono due accuse pesantissime: la prima è che Tesla avrebbe sistematicamente gonfiato la sua capacità produttiva, prendendo in giro gli investitori, la seconda è che avrebbe installato sulle sue auto elettriche componenti difettosi o comunque poco sicuri, mettendo a rischio la sicurezza dei consumatori.

Due accuse, come è facile intuire, che non faranno altro che gettare nuovi dubbi sul recente passato, e sul futuro, di Tesla. L’azienda per mesi non è riuscita a raggiungere i volumi produttivi promessi agli investitori, raggiungendo le 5.000 Model 3 prodotte a settimana solo nei giorni scorsi e grazie alla creazione di una nuova linea di montaggio esterna alla Giga Factory di Freemont.

Secondo Tripp Tesla avrebbe gonfiato del 44% la sua capacità produttiva, dichiarando agli investitori la cifra di 5.000 auto ma non essendo assolutamente in grado di raggiungerla.

Inoltre, negli ultimi mesi, sono aumentati i casi documentati e resi pubblici di gravi guasti tecnici ad alcuni componenti di vari modelli di auto Tesla. Soprattutto incendi spontanei durante la guida.

L’ultimo caso del genere a metà giugno: l’attrice americana Mary McCormack ha pubblicato un video in cui si vede la Model S di suo marito che va inspiegabilmente a fuoco. L’auto era ferma nel traffico cittadino quando passanti e guidatori di altre macchine hanno notato del fumo uscire da sotto il pianale e avvertito il guidatore di cosa stava succedendo.

Secondo quanto denunciato da Tripp alla SEC Tesla avrebbe utilizzato per la produzione delle sue auto elettriche anche batterie bucate. In altri casi avrebbe montato male le celle delle batterie, sistemandole pericolosamente vicine l’una alle altre. Inoltre, nella catena produttiva, sarebbero state utilizzate più volte parti non conformi e considerate scarti.

In questa vicenda Tesla non commenta. Anche la SEC non ha rilasciato note ufficiali in merito. Quel che si sa è che Tripp ha ingaggiato lo studio legale Meissner Associates, ben noto negli USA per aver gestito famose pratiche di “whistleblowing” (denunce contro aziende provenienti da dipendenti o altre persone legate all’azienda). La più famosa è stata quella contro la multinazionale dei sementi e dei pesticidi Monsanto, alla quale Meissner Associates è riuscita a strappare 22,5 milioni di dollari.

Altra cosa nota, infine, è che la SEC è autorizzata dalla legge federale americana a pagare chi fornisce informazioni credibili e sufficienti a far partire una indagine contro aziende che metterebbero a rischio i mercati e i consumatori.

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