Urso sul Green Deal: "Ora servono decisioni per salvare l’industria auto"
Il ministro Urso chiede decisioni rapide all’UE sul Green Deal: "Perseverare è diabolico, rischio collasso industria auto europea".
«Basta discussioni, ora servono decisioni»: è questo il messaggio chiaro e diretto che il ministro Adolfo Urso lancia all’Unione Europea in merito alla revisione del Green Deal. Nel corso dell’inaugurazione del Salone Nautico di Genova, il titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy ha espresso tutta la sua frustrazione nei confronti dell’immobilismo europeo, puntando il dito contro la lentezza delle istituzioni di Bruxelles nel dare seguito alle proposte italiane per il rilancio della industria auto. Proposte che, secondo il ministro, sono ferme da oltre un anno, bloccate in una burocrazia che rischia di paralizzare un intero comparto produttivo.
Perseverare è diabolico
Urso non usa mezzi termini e definisce “diabolico” il perseverare su una strada che, a suo avviso, rischia di condurre al collasso non solo il settore automobilistico, ma l’intera industria continentale. Il punto critico resta lo stop alle vendite di veicoli a combustione interna previsto per il 2035, un obiettivo che molti operatori del settore giudicano ormai irrealistico. Anche Jean-Philippe Imparato, responsabile Enlarged Europe & European brands di Stellantis, ha recentemente dichiarato che i target sulle emissioni fissati da Bruxelles sono “non raggiungibili”, rafforzando così le preoccupazioni italiane.
Il governo italiano chiede a gran voce un ripensamento complessivo, sia sui tempi che sulle modalità della transizione ecologica. Secondo Urso, è necessario uno “shock di riforme” per rilanciare la competitività dell’automotive europeo e salvaguardare migliaia di posti di lavoro. In questo contesto, il ministro rivendica anche alcuni successi diplomatici, come la rimozione della cosiddetta “tagliola delle multe”, una misura che avrebbe potuto danneggiare ulteriormente il settore e appesantire il clima di incertezza che già grava sulle aziende.
Un altro punto centrale nelle richieste italiane riguarda l’inclusione di tecnologie alternative tra le soluzioni per una mobilità sostenibile. Il governo sostiene infatti la necessità di considerare l’idrogeno e il biometano come opzioni concrete, capaci di contribuire alla decarbonizzazione senza penalizzare la filiera industriale nazionale. Su questo fronte, anche il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin si è espresso più volte, sottolineando come l’innovazione tecnologica debba essere incoraggiata e non ostacolata da regole troppo rigide o da visioni ideologiche.
Troppa lentezza
La sensazione diffusa tra gli operatori è che l’Europa stia procedendo con troppa lentezza, esponendo la industria auto continentale a rischi competitivi globali sempre più evidenti. Mentre altre aree del mondo, come gli Stati Uniti e la Cina, adottano strategie aggressive per proteggere e incentivare i propri settori produttivi, l’Unione sembra faticare a trovare una sintesi tra sostenibilità ambientale e salvaguardia della competitività industriale.
A complicare ulteriormente il quadro intervengono fattori esterni, come i dazi imposti dagli Stati Uniti e le crescenti tensioni internazionali. Questi elementi, sottolinea Urso, impongono alle aziende italiane ed europee la necessità di elaborare strategie di diversificazione, per ridurre la dipendenza dai mercati esteri e aumentare la resilienza delle filiere produttive. In quest’ottica, il ministro suggerisce anche la possibile riconversione di alcune realtà industriali verso il settore della difesa, una scelta che potrebbe offrire nuove opportunità occupazionali e di sviluppo tecnologico.
Nel frattempo, il comparto resta in attesa di segnali concreti da parte delle istituzioni europee. Urso ribadisce con forza che «è l’Europa che deve decidere», ascoltando finalmente le richieste di un’industria in profonda trasformazione e che rischia di soccombere sotto il peso di normative considerate inadeguate alla realtà del mercato. Il dibattito resta aperto, ma per il ministro è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti, per non perdere una sfida che riguarda il futuro economico e sociale dell’intero continente.