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Mercato Italia: vendite in crescita a Febbraio (+8,6%) e domani a Ginevra parlano Marchionne e Montezemolo

Con 118.328 immatricolazioni il cortissimo mese di Febbraio ha segnato sulla lavagna dell’auto nazionale un incoraggiante +8,6%.

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Si: è già il terzo mese consecutivo, dal dicembre 2013, che il bicchiere se non è mezzo pieno quanto meno cresce di livello. “Eppur si muove” è il titolo scelto dall’Unrae (le Case estere) per il suo comunicato relativo ai risultati trasmessi dal Ministero dei Trasporti. Come dire che malgrado tutto si sta registrando una timida inversione di tendenza rispetto allo scorso anno: le percentuali non devono ingannare perché sono relative a numeri di confronto disastrosi, ma la curva rappresentativa è comunque in ascesa.

Inutile dire che l’associazione dei concessionari grida “Non chiamatela ripresa” e manco a dirlo il presidente di Federauto Pavan Bernacchi (concessionario Fiat) invoca come ogni mese l’intervento del presidente del Consiglio di Turno come fosse la famosa lampada di Aladino. Più razionale la speranza di Massimo Nordio, presidente Unrae e numero uno del gruppo VW Italia, basata sulle attività di governo a favore dell’economia e del lavoro più in generale.

Resta il fatto che accanto alla crescita di Febbraio c’è anche quella degli ordini raccolti nel mese, 245.000 pari a un +13% rispetto allo scorso anno che lascia già prevedere un quarto risultato positivo per il mese appena iniziato e, dicono ancora all’Unrae, perfino una migliore “tenuta” su base annua a quota 1.350.000. Non è festa come si può ben vedere, ma almeno non nevica più mentre da domani al salone di Ginevra in via di decollo (apertura al pubblico giovedi 6) si aprirà la passerella di novità in gran parte già nota e di cui il team di Autoblog già sul campo vi darà conto ora per ora.

I costruttori sembrano aver messo in atto, ciascuno in proporzione ai propri mezzi, tutto il miglior know how per interpretare le attuali necessità dei mercati più in difficoltà come quelli europei (perfino il ricco mercato svizzero patria del Salone più importante d’Europa, è in netto e progressivo declino) e corrisponde perfettamente alle tendenze della domanda registrate anche in febbraio: segmento B +21,4%, city car +11%, crossover +36% e monovolume piccoli +17,1%.

A giudicare dai numeri, tuttavia, gli acquirenti privati in Italia appaiono per ora sempre più prudenti tanto da coprire solo il 61,5% del mercato che intanto si ravviva con le immatricolazioni per il noleggio (+33,6%), un fenomeno quest’ultimo, che potrebbe alla distanza cambiare almeno in parte la fisionomia dell’auto in Italia. Mercoledi, fra l’altro, sarà annunciato lo sbarco anche a Roma della formula “car2go” che ha già dato ottimi risultati a Milano. Lo scenario dunque, è indiscutibilmente ancora precario ma i prossimi mesi potranno confermare i buoni sintomi rilevati negli ultimi 90 giorni. Basta una scorsa all’andamento di tutte le marche in febbraio per notare la scarsissima presenza del segno meno a fronte di una buona media di rialzo per singola marca: dal +9,8% della Fiat al 17,6 di Peugeot che ha appena incassato il titolo di Auto dell’anno con la sua 308, al +25% comune alla Toyota come alla Audi ben lontane fra loro nella scala gerarchica dei prezzi.

Fra i pochi meno spicca curiosamente di nuovo la Nissan (-15%) e la Chevrolet (-22,7%) una marca di cui dovremo capire il prossimo andamento sulla via della dismissione dall’Europa di qui a due anni, e “naturalmente” l’Alfa Romeo (-3,8%) ormai al 2,3% di quota sul mercato nazionale. Ma quello dell’Alfa è ormai un discorso a parte, tutto legato al piano industriale che verrà svelato dalla nuova Fiat-Chrysler il primo di maggio e che dovrebbe prevedere un consistente e definitivo rilancio. A questo proposito domani mattina, primo dei due giorni dedicati ai media a Ginevra, sentiremo alle 11 di nuovo Sergio Marchionne in veste europea e subito dopo il presidente della Ferrari, Luca Montezemolo mentre sugli stand si susseguirà una conferenza dietro l’altra di ogni marca al ritmo insostenibile di una ogni 15 minuti per l’intera giornata. A domani!

Europa dell’auto: a Gennaio qualcosa si muove

Immatricolazioni auto in Europa: poco meno di un milione di nuove auto (967.778) in tutta l’area UE nel mese di gennaio ma in crescita del 5,2% rispetto a un anno fa.

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967.778 immatricolazioni: è una cifra lontanissima dai tempi d’oro quando nel 2008 si sfioravano nel mese di gennaio 1,3 milioni ma oggi conta di più registrare i segnali positivi di una possibile ripresa. Sono questi gli ultimi dati trasmessi questa mattina dall’associazione dei costruttori europei (Acea) fra i quali 24 mercati su 31 (UE + EFTA) hanno chiuso il primo mese dell’anno con il segno più.

In cima alla classifica dei buoni risultati l’Irlanda con +32,8%, il Portogallo a +31,8% e la Croazia in crescita del 29,4%. Non sono certo dati rilevanti sotto il profilo dei volumi ma significativi proprio perché relativi a Paesi non certo ricchi. Perfino la Grecia ha guadagnato un +15,4%, ma i veri indicatori restano quelli di sempre, Gran Bretagna e Germania salite rispettivamente del 7,6 e del 7,2% cui si è affiancata la “povera” Spagna anch’essa a +7,6%.

Alle spalle restano Italia (+3,2%) e Francia (+0,5%), entrambe al di sotto della media continentale (+5,2%) ma con prospettive diverse: malgrado le difficoltà economiche molto simili a quelle italiane, la Francia può permettersi la previsione di una annata meno difficile con 1,8 milioni a fronte dell’1,3 scarso dell’Italia che resta il mercato più penalizzato e senza apprezzabili prospettive di recupero (almeno fino a quando non saranno più chiare le prospettive del nuovo governo).

Il 2014 sarà dunque l’anno della ripresa, seppure lenta, dopo cinque anni di declino?

In realtà i primi segnali interessanti erano già arrivati proprio in fine anno quando il 2013 ha consegnato un bilancio in flessione del 1,8% ma con un dicembre in crescita del 13%, un trend positivo confermato anche in gennaio seppure in misura minore. Ogni tanto un po’ di ottimismo non guasta anche se non va mai dimenticato che i 12,3 milioni di immatricolazioni del 2013 restano fortemente deficitari rispetto alla capacità produttiva continentale proporzionata ad almeno 15/16 milioni di immatricolazioni annue.

Tutto è relativo come sempre quando si mettono a confronto i risultati a distanza di un anno. Il 2013 era iniziato male come molti ricorderanno, a -8,5% ed è per questo che il +5,2% di oggi dimostra, indipendentemente dai volumi complessivi, quella inversione di tendenza tanto attesa dai costruttori e dalle reti di vendita falcidiate dalla crisi (in Italia più che altrove).

In questo scenario il gruppo Volkswagen ha confermato la sua forte leadership e superato di nuovo la soglia del 25% di quota con il segno più per tutte le sue marche con un +8,2% complessivo, ma se l’è cavata bene malgrado le note difficoltà anche il gruppo francese Psa Peugeot-Citroen, entrambe positive anche in questo caso che hanno mantenuto il controllo dell’11,5% del mercato EU seguita dagli altri francesi di Renault-Dacia a +13% e poco al di sotto del 10 % di quota cresciuta di quasi un punto. In quarta posizione una Ford che “combatte” da sola, è cresciuta dell’8,8% e nella classifica per singole marche si piazza seconda assoluta con il 6,9% di quota dietro la marca VW (12,7%).

Non è riuscito ancora a risalire la china il gruppo GM che ha segnato un più solo con Chevrolet ma fa ancora fatica con Opel che ha potuto beneficiare dei nuovi programmi appena elaborati e di cui vedremo i risultati probabilmente proprio a cominciare da quest’anno. Infine, ultimo fra i gruppi generalisti di testa, il gruppo Fiat a -1,8% e 6,2% di quota, la stessa del 2012 e inferiore dello 0,4% rispetto al gennaio 2013.

Curioso (ma non troppo) che le prime cronache radiofoniche di questa mattina abbiano tenuto a sottolineare, forse per carità di patria, la “crescita” di quota del gruppo da 5,6 a 6,2% con un improprio confronto rispetto al dicembre 2013. E’ stata ancora una volta l’Alfa Romeo la più penalizzata con un -20,3% scesa a 4.506 immatricolazioni in tutta Europa, Italia compresa, in questo primo mese dell’anno. Non resta che attendere il piano industriale del gruppo, annunciato per il prossimo primo maggio con particolare riferimento alla marca del Biscione, per capire quale sarà il suo vero destino.

Immatricolazioni Auto Gennaio 2014 + 3,24%: c’è speranza?

Il 2014 si è aperto con un barlume di positività pari al + 3,24% per il mercato dell’auto nazionale precipitato alla fine dell’anno scorso a quota 1,3 milioni di auto, 100,000 in meno rispetto al 2012.

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In gennaio le immatricolazioni sono lievemente cresciute com’era già avvenuto in dicembre, sia pure di un risicato +1,4%. Non è riuscita ad approfittarne la Fiat che ancora una volta ha accusato una flessione (-4,3%) compensata in parte dal recupero di Lancia/Chrysler a +13,7%, ma non da Alfa Romeo in discesa di un ulteriore 14,4%.

Hanno recuperato invece nettamente al di sopra della media del mese Volkswagen, Ford, Peugeot e Renault, ma anche Toyota e Audi mentre questa volta sono rimaste al palo Hyundai e Kia di solito molto più brillanti. Incoraggiante il 6,9% di crescita della Chevrolet soprattutto considerando i rischiosi annunci di ritiro della marca dal mercato europeo fra due anni. Un calo di rilievo anche per Nissan (-13,3%) che non ha potuto contare sulla nuova Qashqai e ancora peggio è andata perla Opel a -15%, mentre la costosa Mini viaggia sul +20% abbondante sostenuta dai modelli e da una politica di marketing martellante quanto inarrestabile. Più o meno stazionarie Bmw e Mercedes fra il più e il -1 % ma, parlando di brand premium va segnalato il balzo di Maserati alla ribalta con 122 unità rispetto alle 10 dello scorso anno.

In sostanza la colonna dei più è visibilmente più ampia rispetto a quella dei meno a conferma che qualcosa si è mosso davvero in questo primo mese dell’anno seppure influenzato dai probabili trasferimenti di immatricolazioni da dicembre a gennaio. In questo senso, basta sommare la crescita del 1,4% di dicembre al più 3,2 di gennaio per valutare l’inversione di tendenza (almeno ad oggi) in positivo di almeno 2 punti e mezzo di media. Non è molto, naturalmente, a fronte di tante perdite pregresse ma è proprio quella “inversione di trend” il fattore più significativo di questo avvia d’anno.

Opinione non condivisa minimamente dal presidente dei concessionari Pavan Bernacchi che ancora piange sul 43% di flessione negli ultimi… sei anni. Per forza di cose la critica va ancora una volta al governo, anche da parte dell’Unrae. E’ evidente, come ho detto più volte, che l’auto resta un tasto morto nel quadro della politica nazionale e che il mercato dovrà trovare una sua dimensione fisiologica autonomamente con previsioni di crescita limitate a 1,6/1,8 milioni di qui ai prossimi anni. Serve ancora ricordare che si tratta di una politica autolesionista? Le emergenze sono innumerevoli e l’auto non vi figura da tempo.

Personalmente penso che solo il famoso piano industriale che Sergio Marchionne ha annunciato per il prossimo primo maggio, potrebbe fare da leva per smuovere meglio le acque. E questa dovrebbe essere proprio la dimostrazione che il clamore suscitato dalla presunta “fuga” della Fiat dall’Italia non poggia su motivi fondati.

Per chiudere, restando in casa Fiat, la curiosità del mese è rappresentata dal primo posto in classifica fra le diesel più vendute della 500L davanti a sua maestà la VW Golf.

Immatricolazioni Auto Italia 2013: l’anno si chiude a quota 1.303.534 unità (-7.1%)

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Gli italiani e l’automobile nel 2013: solo un 1.300.000 di loro, di cui appena 820.000 (63,6%) privati, hanno “investito” su una nuova auto. E’ finita come era inevitabile e del tutto previsto che finisse: con 100.000 auto in meno che quantificano l’ennesimo scivolone pari al – 7,1% rispetto al 2012. Ma la percentuale relativamente bassa a fronte delle precedenti flessioni a due cifre, non esprime con chiarezza la realtà delle cose. In termini di volumi, molto più significativi, sono 100.000 auto sottratte al magrissimo bilancio del 2012 che aveva totalizzato 1.403.000 immatricolazioni al lordo delle solite km zero e delle flotte. Furono piccole alchimie per non mostrare già un anno fa che si era scesi a quota 1,3 milioni e lo stesso è avvenuto quest’anno cercando di fare cifra tonda ma, è bene saperlo, il mercato italiano ha già scavalcato in basso, seppure di poco, il traguardo degli 1,2 milioni. I dati preliminari dei giorni scorsi indicavano infatti poco meno di 1,290.000 e il piccolo doping a disposizione dei costruttori era a portata di mano. Ma come è evidente non è questo che cambia la realtà di base.

L’automobile in Italia, più che negli altri Paesi europei, è tornata ad essere un prodotto di lusso quasi come all’origine della motorizzazione nazionale degli anni Sessanta e i successivi, con l’aggravante che all’epoca chi se la poteva permettere, quanto meno se la poteva godere come strumento di libera mobilità il che non è più vero. Così l’analisi negativa del fine anno 2013, non riguarda soltanto la quantità di immatricolazioni registrate ma anche la tipologia delle auto acquistate. Siamo tornati alle piccole e alle utilitarie (segmento A 19,14% e segmento B 41,01%) per un totale più che indicativo di tendenza del 60,15% contro il già elevato 57% del 2012. Sono state le uniche due categorie stabili o in lieve crescita mentre il residuo 40% scarso (rappresentato dalle medie alle alto di gamma), hanno accusato flessioni comprese fra il 10 e il 20%. Sono numeri che mostrano una volta di più il volto di un Paese impoverito e timoroso più che mai, martellato da troppi anni non solo da una pressione fiscale insostenibile ma ancor più dalla crescente incertezza e sfiducia. E, almeno in questo caso, a nulla serve il “coraggio degli italiani” evocato nel discorso di fine anno dal Presidente Napolitano.

Ma l’analisi che emerge nitida dai dati diramati poco fa dal ministero dei trasporti e dalle elaborazioni delle associazioni dei costruttori Unrae e Anfia, trova ulteriore conferma negli orientamenti degli acquirenti in tema di carburanti, forse uno dei disincentivi maggiori. Le auto a benzina sono state, naturalmente le più penalizzate, con un calo del 14,12% (solo il 28,% delle immatricolazioni) e perfino le diesel hanno subito un taglio del 5,9% pur restando a quota 55,2% del mercato. Significativa, sotto questo punto di vista, la corsa al metano malgrado le note difficoltà che questo tipo di alimentazione comporta: la quota è salita dal 5,8 al 26,6% dando fondo a quanto il mercato offre con quasi 70.000 unità. E poiché le elettriche, meno di 900 unità sono per forza di cose una rappresentanza simbolica, sono state le ibride a fare il salto maggiore (+118,4%) senza tuttavia avere ancora un peso davvero importante (15.000 auto e una quota dell’1,6%) ma di certo destinate a crescere.

Prezzi bassi e minimi consumi, dunque, sono stati gli obiettivi dei pochi che ancora hanno avuto il “coraggio” di cambiare l’auto. E fra questi, utilitarie a parte, le preferenze sono andate a crossover e ai piccoli monovolume coprendo il 20% delle vendite. Di qui le difficoltà in cui si dibattono i costruttori e le loro (disgraziate) reti di vendita. La stessa Fiat, oggi alla ribalta con l’acquisto definitivo delle quote Chrysler che ancora mancavano, è andata oltre la flessione media del mercato con un -10% (374.217 immatricolazioni) malgrado la sua offerta sia proprio nell’area delle utilitarie, e ha chiuso con un punto di quota in meno (28,7%) rispetto al 2012. Poco al di sotto della media, invece, il gruppo Volkswagen a -6,6%. Male anche le francesi di PSA Peugeot-Citroen (-13%) riscattate da Renault che è riuscita addirittura a salire dell’8%. Nel lusso, per chiudere in bellezza, la Audi ha pagato un -6,5%, la Bmw è riuscita a vendere 61 auto più che nel 2012 e la Mercedes ha guadagnato il 7,4% battendo la rivale di Monaco di 3.000 unità ma restando, malgrado tutto, dietro Audi di oltre 2.000 vetture. Resta ora da capire se la neonata Consulta Permanente dell’Automotive attivata dal ministero trasporti riuscirà a dare uno sbocco alla ripresa. L’anno è appena cominciato.

Immatricolazioni Auto Italia 2013: Ottobre -5,6%

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Un altro segno negativo per il mercato italiano dell’auto che ad ottobre: secondo quanto comunicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la flessione è pari al 5,6% con 110.841 vetture vendute. Nei 10 mesi dell’anno appena trascorsi il settore si è ridotto complessivamente dell’8% per un totale di 1.111.520 autovetture immatricolate. Di seguito il comunicato diramato da UNRAE:

Ormai, a 60 giorni dalla fine di questo 2013, dobbiamo augurarci che l’iniziativa del Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato e del Sottosegretario Claudio De Vincenti di avviare la Consulta permanente per l’automotive, cui partecipa anche l’UNRAE, sia in grado – grazie a risorse adeguate – di intervenire sui costi di gestione e sui carichi fiscali che gravano sull’automobile e quindi attivare l’inversione del trend negativo che ci accompagna da 41 mesi e spingere il 2014 verso risultati più consoni per il mercato italiano.

Intanto il mercato si avvia a chiudere il 2013 di poco al di sotto delle 1.300.000 unità vendute (oltre il 7% meno dello scorso anno), riportandoci sui livelli del 1978-1979. E per il 2014, secondo la nostra previsione, elaborata dal Centro Studi, la domanda di autovetture tornerà in territorio positivo per la necessità, nell’area flotte aziendali, di effettuare sostituzioni non più rimandabili e per il leggero miglioramento di alcuni driver economici, fermandosi comunque appena sopra il 3%, a 1.335.000 unità”.

Tornando ai numeri del mercato di ottobre, la raccolta contratti – secondo un primo scambio di informazioni fra UNRAE ed ANFIA – segna una flessione nel mese di circa il 4,5% a poco più di 120.000 unità. Nel cumulato dei 10 mesi, la situazione è leggermente meno difficoltosa di quanto evidenziato dalle immatricolazioni e i quasi 1.094.000 contratti indicano una riduzione pari al 5%.

Gli acquisti delle famiglie rimangono in affanno anche nel mese di ottobre, segnando un calo dell’11,3% e fermandosi al 61,9% di quota, ben 4 punti in meno di un anno fa. Nel periodo gennaio-ottobre la quota si mantiene sostanzialmente stabile al 63,4%, con una flessione in linea con il mercato totale. Il noleggio continua a cedere il passo, evidenziando un trend negativo nel mese (-7%) e nel cumulato (-9,2%), riuscendo, comunque, a mantenere la propria rappresentatività sul mercato. In termini di quota di mercato, quanto perso dai privati viene recuperato dalle immatricolazioni a società che nel mese di ottobre segnano un considerevole +15,5%, raggiungendo il 23% di quota, in crescita di oltre 4 punti percentuali (18,3% di quota nel cumulato).

Anche in ottobre le motorizzazioni diesel si mantengono stabili (+0,6%), raggiungendo il 54,8% sul totale (53,8% nei 10 mesi). Prosegue, invece, la flessione della benzina (-6,1%), che ormai rappresenta il 30,7% del totale, a vantaggio delle motorizzazioni a metano, che registrano una crescita del 5,4% nel mese (4,8% di quota) e del 26,7% nel cumulato (5,1% del totale), e a vantaggio di quelle ibride (+66,4% in ottobre e +129% nei 10 mesi). Flette, invece, il Gpl ormai stabile intorno all’8,3% nel mese e all’8,9% nel cumulato.

Infine, i trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture in ottobre sono stati 397.772, in flessione del 2,3% rispetto allo stesso periodo 2012. Si mantiene ancora leggermente in attivo il cumulato gennaio-ottobre (+0,6%) a 3.446.888 vetture complessivamente trasferite.

Immatricolazioni Auto Italia 2013: Settembre -2.9%

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Pura coincidenza ma pur sempre significativa quella dell’aumento dell’IVA e del quarantesimo mese di flessione per il mercato dell’auto in settembre. Le cifre diramate poco fa dal Ministero dei Trasporti ed elaborati da Unrae e Anfia (le associazioni dei costruttori nazionali ed esteri, segnalano una diminuzione delle immatricolazioni pari al 2,9% nel mese con 106.363 nuove auto e dell’8,34% sul cumulato dei 9 mesi che hanno finalmente superato di appena 32 vetture il milione di unità complessive. Una cifra che un tempo apparentemente remoto si registrava già prima della fine del semestre. Inutile dire che, alla luce della situazione politica ed economica in queste ore incandescenti, l’anno automobilistico non potrà dare alcun segnale di ripresa. Secondo le stime più accreditate e facilmente intuibili, il bilancio finale si annuncia inferiore di altre 100.000 auto rispetto a un 2012 già fortemente depresso. Ed è proprio per questo che il calo di settembre potrebbe apparire minimo e quasi ottimistico se non dovesse confrontarsi con il -25% del settembre dello scorso anno. Del tutto fantasiosa poi, risulta l’affermazione del Centro Studi Promotor secondo il quale “la corsa alle immatricolazioni per evitare l’aumento dell’Iva” ha migliorato il risultato altrimenti ancora peggiore.

Di fatto il punto percentuale aggiunto all’imposta, pari a una media di 150 euro su prezzi medi di 15.500 euro delle auto più vendute, ha ben poca rilevanza, senza contare la convinzione diffusa fino all’ultimo che l’aumento non venisse applicato. Altrettanto prevedibile, inoltre, era la reazione delle case automobilistiche che avrebbero evitato di allarmare i clienti come ha fatto già questa mattina Peugeut Italia annunciando che “Da oggi, i listini delle auto nuove aumentano, ma non per il cliente. Peugeot decide infatti di lanciare un’operazione commerciale per scongiurare gli effetti dell’aumento dell’IVA: tutti i contratti stipulati da clienti privati entro fine ottobre, indipendentemente dalla data di consegna dell’auto, beneficeranno di una promozione supplementare per bilanciare l’aumento dell’imposta. Inoltre, i prezzi di listino delle opzioni rimangono inalterati e non subiranno variazioni nemmeno a fine ottobre”.

Molto più incisivo, semmai, l’effetto IVA sul prezzo dei carburanti (1,5 centesimi al litro sulla benzina, 1,4 sul gasolio) che oggi preoccupa e frena gli acquisti insieme ai costi assicurativi. E questi sono solo gli aspetti più immediati per spiegare come “il mercato sia bloccato dal fatto che è sempre più oneroso godere della mobilità individuale” come ha detto il presidente dell’Unrae Massimo Nordio (AD del gruppo Volkswagen in Italia). Al momento dunque è impossibile immaginare una inversione di tendenza in fatto di oneri sul trasporto privato e al tempo stesso è difficile capire se gli attuali livelli di immatricolazioni sono arrivati al fondo o se continueranno a calare anche al di sotto degli 1,3 milioni di auto previste per il 2013.

Per restare ai dati di oggi, intanto, si registra nelle scelte dei pochi clienti rimasti una certa stabilità nell’area delle vetture a gasolio a fronte della diminuzione di domanda per quelle a benzina e perfino per la auto alimentate a GPL. Cresce, per quel che vale, la richiesta dei modelli a metano e soprattutto ibride (il che ha consentito a Toyota di crescere nel mese del 9,7%). Ma crescono anche i trasferimenti di vetture usate (+6,5%) per un totale di 329.466 unità nel mese e di 3.049.116 nei 9 mesi.

Resta da dire delle singole marche tra le quali spiccano alcuni segni positivi fra molti negativi a cominciare dal gruppo Fiat che è calato dell’11,7% in settembre a una quota del 27,5% rispetto al 30,24 dello scorso anno e dal gruppo Volkswagen a -9,5% e 12,7% di quota. Bene invece, in particolare Renault e Dacia che insieme hanno messo a segno un +48,8%, Ford e Kia oltre alla già citata Toyota, mentre Citroen si è difesa con un sostanziale pareggio. Fra le premium, infine, questa volta solo Mercedes ha tenuto banco con un +4,4%.

Dati immatricolazioni automobili: ad Agosto -6,56%

I “soliti” dati negativi, nell’indifferenza di tutti.

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Due numeri sono sufficienti e parlano da soli: 53.000 immatricolazioni in Agosto, 893.000 da Gennaio a fine Agosto. Le corrispondenti percentuali di flessione, – 6,5% sul mese e -9% sull’intero periodo sono perfino fuorvianti: la prima si confronta con il – 20% dell’agosto 2012, la seconda con un totale che a un anno fa era a 981.000 e solo due anni fa superava 1,2 milioni di consegne. Una cifra, quest’ultima che sarà superata di poco solo a fine anno.

Anni fa si diceva che il mese di agosto era il più misero con appena 80.000 nuove targhe, oggi si rincorrono le vecchie statistiche per scoprire ogni mese il nuovo record di contrazione e le associazioni dei costruttori ci ricordano che ormai siamo arrivati a confrontarci con il mercato di mezzo secolo fa quando l’auto era ancora un lusso per pochi.

Esattamente come lo è ora, ma la differenza sta nel fatto che nei primi anni ’60 si lavorava per crescere, adesso si va indietro e non si lavora affatto, il motore sociale è fortemente danneggiato e se fosse quello di un’auto andrebbe sostituito.

Non merita neppure annoiare il lettore con i motivi fin troppo noti sulla pelle di ognuno di noi. Preoccupa semmai la totale mancanza di chiarezza sul prossimo futuro, condizionato dall’incertezza e dai contrasti politici non solo italiani e “degli” italiani, e le poche indicazioni incoraggianti che vengono timidamente erogate al popolo hanno più il sapore della speranza che della concretezza.

Perfino il mercato dell’usato è sceso di un ulteriore 7,4% a definitiva conferma che il settore dell’auto non iscritto neppure all’ultima voce dell’agenda politica senza che neppure i più esperti di marketing siano riusciti a valutare quale sarà la nuova dimensione “fisiologica” del mercato nazionale in particolare e di quello europeo in generale.

Fra dieci giorni il Salone di Francoforte, che Autoblog coprirà come sempre “live”, darà i suoi segnali di rotta internazionale. Dubito però che la visione della rassegna tedesca, a parte qualche novità interessante, potrà funzionare come incentivo agli acquisti. Per di più, lo stesso super salone teutonico si apre su un mercato anch’esso proporzionalmente in discesa visto l’andamento medio dei primi otto mesi. Darà invece molto di più qualche indice di percorso positivo per i costruttori più globalizzati, primi fra tutti gli stessi tedeschi, ma niente di più.

Tornando in casa nostra l’industria nazionale l’ultima ed ennesima dichiarazione di ieri è sempre la stessa: “Senza una legge investimenti impossibili“. Questa è la visione di Sergio Marchionne e non è nuova mentre i numeri del gruppo sono scesi negli otto mesi ancora di un 10%, che nasconde il – 27% dell’Alfa Romeo e il -23 della Lancia, mettendo in evidenza una volta di più che l’auto italiana è rappresentata solo da Panda, Punto e 500 nelle sue diverse interpretazioni.

Più variegato il fronte delle case estere fra le quali, comunque, non mancano i segnali di difficoltà perfino nell’area delle marche “premium” che giocano in difesa, e qualche buon exploit delle marche generaliste più abili in materia di marketing alla conquista degli ultimi clienti più ottimisti o spinti da vere necessità di mobilità.

Ma non è così che può funzionare quello che per lunghi anni è stato uno dei mercati più rappresentativi d’Europa…

Immatricolazioni auto Italia a Giugno: -5%. 2013 sotto al 1.300.000?

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Con 122.000 consegne Giugno ha chiuso a -5,5%, un dato solo apparentemente “migliore” dei precedenti perché si pone a confronto con il -24,7% dello stesso mese del 2012. E per il gruppo nazionale Fiat è andata ancora peggio con un -15,2% in giugno e -11,5% nel cumulato dei sei mesi. Lo stesso si può dire per il semestre che ha limitato le perdite al -10,3% con un totale di 731.000 unità ma di nuovo a fronte del -20% cumulato nei sei mesi dello scorso anno.

Vale la pena ricordare subito che il 2012 si concluse con un totale di 1.400.000 consegne, il che porterebbe a una previsione per quest’anno al di sotto del 1.300.000 unità registrando un nuovo record e riportando il mercato italiano a tempi sempre più remoti come il 1969.

Sono dati che ormai non fanno quasi più notizia dopo 37 mesi di declino costante, come ricorda l’Unrae, e non sembrano tanto incoraggianti per il settore i modesti segnali di apparente rallentamento della caduta. Di fatto l’argine è stato posto da qualche aumento della raccolta ordini di aprile e maggio (rispettivamente del 6 e del 4,2%) che non si possono considerare vera tendenza alla ripresa.

E’ fin troppo chiaro che la scarsa propensione all’acquisto deriva dai soliti fattori, come la rigida chiusura del credito e il progressivo impoverimento generale, altre al fondato senso di incertezza e di sfiducia inevitabilmente dilagante e salito, secondo i dati Istat, al 95,7 in Maggio.

Inevitabile, dicevo, dal momento che sul fronte politico, dai vecchi al nuovo governo, non si è mai sentito alcun cenno a programmi di alleggerimento della specifica pressione fiscale sul settore malgrado i mancati incassi da parte dell’erario. Secondo i calcoli dell’Unrae (le case estere) ad esempio, solo in questi sei mesi sono mancati altri 270 milioni di iva e 1,6 miliardi di fatturato a causa dei mancati acquisti.

Altri dati significativi sono segnalati dall’Anfia (la filiera italiana) in tema di invecchiamento del parco circolante: le auto con più di 10 anni di vita sono passate dal 38 al 44% rispetto al 2000 e il 54% delle auto appartiene alle categorie da euro 0 a euro 3. Inutile dunque elencare di nuovo i provvedimenti che potrebbero quanto meno riequilibrare in parte il colossale crollo destinato probabilmente a peggiorare ancora.

Un’occhiata ai singoli marchi: a parte il crollo verticale della Fiat scesa al 27,5% di quota nel mese pur restando al 29,2 nel periodo completo, fra le marche generaliste hanno accusato il colpo in particolare Chevrolet, Citroen, Toyota, Hyundai e Peugeot mentre Volkswagen ha fatto pari, Nissan, Ford e Opel sono andate perfino in attivo accanto alla inarrestabile Kia. Senza dimenticare, tuttavia, che la quota di clienti privati è ferma intorno al 60% che si orientano sempre di più verso vetture a GPL, metano e ibride nella disperata ricerca di qualche risparmio dei consumi.

Fra i modelli, infine, qualche nota particolare: la Golf non figura fra le top 10 delle benzina, ma è terza fra le diesel dove domina la Citroen C3, mentre la classifica diesel ha dato il benvenuto in decima posizione alla Mercedes Classe A sia nel mese, sia nel semestre.

Per chi volesse fare confronti, nelle pagine successive abbiamo raccolto i dati di vendita che avevamo commentato in Maggio e ad Aprile.


Maggio: dati di vendita automobili ancora negativi

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Puntuale come una cambiale è arrivata la “bolletta” mensile dell’auto per il mese di maggio: ennesima flessione dell’8%, la 36ma consecutiva della serie come segnala l’Unrae (le Case estere), solo apparentemente più leggera del solito e i concessionari si sentono ormai come dei terremotati cui è crollata la casa addosso.

Difficile dar loro torto se non nella mensile “supplica” per un intervento del governo con un alleggerimento fiscale che questa volta sarebbe più produttivo che negativo. Ma per i politici di qualunque colore questo non sembra essere un argomento all’ordine del giorno, anche se l’auto rappresentava oltre l’11% del PIL. Fra tanti (noiosi) dibattiti sulla crisi economica non abbiamo mai sentito una domanda e meno che mai un riferimento al deficit fiscale relativo al settore che sulla carta avrebbe dovuto crescere e al contrario è diminuito sensibilmente.

Il mercato dell’auto, dunque, ha ormai tutte le sembianze di una slavina: scivola con cadenza inesorabile e irreversibile da oltre cinque anni, dal famigerato 2008. E se continua così (il “se” è perfino pleonastico) a fine anno raggiungerà il milione netto di auto in meno. Poco male, direte, mentre mancano i soldi perfino per pagare le tasse oltre che per mangiare, sembra stupido preoccuparsi delle automobili in un Paese in cui ne circolano oltre 30 milioni. Il fatto è che l’auto, come dicevo, era un ingranaggio importante, una sorta di albero di trasmissione che più di altri settori creava lavoro con quel che segue. Non a caso gli ultimi governi hanno cercato di aumentare gli introiti con la pressione fiscale oltre ogni limite ragionevole anno dopo anno fino a trasformarli in forti perdite secche stimate in oltre tre miliardi di euro solo per la voce Iva.

Flessione a una sola cifra, dicevo, per l’automobile, -7,9% con 136.129 immatricolazioni, quella di maggio cui si affianca invece una ulteriore frenata a doppia cifra per la Fiat che ha perso ancora l’11,69% rispetto allo stesso mese del 2012 pur mantenendo la sua quota “fisiologica” di mercato al 30,24%. Perfino qualche spicciolo in più rispetto alla perdita media del 29,5% cumulata nei primi cinque mesi dell’anno. E’ un piccolo mistero che senza fare cattivi pensieri è poco spiegabile: qualunque siano la variazione del mercato totale e le oscillazioni percentuali della stessa Fiat, alla fine dei conti la quota del gruppo nazionale resta più o meno immutabile a cavallo fra il 29 e il 31%.

Il dato più allarmante però, seppure non a sorpresa, è la progressiva diminuzione degli acquisti da parte dei “privati”, cioè dei comuni acquirenti escludendo flotte e noleggi: per la prima volta la quota è scesa dello 0,7% al di sotto del “livello di guardia” stimato nel 60%, totalizzando poco più di 81.000 consegne con una flessione del 10,7%. Analoga contrazione anche per le flotte delle società (anch’esse molto penalizzate sul piano fiscale anche rispetto al resto d’Europa) lasciando alle società di noleggio il compito di sostenere i livelli complessivi del mercato, ma non certo del giro d’affari dei concessionari, un’area operativa su cui grava più che mai la crisi in via di peggioramento.

In queste condizioni, diventa sempre più difficile, ormai, interpretare l’andamento del settore auto nazionale sceso al di sotto dei 2 milioni di immatricolazioni nel 2010, una cifra più fisiologica in rapporto al parco circolante e alla sua normale sostituzione rispetto agli eccessi precedenti. Poi la caduta è diventata più veloce, 1,74 milioni nel 2011 quindi il tonfo del -20% nel 2012 a 1,4 milioni e ora una proiezione intorno a 1,2 milioni per quest’anno dopo il consuntivo dei primi cinque mesi a quota 608.000 unità.

A ben guardare nelle tabelle diramate dal ministero trasporti, salvo rare eccezioni, non si è salvato nessuno: perfino fra le marche di lusso solo la Mercedes ha viaggiato al +8,8% mentre la piccola Smart ha perso il 24%. E che l’acqua alta stia raggiungendo anche i piani più protetti lo dimostra il pareggio della Kia di solito in forte vantaggio e la flessione della Hyundai (-11,8%). Vita dura per Peugeot (-15%) e Citroen (-13,4%) malgrado i buoni modelli sul mercato, peggio ancora la popolare Chevrolet a -23,6% mentre a fatica la Volkswagen si è tenuta al -6,6%. Bene, infine, dopo tante sofferenze Renault al +10,9%. Ma, come si dice, “una rondine non fa primavera”. E quelle poche che ancora svolazzano sono tutte del segmento A e B. finchè ce la faranno…

Mercato Auto ad Aprile: -10,83%

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Meno 10,83%. E’ il nuovo aggiornamento sul mercato dell’auto di Aprile appena diramato dal ministero dei trasporti attraverso l’Unrae e l’Anfia, ovvero le associazioni di categoria.

Non si tratta di un dato incoraggiante ma neppure catastrofico anche se conferma l’andatura molto ridotta delle immatricolazioni dal momento che nulla è cambiato sul fronte dell’economia e soprattutto della fiducia dei consumatori indipendentemente dalle disponibilità economiche.

Come si ricorderà il miglior andamento di marzo con il solo 4,9% di flessione era dovuto al confronto con il marzo 2012 paralizzato dallo sciopero delle bisarche che impedirono consegne e immatricolazioni trasferite subito dopo proprio nel mese di aprile. Di conseguenza, il confronto di oggi è del tutto inverso rispetto a un aprile 2012 più alto del “normale”.

Per capire meglio la realtà del momento, dunque, non resta che confrontare la somma dei due mesi, marzo aprile 2012, pari a 269.121 immatricolazioni contro gli stessi due mesi di quest’anno che hanno totalizzato 20.800 consegne in meno nei due mesi con una flessione complessiva del 7,5%, molto meglio quindi dell’apparente -10,83% e del ritorno alla flessione a due cifre. Non c’è molto da festeggiare, naturalmente, se non cominciare a intravedere una certa stabilizzazione che potrebbe, il condizionale è di rigore, trasformarsi in qualcosa di più positivo se i segnali generali del nuovo governo lasciassero intravedere un qualche allentamento fiscale.

Il nostro -7,5% è naturalmente un calcolo puramente matematico non del tutto condiviso dagli operatori e meno che mai dalla Federauto, l’associazione dei concessionari, che ieri tuonava annunciando addirittura un -20%. Allarme comprensibile quanto sterile da parte della categoria più colpita dalla crisi, quella dei venditori, ma in ogni caso fuorviante. A migliorare la contabilità delle immatricolazioni c’è stato anche un giorno lavorativo in più mentre è sempre difficile individuare a caldo la quota delle chilometri zero.

Concreto è invece il sostegno delle flotte, soprattutto noleggi, un nuovo canale di spinta poiché questi ultimi possono fare da “filtro” con le sostituzioni del proprio parco nel giro di sei mesi o anche meno a buoni prezzi. Sono possibili interpretazioni a fronte di una situazione riflessiva delle vendite che potranno lentamente riprendere solo in caso di una più razionale distribuzione degli oneri sulla mobilità. Troppo presto per ipotizzare qualsiasi cosa mentre sul tavolo governativo è sotto osservazione la questione dell’Imu e non è pensabile che l’auto possa risalire rapidamente la lunga coda delle aree in sofferenza.

Detto questo, la marca Fiat ha “tenuto” sul filo del -9,9%, un punto meglio di Volkswagen a -10,8 mentre Ford è riuscita addirittura a guadagnare un buon +10,5% anche senza arrivare al solito record della Kia a quota +16,7% grazie ai sui volumi fisiologici nettamente più bassi.

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